il rafforzamento e l’autonomia delle istituzioni internazionali costituisce un interesse essenziale dell’Italia; una presenza equilibrata di cittadini degli Stati membri costituisce una condizione per il loro corretto funzionamento; le presenze italiane in tali istituzioni sono, in linea generale, soddisfacenti a livello apicale, non altrettanto a medio livello, pure assai importante; per quanto attiene alla NATO, costituisce motivo di soddisfazione (e di elogio per la nostra rappresentanza), la nomina dell’Ammiraglio Guido Venturoni a presidente del Comitato militare e del ministro Minuto Rizzo a vice segretario generale, anche se tali nomine non devono nascondere una mancanza di presenze ad altri livelli di proporzioni tali da costituire un elemento di squilibrio, oltre che per l’Italia, per la stessa struttura della NATO; infatti, la situazione relativa alla presenza di funzionari italiani con contratto a tempo indeterminato nello staff del Segretario Generale della NATO a Bruxelles vede tra i maggiori paesi della NATO fortemente penalizzata l’Italia, persino a vantaggio di altri paesi minori dell’Alleanza; su 330 funzionari di Grado A (dirigenti) del Segretariato Internazionale della NATO di Bruxelles, 123 hanno contratto a tempo indeterminato. Dalla fine degli anni settanta, a nessun funzionario italiano è stato concesso contratto a tempo indeterminato in una posizione di qualche rilevanza politica presso il Quartier Generale della NATO, a differenza degli altri paesi dell’Alleanza; su 330 funzionari di grado A , 55 sono del Regno Unito dei quali 35 con contratto a tempo indeterminato, 48 sono del Belgio dei quali 25 con contratto a tempo indeterminato, 34 della Germania dei quali 20 con contratto a tempo indeterminato, 32 della Francia dei quali 11 con contratto a tempo indeterminato, 25 del Canada dei quali 5 con contratto a tempo indeterminato, 15 dell’Olanda dei quali 11 con contratto a tempo indeterminato, 45 degli USA i quali pur essendo teoricamente a tempo determinato vengono però distaccati dalle amministrazioni nazionali USA con scadenza periodica, sostituiti quindi volta per volta da nuovi funzionari statunitensi, assicurando in realtà agli USA una presenza permanente nei posti occupati dai loro funzionari; l’Italia ha solo 5 funzionari di grado A (dirigenti) con contratto a tempo indeterminato presso il Quartier Generale della NATO di Bruxelles, tutti in posti aventi carattere meramente tecnico. Gli altri 13 funzionari sono tutti con contratto tempo determinato, quindi con nessuna capacità di influire sulla struttura funzionariale della NATO, essendo costoro purtroppo perennemente di passaggio nella stessa; tale drammatica situazione non può essere giustificata dal fatto che l’Italia occupa due posizioni apicali all’interno del Quartier Generale della NATO. La circostanza infatti che siano di nazionalità italiana il Vice Segretario Generale della NATO ed il Presidente del Comitato Militare della NATO, non giustificano affatto la differenza nei contratti a tempo indeterminato tra i paesi citati precedentemente e l’Italia; il Regno Unito, ad esempio, a fronte dei suoi 55 funzionari dei quali ben 35 con contratto a tempo indeterminato in varie posizioni medio alte a rilevanza politica, detiene al tempo stesso: il Segretario Generale della NATO, il Segretario Generale Aggiunto per la Pianificazione di Difesa e per le Operazioni, il Capo dello Stato maggiore Militare Internazionale ed anche il Vice Comandante Supremo Alleato in Europa; colpiscono inoltre la differenza tra la presenza dell’Italia, che contribuisce al bilancio civile della NATO per il 5,75 per cento ed i dati relativi alla presenza di paesi di minore contribuzione allo stesso bilancio civile della NATO. Come ad esempio il Belgio che contribuendo solo per il 2.6 per cento ha invece un numero complessivo di funzionari più di tre volte superiore a quello dell’Italia con 48 funzionari Belgi dei quali ben 25 con contratto a tempo indeterminato cioè: cinque volte l’Italia. Oppure ancora l’ Olanda che contribuendo al bilancio civile della NATO per il 2.75 per cento ha ben 15 funzionari (come se contribuisse per oltre il 5 per cento) nel Quartier Generale della NATO dei quali ben 11 con contratto a tempo indeterminato; da quanto si evince dai dati sopra riportati appare chiaro che il contributo finanziario dell’Italia al bilancio civile del Quartier Generale della NATO finisce così per pagare con i soldi del contribuente italiano le pensioni dei funzionari del Regno Unito, Belgio ed Olanda, anziché finanziare quelle dei funzionari italiani che invece l’Ufficio del Personale della NATO ogni volta a fa sì che non riescano a maturare i dieci anni di servizio necessari ad assicurare la loro permanenza presso la NATO; a nessuno dei funzionari italiani dalla fine degli anni settanta sino ad oggi è infatti stato concesso di ottenere rinnovi dei loro contratti a termine oltre i sei anni, in un posto di qualche rilevanza politica. Non vi sono nel Quartier Generale dell’alleanza a Bruxelles funzionari italiani nei settori attualmente politicamente rilevanti per l’agenda della NATO: Identità di Sicurezza Europea, Balcani, Allargamento della NATO, NATO- Russia, ecc; due funzionari italiani uno di grado A6 (il più alto che aveva l’Italia) e l’altro di grado A4 lasceranno infatti il Quartier Generale della NATO nei prossimi tre mesi, abbassando ancora il livello della presenza italiana, perché l’Ufficio del personale della NATO non ha rinnovato loro il contratto oltre i sei anni invocando un politica di rotazione che puntualmente non viene applicata nel caso dei funzionari appartenenti ai paesi sopra citati; infatti, nel caso del funzionario più alto in grado (A6) pur essendo stata invocata la sua rotazione dall’Ufficio del personale della NATO, all’atto della sua sostituzione è stato preferito un funzionario statunitense che è stato in servizio per oltre dieci anni presso la NATO; ancora una volta la rotazione si applica ai soli funzionari italiani. Tutto ciò nonostante l’Italia avesse preparato per più di un anno la presentazione di un qualificatissimo candidato con ventennale esperienza nello stesso settore presso le Nazioni Unite; un terzo funzionario italiano rischia anch’egli di vedersi non rinnovato il contratto nonostante abbia maturato l’anzianità sufficiente di servizio necessaria per la concessione di un contratto a tempo indeterminato. Colpisce, infatti, il caso del funzionario italiano responsabile dei rapporti della NATO con l’Italia e con i Paesi del Mediterraneo. Questi è infatti l’unico funzionario italiano, che le competenti Commissioni parlamentari hanno avuto modo di apprezzare per il lavoro di grande qualità da questi svolto in seno alla NATO per molti anni, il quale è l’unico funzionario italiano ad essere riuscito, mediante vari rinnovi dei suoi contratti a termine a giungere al limite di 9 anni ed 11 mesi, superato il quale (dopo un mese) il suo contratto diverrà a tempo indeterminato; per questo motivo, giungendo a scadenza il suo contratto a tempo determinato, l’Italia ne aveva chiesto il rinnovo, onde evitare che – con espedienti vari dell’Ufficio del personale della NATO – per solo un mese l’unico funzionario italiano in grado di passare a tempo indeterminato in un posto di qualche rilevanza politica finisse anch’egli per non conseguirlo; nonostante il fatto che la rotazione sia una misura totalmente discrezionale e non obbligatoria in base al Regolamento del Personale della NATO, che è prevista solo per gli alti gradi politici o per posti a carattere tecnico, la rotazione non é stata applicata in eclatanti casi relativi ad alti gradi politici della NATO quali: lo stesso capo del personale della NATO (USA al massimo grado dirigenziale A7), il Segretario Esecutivo (Olanda A7), ed il Vice Segretario Generale Aggiunto per la Pianificazione di Difesa (Germania A7). L’Ufficio del Personale della NATO continua invece ad affermare l’obbligatorietà (non prevista affatto dal Regolamento del Personale della NATO) della rotazione del funzionario Responsabile dei Rapporti con l’Italia e con i Paesi del Mediterraneo nel chiaro tentativo di impedire che l’unico funzionario italiano che mai avrà la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato possa ottenerlo; rivendicando all’Ufficio del personale della NATO e non all’Italia la scelta ultima di chi debba occupare il posto di Responsabile dei rapporti con l’Italia, dinanzi alla drammatica situazione nella quale versano i funzionari italiani in seno al Quartier Generale dell’Alleanza Atlantica gli interroganti chiedono di conoscere: quali iniziative intenda intraprendere il Ministro degli affari esteri al fine di riequilibrare la presenza di funzionari italiani con contratto a tempo indeterminato in seno al Quartier Generale della NATO di Bruxelles; in particolare, come intenda affrontare i casi aperti riguardanti funzionari di nazionalità italiana a cominciare da quello che obiettivamente e concretamente consentirebbe di invertire il trend negativo, ponendo così fine ad un inaccettabile trattamento discriminatorio nei confronti dei funzionari italiani. Richiede inoltre al Ministro degli affari esteri di voler acquisire presso l’Ufficio del personale della NATO la lista nominativa dei funzionari dei vari paesi membri aventi contratto a tempo indeterminato presso il Quartier Generale della NATO, paese per paese; come si possa maggiormente garantire efficacia, correttezza e trasparenza di procedure di nomina e di concorso interno anche in vista degli intenti che in tale senso animano l’operato del Segretario generale della NATO.
di fronte ai tragici fatti di Palestina nei quali ogni giorno sotto il fuoco dei militari israeliani muoiono uomini, donne e bambini palestinesi, uniti al mancato rispetto da parte di Israele di tutte le risoluzioni dell’ONU e degli accordi di pace che sono alla base della gravissima crisi che rischia di incendiare tutto il Medio Oriente, risulta doveroso compiere tutti gli sforzi necessari per arrivare all’immediata cessazione di ogni violenza al fine di ridare una speranza concreta al processo di pace; l’invio da parte delle Nazioni Unite di una forza internazionale di interposizione risulterebbe certamente importante in quanto eliminerebbe la possibilità di scontri tra l’esercito israeliano e i palestinesi; una funzione importante può essere congiuntamente svolta anche dall’Unione europea attraverso l’invio di propri osservatori che vigilino e garantiscano sulla concreta realizzazione degli impegni contenuti negli accordi di tregua, si chiede di sapere: quali iniziative si intenda porre in essere a livello internazionale affinché l’Italia e l’Unione europea si facciano promotrici della richiesta di un’immediata convocazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite al fine di prendere tutte le necessarie misure atte a far cessare immediatamente la violenza dell’esercito israeliano contro i palestinesi, attraverso la costituzione di una forza internazionale di interposizione sotto l’égida delle Nazioni unite; se il Governo italiano non intenda proporre in sede di Unione europea l’istituzione di un gruppo di osservatori dell’Unione stessa che abbiano il compito di controllare la reale applicazione degli impegni di tregua assunti dalle parti.