DIFESA (4a)

GIOVEDÌ 20 GIUGNO 1996


2a Seduta

Presidenza del Presidente
GUALTIERI

Interviene il ministro della Difesa Andreatta e il sottosegretario per lo stesso dicastero Brutti.

La seduta inizia alle ore 15,35.

PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del Ministro della difesa sugli indirizzi generali della politica del suo dicastero
(R046 003, C04a, 0001o)

Il ministro della difesa ANDREATTA introduce il proprio intervento rilevando come sia improcrastinabile l'esigenza di mettere mano a un profondo cambiamento del nostro strumento militare, sia dal punto di vista strutturale che del rinnovamento tecnologico che operativo, al fine di renderlo più rispondente ai nuovi compiti che il mutato contesto internazionale e le emergenti realtà geo-strategiche richiedono, in accordo con le nuove percezioni che della difesa si hanno oggi nella società e in un contesto di compatibilità con le risorse finanziarie che saranno rese disponibili.
Il Ministro della difesa intende altresì sottolineare la crescente importanza che la politica della difesa sta assumendo nel contesto della politica internazionale, poichè dopo la fine della guerra fredda si è delineato un quadro di relazioni in pieno movimento: l'Alleanza atlantica attraversa un processo di profonde riforme, gli Stati Uniti rivedono le loro priorità strategiche, l'Unione europea si impegna per sviluppare una credibile identità di politica estera, di sicurezza e nel futuro anche di difesa; il Mediterraneo con i suo gravi squilibri economici tra Nord e Sud e la sua centralità come via di comunicazione economica, civile e militare assume una sua valenza crescente. Aumentano per tutti, e questo vale anche per il nostro paese, gli impegni e le responsabilità, aumenta la richiesta di contributi; anche l'Italia sta passando da un ruolo primario di consumatore di sicurezza ad uno nuovo, e assai più difficile, di produttore di sicurezza.
Nel fare riferimento alla recente riunione dei Ministri della difesa dei Paesi dell'Alleanza atlantica svoltasi a Bruxelles e alla riunione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea tenutasi a Berlino, il ministro Andreatta sottolinea come in quelle sedi si sia manifestata con forza l'ampiezza del cambiamento intervenuto negli scenari di sicurezza in Europa. Era infatti la prima volta dopo trenta anni che i sedici ministri della difesa si riunivano formalmente tutti insieme, compreso il Ministro francese, per discutere collegialmente di sicurezza e approfondire gli aspetti più propriamente militari di una rinnovata Alleanza atlantica.
Si sta insomma vivendo, prosegue il Ministro della difesa, una sorta di rivoluzione copernicana della sicurezza europea, passando da una situazione di confronto ad una nuova di cooperazione. A tale riguardo l'Alleanza atlantica ha impostato il suo percorso di rinnovamento considerando tre punti essenziali; il primo riguarda un adattamento interno che consenta alla NATO di ammodernare la catena militare di comando e a tale proposito assume particolare rilievo l'affermazione, all'interno dell'Alleanza, dell'identità europea di sicurezza e difesa (IESD), cui si ricollega d'altro canto il processo che si sta sviluppando all'interno della conferenza intergovernativa dell'Unione europea per il conseguimento di una vera politica estera e di sicurezza comune europea (PESC).
E infatti vero che il processo di realizzazione dell'Unione europea non può fare astrazione da un coinvolgimento attivo dell'Unione anche nella dimensione della sicurezza e della difesa e ciò presuppone lo sviluppo di una capacità operativa militare europea compatibile e complementare con quella dell'Alleanza atlantica, che resta la pietra angolare della nostra sicurezza. A tale consapevolezza deve però fare riscontro un più incisivo impegno, anche sotto il profilo del contributo economico, da parte dei paesi europei per l'efficienza e la vitalità dell'Alleanza, i cui oneri non possono non essere riequilibrati.
Tale duplice visione ed aspirazione italiana nel campo della sicurezza e della difesa, un tempo europeista e atlantica, trova nelle decisione di Berlino e di Bruxelles un momento alto di sintesi.
Il secondo punto riguarda poi l'impegno dell'Alleanza per adeguare le proprie capacità alle missioni di gestione delle crisi e di supporto della pace come quelle intraprese con la missione IFOR in Bosnia.
Il terzo punto concerne infine l'impegno comune di Alleanza atlantica, Unione europea e UEO (Unione europea occidentale) a proiettare sicurezza oltre i tradizionali confini dell'Europa occidentale, fino ad abbracciare l'intero continente europeo, dall'Atlantico agli Urali: si tratta della strategia della cooperazione e della associazione di tutti i paesi del teatro Euroatlantico ad una comune architettura di sicurezza, utilizzando sia lo strumento del partenariato che quello della graduale apertura delle istituzioni occidentali a nuovi paesi membri.
A tale ultimo proposito molto significativo e confortante è stato il recente incontro con il Ministro della difesa russo dove, in un clima di estrema franchezza ed apertura, mai è venuta meno la reciproca volontà di cooperare anche nel settore militare, superando obiettive e non celate difficoltà, per esempio attraverso il conseguimento di un'intesa politica tra NATO e Russia sotto forma di una Carta, capace di rispondere politicamente alla sensibilità di Mosca sugli aspetti militari dell'apertura della NATO a nuovi Paesi. A tale proposito si può immaginare una revisione della CFE che, tenendo conto delle nuove realtà nazionali dell'Europa orientale, riesca ad elaborare delle cosiddette norme di confidenza, capaci di rassicurare la Russia, per esempio prevedendo in Polonia e in Bielorussia aree libere da presenze militari strategiche.
In questo contesto, continua il Ministro della difesa, l'Italia è chiamata a svolgere un ruolo attivo e di primo piano per favorire l'adeguamento delle istituzioni di sicurezza sia europee - va ricordato che è stata appena assunta dal nostro Paese la carica di Segretario generale nell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europea - sia mondiali, quali le Nazioni Unite, ove la riforma del Consiglio di sicurezza dovrà muoversi nella direzione di una maggiore democraticità.
In questo quadro emerge l'essenzialità della funzione delle nostre Forze armate, chiamate a svolgere un indispensabile ruolo di sostengo della politica estera e di sicurezza del nostro Paese il quale intende concorrere a garantire traguardi di sicurezza e di stabilità internazionale.
È questo il caso dell'impegno militare che ci siamo assunti nella ex-Jugoslavia, con l'impiego di circa 2.500 uomini sul terreno della Bosnia, di numerose unità navali nell'Adriatico, di un cospicuo numero di velivoli sui cieli dei Balcani.
Dopo aver aggiunto che sarebbe anche opportuno predisporre idonei strumenti legislativi per consentire alla Difesa di fornire assistenza anche materiale ai Paesi dell'Europa orientale di recente aperti alla democrazia - si pensi ad esempio all'Albania o alla Romania - il Ministro sostiene che alla luce degli impegni e dei compiti sin qui illustrati emerge chiaramente l'esigenza di una revisione organizzativa della intera amministrazione della Difesa, in coerenza con la revisione degli obiettivi di forza stabiliti dalla NATO e con le linee direttrici del Nuovo modello di difesa. Tale revisione, che presenta carattere di massima urgenza, deve innanzitutto prevedere l'incremento del nucleo di forze formato con personale volontario ed una ulteriore razionalizzazione dell'impiego delle risorse finanziarie che vanno concentrate al massimo verso il miglioramento tecnologico delle armi e dei mezzi.
Il nuovo modello di difesa, varato già nel 1991, ha subito una serie di revisioni e aggiornamenti per adattarlo alle reali disponibilità finanziarie e per dimensionare lo strumento militare alla realtà dei nuovi compiti da affrontare.
Ora occorre far seguire anche il contributo e la sanzione politica del Parlamento, per porre in essere un piano di ristrutturazione che impegni tutta la collettività nazionale.
Secondo il Ministro della difesa occorrerà muoversi lungo due direttrici, quella della continuità, per garantire comunque il funzionamento dello strumento militare esistente, e quella della ulteriore trasformazione, poichè il modello deve essere sottoposto ad una serrata critica. Infatti, ad avviso del Ministro, è necessario riflettere anche sulla eventuale abrogazione del sistema misto attualmente proposto dal modello (soldati volontari più soldati di leva) e quindi sugli stessi livelli di forza sinora indicati.
Ribadito che in ogni caso i tempi di realizzazione dovranno essere quanto più possibili brevi, sia per comprimere al massimo i costi, sia per dare un segnale forte e concreto al Paese, ai cittadini e agli alleati e ai partners internazionali, il Ministro si augura che il Governo possa ricevere un forte contributo da parte del Parlamento e dalle Commissioni difesa in particolare, poichè ritiene che la riforma della Difesa sia un fatto squisitamente politico, posto al centro del rapporto tra Stato e cittadino. E giunto insomma il momento che le decisioni relative al nostro strumento militare escano dal cerchio stretto degli esperti e degli addetti ai lavori per dischiudersi ad un dibattito politico e culturale aperto a tutta la Nazione di cui il Parlamento è primaria espressione.
In ogni caso a tale revisione si accompagnerà un decisivo ridimensionamento delle strutture, dei comandi e delle unità. In particolare la componente terrestre vedrà una riduzione delle Regioni militari che passeranno da sette a cinque, dei distretti militari da 55 a 24 e delle brigate da 19 a 13, oltre alla trasformazione degli attuali 3 Corpi d'armata in 3 comandi operativi a livello di divisione. Quella navale sarà interessata alla riduzione dei dipartimenti militari marittimi da 4 a 3, dei comandi marina da 4 a 2 ed alla messa in disarmo di 2 unità delle 20 di prima linea, di 6 unità delle 26 di seconda linea. La componente aerea, infine, vedrà la riduzione dei comandi di Regione aerea da 3 a 2, dei gruppi di volo da pattugliamento marittimo da 2 a 1, dei gruppi di volo intercettori da 8 a 6, nonchè la chiusura di 4 comandi di aeroporto.
Tali riduzioni consentiranno, in prima istanza, di contrarre lo strumento terrestre del 30 per cento rispetto all'attuale, con livelli di forza residui pari a circa 150.000 unità tra ufficiali, sottufficiali e truppa dell'Esercito. Ciò dipenderà anche dal raggiungimento progressivo di adeguati livelli di volontari a ferma prolungata che, nel lungo termine, dovrebbero raggiungere 50.000-60.000 unità; verrà altresì contratto lo strumento navale del 15 per cento rispetto alla configurazione attuale, con una esigenza complessiva di 40.000 uomini, di cui circa 10.000 volontari di truppa; si ridurrà lo strumento aeronautico del 20 per cento circa, con una esigenza complessiva di 60.000 uomini tra ufficiali, sottufficiali ed avieri, di cui circa 4.500 volontari di truppa.
Il Ministro della difesa aggiunge che queste indicazioni quantitative non sono certamente definitive, ma vanno costantemente verificate, soprattutto perchè l'ulteriore miglioramento del clima politico europeo potrebbe anche consentire una riduzione da 250.000 a 200.000 circa del numero complessivo dei componenti delle Forze armate.
Il ministro Andreatta annuncia quindi che il Governo sta riesaminando, anche alla luce di esperienze maturate in altri Paesi, la durata della ferma di leva, in vista di una sua possibile riduzione a 10 mesi a partire dal 1997; si intendono peraltro anche riesaminare tutte le procedure addestrative, in modo da renderle più efficaci ed eliminare per quanto possibile i periodi di sottoimpiego dei coscritti.
Il Ministro della difesa si sofferma poi sul tema del servizio sostitutivo civile e della obiezione di coscienza, ritenendo che le due cose debbano procedere su binari paralleli, ancorchè a velocità forse diverse.
Va comunque ribadito che nell'ambito della revisione del Modello di difesa occorrerà ristudiare tutto il problema del servizio di leva soprattutto se ci si vorrà muovere, come il Ministro della difesa ritiene, verso uno strumento militare operativo integralmente volontario: è ovvio invece che il servizio civile tanto più sarebbe lontano per caratteristiche da quello militare, quanto più fossero presenti forme di leva militare obbligatoria.
Il Ministro della difesa auspica quindi che il progetto di legge sull'obiezione di coscienza, già approvato dal Senato nella scorsa legislatura, possa proseguire il suo cammino parlamentare, prendendo le mosse dal testo licenziato in sede di comitato ristretto dalla Commissione difesa della Camera il 22 novembre 1995. Per quanto riguarda invece la realizzazione del servizio sostitutivo civile, occorrerà un forte impegno anche per trovare, con la necessaria ponderazione, soluzioni che consentano di dare corpo al forte desiderio di partecipazione e solidarietà presente nel Paese.
Per quanto riguarda i temi già avviati nel corso della precedente legislatura, il Ministro della difesa giudica necessario portare a compimento la riforma dei vertici militari, riprendendo il testo licenziato nel corso della XII legislatura dalla Camera dei deputati, salva la necessità di modificare talune previsioni tecnicamente non coerenti con alcune misure introdotte dal provvedimento legislativo collegato alla finanziaria 96.
Occorre inoltre porre mano al riordino delle norme sul reclutamento, lo stato e l'avanzamento degli ufficiali delle Forze armate, previa definizione delle dotazioni organiche complessive di ufficiali, sottufficiali e volontari, in coerenza con i compiti e le funzioni fissate dal Nuovo modello di difesa. Anche in questo caso ci si può rifare al disegno di legge della scorsa legislatura che la Camera dei deputati non ebbe tempo di licenziare, adeguandolo in alcune parti a quanto già disposto con il provvedimento collegato alla finanziaria 96. In alternativa si sta riflettendo sulla opportunità di elaborare una norma di delega specifica da inserire nel provvedimento collegato alla finanziaria 1997.
Nel frattempo il Ministro della difesa auspica che il Parlamento proceda rapidamente alla conversione del decreto legge contenente norme urgenti in materia di avanzamento di ufficiali dell'Esercito, dei Carabinieri e dell'Aeronautica e che reca rilevanti misure anche di carattere perequativo.
Assicurato che il Governo intende dedicare attenzione particolare allo sfruttamento delle opportunità offerte dalle possibili dismissioni di infrastrutture e stabilimenti militari obsoleti e non più utilizzati, il Ministro della difesa si sofferma ad illustrare i programmi di ammodernamento più significativi che si intendono sviluppare e che riguardano il caccia europeo da combattimento (EFA), le nuove fregate Orizzonte, i carri Ariete e Ariete 2, i missili FSAF, l'aereo da trasporto (FLA), gli elicotteri multiruolo EH-101 e NH-90, il sommergibile U-212, il sistema antimissile MEADS, i satelliti per comunicazioni SICRAL e per osservazione ELIOS e HORUS.
Sono tutti programmi, ricorda il Ministro, facenti parte di un articolato progetto di pianificazione, che si sviluppa con respiro quindicennale, volto a conseguire uno strumento quantitativamente più ridotto ma tecnologicamente rinnovato, per consentire una più efficace proiezione esterna e una migliore integrazione con gli strumenti dei nostri alleati. Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, il Ministro della difesa ricorda che le esigenze complessive per la realizzazione di programmi di ammodernamento, rapportate al periodo 1996-2010, sono quantificabili in 108.500 miliardi, con un fabbisogno medio annuo di circa 7.200 miliardi. Poichè attualmente il bilancio 1996 prevede una base di 4.600 miliardi per gli investimenti, occorre prevedere un progressivo incremento nell'arco di 5 anni di tali importi, cercando peraltro di impostare una legge generale sull'ammodernamento che dia sufficienti garanzie di affidabilità finanziaria in un arco temporale così ampio. Va in ogni caso ricordato che la Difesa sta già operando uno sforzo concreto per contenere le spese, tramite una riduzione delle strutture ed un aumento dell'efficienza funzionale, ed è assai probabile che i benefici possano già essere resi visibili con il prossimo provvedimento di assestamento che vedrà un non irrilevante aumento della cassa sull'esercizio 1996 per le spese di investimento.
Il ministro Andreatta sostiene che una pianificazione di lungo termine e una attendibile previsione di disponibilità di risorse sul lungo periodo sono condizioni indispensabili per garantire certezza programmatica all'industria nazionale degli armamenti, chiamata a misurarsi sui mercati internazionali ove sempre maggiore è il ricorso alla cooperazione. A tale riguardo i ministri della difesa francese e tedesco gli hanno di recente confermato il loro sostegno all'ingresso dell'Italia nella struttura franco-tedesca degli armamenti che costituisce il nucleo iniziale della futura Agenzia europea degli armamenti.
A questa disponibilità l'industria nazionale dovrà rispondere con incisivi processi di ristrutturazione e di reinvestimenti nei settori di eccellenza, aprendosi alle ipotesi di internazionalizzazione che comprendano anche operazioni di joint ventures e di vera e propria fusione.
Per il ministro Andreatta, peraltro, oltre a certezze programmatiche, la nostra industria degli armamenti ha bisogno di una nuova disciplina contrattualistica e delle esportazioni, per superare strozzature e lungaggini che penalizzano la competitività e le opportunità di penetrazione delle nostre imprese. Del resto è necessario rivedere anche la normativa contrattualistica che riguarda l'Amministrazione, appesantita da vincoli contabilistici che finiscono per far lievitare le spese.
Il Ministro della difesa si sofferma brevemente anche sul tema della rappresentanza militare, annunciando che il Governo è disponibile a ricercare insieme con il Parlamento un più appropriato regime giuridico di tale istituto, la cui attività deve conseguire maggiore efficacia sempre nel rispetto, tuttavia, di quei principi di gerarchia che costituiscono la differenza sostanziale fra questo tipo di rappresentatività e quello di un vero e proprio sindacato.
Anche il settore della sanità militare, ad avviso del Ministro della difesa, merita una particolare attenzione ed è auspicio del Governo che possano essere riprese quelle iniziative legislative, vuoi parlamentari vuoi del Governo stesso, che la anticipata fine della legislatura impedì di concludere.
Una attenzione particolare va poi riservata, ad avviso del ministro Andreatta, all'Arma dei carabinieri, la cui militarità non può essere posta in discussione poichè costituisce una garanzia per il Paese.
Di fronte ai ricorrenti interrogativi sulla opportunità di mantenere la dipendenza ordinativa e strutturale dell'Arma dal Ministero della difesa, occorre quindi ricordare che tale istituzione, indispensabile per garantire l'ordine e la sicurezza della nostra società, è anche il risultato di una lunga storia, di cui la militarità è componente essenziale, che non può essere disconosciuta senza incidere profondamente sulla struttura, sullo spirito e sull'efficienza dell'Arma stessa.
Esiste peraltro, prosegue il ministro Andreatta, un problema di riordino organizzativo che richiede soluzioni più puntuali, soprattutto sui temi del reclutamento, dell'avanzamento e dell'accesso ai gradi apicali. Su questi temi il Governo intende procedere con concreta tempestività.
Per quanto riguarda poi il cosiddetto fenomeno di militaropoli, il ministro Andreatta ricorda l'attività già ben avviata della Commissione ministeriale di indagine, presieduta dal professor Nunziata, che ha consentito di individuare provvedimenti correttivi per garantire un più efficace controllo gestionale. Altri provvedimenti sono stati individuati nel settore delle missioni e dei trasferimenti e la loro attuazione contribuirà a rimuovere le cause che hanno favorito il fenomeno, la cui gravità è resa ancora più drammatica non tanto dalla diffusione o dalla entità dei singoli episodi di corruzione, ma dal fatto che essi si sono verificati in una istituzione che è anche, e non secondariamente, una istituzione educativa.
Nel volgere alla conclusione del suo intervento, il ministro Andreatta desidera richiamare l'attenzione della Commissione difesa sulla specificità della cultura professionale degli appartenenti delle Forze armate la quale, per le sue peculiari caratteristiche, trova difficile interpretare e comprendere le modalità, a volte macchinose e defatiganti, dell'attività politico-parlamentare. Per tale motivo, il ministro Andreatta invita in primo luogo se stesso e poi tutti i colleghi parlamentari a compiere ogni sforzo per fugare quel sospetto di incertezza o addirittura di indifferenza che può a volte albergare nella coscienza dei militari al cospetto dei meccanismi politici e parlamentari. Rivolge quindi un appello convinto anche alla Commissione difesa perchè possa offrire tutto il suo contributo non solo in termini di riflessione ma anche in termini di decisione, soprattutto per rivedere e migliorare una legislazione stratificata e a volte confusa e individuare, ove possibile, opportune riserve regolamentari.

Il presidente GUALTIERI, nel ringraziare il ministro Andreatta, si associa alle considerazioni da lui svolte in conclusione, assicurando che è volontà sua e di tutta la Commissione quella di operare concretamente, individuando le cose da fare per condurle sollecitamente a conclusione.
Il Presidente ricorda infine che la Commissione tornerà a riunirsi il prossimo martedì 25 alle ore 15,30 per lo svolgimento di un dibattito sulle comunicazioni rese oggi dal Ministro della difesa.

La seduta termina alle ore 17.