DIFESA (4
a
)
GIOVEDI' 1° GIUGNO 2000
224
a
Seduta
Presidenza del Presidente
DI BENEDETTO
Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Rivera.
La seduta inizia alle ore 8,30.
PROCEDURE INFORMATIVE
Interrogazioni
Il sottosegretario RIVERA risponde all'interrogazione n. 3-02107 evidenziando che il programma Euro Fighter 2000 trova origine e motivazione nell'esigenza operativa di sostituire, a partire dal 2002, gli attuali velivoli intercettori con un nuovo mezzo di concezione avanzata, pena il completo decadimento del sistema di Difesa Aerea nazionale.
A tale scopo, già dagli inizi degli anni 80, si cominciò a considerare in varie sedi la possibilità di realizzare un aereo da combattimento europeo. Tali contatti sfociarono prima in un progetto (1983) e quindi in uno studio di fattibilità (1984). Nel 1988 fu firmato il
Memorandum
d'intesa per la fase di sviluppo e sperimentazione del nuovo velivolo. Al progetto furono inizialmente interessate Italia, Germania, Spagna e Francia. Successivamente, nel 1985, alla Francia subentrò la Gran Bretagna.
Il numero iniziale dei velivoli fu stabilito in 765 esemplari, dei quali 250 per la Gran Bretagna, 250 per la Germania, 165 per l'Italia e 100 per la Spagna, con la seguente suddivisione del lavoro tra le aziende capocommessa dei singoli Paesi: Germania 33% (fusoliera centrale e impennaggio verticale); Regno Unito 33% (fusoliera anteriore ed ala destra); Italia 21% (fusoliera posteriore ed ala sinistra); Spagna 13% (fusoliera posteriore ed ala destra). Le stesse percentuali furono previste anche per lo sviluppo del motore nell'ambito del consorzio
Eurojet
, composto dalle industrie nazionali dei Paesi partecipanti.
Nel 1992, la Germania fu sul punto di uscire dal progetto sia per l'eccessivo costo della propria partecipazione, sia per la sua inadeguatezza rispetto al quadro geo-strategico venutosi a determinare con il dissolversi dell'Unione Sovietica. Nello stesso anno, tuttavia, nella considerazione che il programma costituiva un importante obiettivo per acquisire capacità militare, con un valido rapporto costo-efficacia, e per consentire alle industrie europee di rimanere all'avanguardia nella tecnologia aerospaziale, furono intraprese iniziative per riesaminare il requisito operativo del velivolo e per rimodulare il costo complessivo del programma, portando così la Germania a confermare la propria partecipazione al progetto.
In tale occasione fu anche attuata una rimodulazione delle esigenze quantitative , passando dagli iniziali 765 a 667 velivoli (Germania 200, Gran Bretagna 250, Italia 121 con una opzione per altri 9 e Spagna 87). In termini economici il costo iniziale del programma, stimato pari a 21. 944 miliardi di lire (181 miliardi di lire per velivolo) fu ridotto a 15. 759 miliardi di lire (104,9 miliardi per velivolo).
Per quanto riguarda l'Italia, l'eventuale fallimento del progetto avrebbe comportato incidenze negative sia per l'occupazione, con la perdita di 10.000 posti di lavoro, senza contare gli effetti indotti, sia per la dispersione delle risorse spese fino a quel momento nei relativi programmi di ricerca e sviluppo.
Con riferimento specifico ai quesiti posti dall'interrogante, egli rappresenta che il costo unitario di produzione è formato dal costo medio del velivolo pronto al volo incrementato dai costi non ricorrenti, ripartiti su tutti i velivoli prodotti e costituiti sostanzialmente dagli investimenti necessari all'allestimento delle attrezzature industriali di produzione. Tale costo è pertanto determinato dalla somma della quota relativa all'industrializzazione e produzione divisa per 121 esemplari. Come già accennato, il costo risulta dell'ordine dei 100 miliardi di lire per velivolo.
Per quanto riguarda il costo del velivolo JSF
(Joint Strike Fighter),
esso è stimato in circa 55 miliardi, per la versione convenzionale, ed in circa 70 miliardi, per quella a decollo verticale. Come appare evidente, il costo del velivolo statunitense è effettivamente molto più contenuto dei quello del velivolo europeo. Incide su ciò il fatto che l'industria aeronautica degli Stati Uniti consente la realizzazione di economie di scala ancora impensabili per un consorzio di costruttori, quali quelli europei. Inoltre bisogna considerare che i costi si riducono con il numero dei velivoli programmati, che, nel caso del mezzo statunitense, per le sole esigenze nazionali, sono previsti in 3.000 esemplari, a cui quasi certamente si aggiungeranno commesse di altri Paesi. Infine, e soprattutto, occorre evidenziare che la comparazione tra i due mezzi, quello europeo e quello statunitense, non può limitarsi ai costi ma deve prendere anche in considerazione gli aspetti qualitativi della destinazione d'impiego e delle capacità tattico-strategiche dei due velivoli.
Con riferimento all'articolo apparso sul "Sole 24 ore" del 15 luglio 1998, osserva che è proprio in coerenza con le dichiarazioni rese dal Ministro della Difesa
pro-tempore
, che s'intende sviluppare l'industria aeronautica nazionale in chiave europea, in modo da ridurre la pressoché totale dipendenza dall'estero per materiali e tecnologie avanzate e da creare condizioni favorevoli anche sul piano occupazionale. Inoltre, il ruolo di co-protagonista che l'Italia va sempre più assumendo nelle operazioni militari internazionali richiede anche una crescita delle capacità delle industrie della Difesa, coerente con quel ruolo.
In tale quadro, un'ipotetica rinuncia a proseguire nella partecipazione nazionale al programma EF2000 mal si concilierebbe con la credibilità ed il ruolo che l'Italia sta rivestendo in tutti gli ambiti internazionali e più in particolare nel contesto europeo ed atlantico e che richiede, oltre ad un impegno coerente ed efficace, anche scelte chiare e stabili nei confronti degli altri
partners
.
Il senatore RUSSO SPENA replica per dichiararsi insoddisfatto.
Il sottosegretario RIVERA risponde all'interrogazione n. 3-02102 evidenziando che la situazione lamentata era da attribuire al sovraccarico di chiamate di numeri telefonici corrispondenti a quelli del centralino della direzione generale della leva che, dovendo soddisfare le esigenze complessive di tutta la direzione, poteva far riscontrare difficoltà di collegamento. Proprio per ovviare a tali inconvenienti la direzione generale della Leva ha nel frattempo costituito l'Ufficio relazioni con il pubblico, al quale è possibile rivolgersi, nelle ore di ufficio dei giorni lavorativi, componendo il numero verde 800.010.010. Tale ufficio ha, infatti, lo scopo primario di consentire ad un ampio bacino di utenza l'accesso diretto alle informazioni, senza incorrere nei disagi cui l'interrogante si riferisce. In ultimo, per completezza di informazione, rappresenta che, dal 1° gennaio 2000, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio nazionale per il Servizio Civile è subentrata alla direzione generale della Leva nella gestione degli obiettori di coscienza. Presso il citato ufficio è attualmente operativa una apposita struttura, cui è demandato il compito di curare le relazioni con il pubblico, raggiungibile telefonicamente attraverso i numeri 06-4922.4282 e 06-4922.4289.
Il senatore BEVILACQUA replica per dichiararsi parzialmente soddisfatto.
Il sottosegretario RIVERA risponde all'interrogazione n. 3-02256 rilevando, anche a nome del Ministro degli affari esteri, che le preoccupazioni sollevate a suo tempo dall'interrogante, circa una grave degenerazione della situazione in Albania, trovano oggi una diversa situazione nel Paese, nonostante episodi di violenza che pur si registrano e che spesso devono essere ricondotti ad attività criminali.
Evidenzia che certamente l'avvicinarsi della scadenza elettorale, con le consultazioni amministrative previste in autunno, e l'avvio - di fatto - della campagna elettorale, con i contrapposti schieramenti dei partiti di Governo (che fanno capo al Partito socialista) e dei partiti di opposizione (che fanno capo al Partito democratico) ha contribuito a riaccendere il clima politico in Albania. Nella circostanza vi è da attendersi che l'opposizione accentui sempre più le sue critiche, non solo nei riguardi dell'operato del Governo, ma anche nei confronti della Comunità internazionale e dell'OSCE, che coordinerà e seguirà da vicino lo svolgimento del processo elettorale.
Sottolinea che è importante che le elezioni possano svolgersi in un quadro di legittimità democratica e possano essere giudicate dai competenti organismi dell'OSCE
"free and fair"
, onde evitare strumentalizzazioni di parte.
Ricorda che da parte italiana, il Governo si sta adoperando - anche nel contesto dell'Unione Europea - per sensibilizzare le autorità albanesi sull'importanza di costituire una Commissione elettorale centrale realmente indipendente. Le conclusioni del prossimo Consiglio degli affari generali dell'Unione Europea dovrebbero recare un apposito paragrafo sull'argomento.
Rileva, inoltre, che gli ultimi sviluppi politici in Albania - in particolare il comizio tenuto dall'opposizione a Valona, "roccaforte" del partito socialista, che non ha dato luogo alle temute manifestazioni di piazza - evidenziano un miglioramento del clima politico quanto a moderazione democratica. Infatti, il Governo ha consentito lo svolgimento del comizio e l'opposizione non ha alimentato le proteste.
In tale contesto il monitoraggio della presenza italiana in Albania - per quanto riguarda le imprese, i connazionali e gli interessi italiani in genere - è compiuto costantemente dall'Unità di crisi del ministero degli affari esteri. In particolare, viene tenuto un piano aggiornato sulla presenza degli operatori italiani in Albania e di tutti i nostri connazionali che si trovano comunque in quel Paese. L'unità di crisi dispone di dettagliati piani di intervento che vengono aggiornati costantemente e rispondono a requisiti di operatività per l'evacuazione di connazionali dalle aree di crisi in caso di pericolo.
In ordine alle ripercussioni e possibili rischi che potrebbero investire il contingente militare italiano impegnato nel processo di ricostruzione dell'Albania nel quadro degli accordi bilaterali, innanzitutto, ricorda il mglioramento della situazione generale e comunque fa presente che
in loco
operano alle dipendenze del "Comando operativo di vertice interforze", il 28° Gruppo navale, che assicura lo svolgimento di un servizio di sorveglianza nelle acque territoriali albanesi, per prevenire e contenere il fenomeno dell'immigrazione illegale.
Fa presente che è, inoltre, in atto l'operazione "ALBIT" (Albania - Italia), in Valona con il compito di provvedere alla sicurezza del personale impegnato nella ristrutturazione della Scuola di volo albanese, della pista di volo di Pish-Poro e del personale del Ministero dell'Interno che opera a Valona.
Il personale del contingente militare italiano nell'ambito degli accordi bilaterali dispone di norme di comportamento e di misure di autodifesa commisurate al rischio valutato in dette situazioni.
Il senatore MANCA replica per dichiararsi soddisfatto.
Il PRESIDENTE, preso atto dell'assenza dei senatori Dolazza e Ceccato, dichiara decadute le interrogazioni nn. 3-01445 e 3-02215
La seduta termina alle ore 8,50 .