Discorso d'insediamento del Presidente Tommaso Tittoni (24 maggio 1924-21 gennaio 1929)
Presidenza del vicePresidente Melodia
e poi del Presidente Tittoni Tommaso
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Discorso del Presidente
PRESIDENTE. (Si alza e con lui si alzano senatori e ministri). Onorevoli colleghi! Schietta e profonda nella sua semplicità è la parole di gratitudine che io vi rivolgo, poiché grande e legittima è la soddisfazione che provo per essere stato chiamato a quest'alto ufficio con notevole maggioranza di suffragi e per ben tre volte, in epoche che corrispondono a situazioni politiche così diverse, e da un'Assemblea così eccelsa e nella quale è così vivo ed affinato lo spirito critico. E tanto più grande è la mia soddisfazione in quanto ho la coscienza di aver adempiuto il mio dovere nei limiti modesti delle mie forze, ma con uno zelo ed una passione che mai si affievolirono (benissimo); di aver sempre avuto in cima dei miei pensieri il prestigio, l'autorità e la dignità del Senato (approvazioni); e di non aver mai pensato di attenuare o scolorire la mia personalità per renderla adattabile ad una troppo estesa generalità di consensi che un uomo politico, il quale tiene alla propria fisionomia, non deve desiderare. (Approvazioni).
Ma vi è un terreno nel quale generalità di consensi e concordia d'intenti può e deve riunirci ed infiammarci tutti, quello cioè della prosperità e grandezza d'Italia, che tutti vogliamo ordinata, pacificata e laboriosa all'interno e rispettata all'estero. (Applausi).
Animati da costante fiducia nelle maggiori fortune della nostra cara Patria, inauguriamo i nostri lavori col grido che riassume le nostre tradizioni, le nostre aspirazioni, la nostra fede, col grido di Viva il Re! (Unanimi, prolungati e ripetuti applausi; grida di: "Viva il Re!".
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