Discorso d'insediamento del Presidente Sebastiano Tecchio (26 maggio 1880-25 settembre 1882)
Presidenza del Presidente Tecchio
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Onorandissimi miei Colleghi,
Il Consiglio di Presidenza torna dinanzi a voi, tutto qual era nell'ultima Sessione della decimaterza legislatura, deditissimo agli uffici che gli sono affidati.
Dal canto mio non saprei darvi se non la promessa, già data più volte e fermamente osservata, di reggere le vostre Tornate senza studio di parte, senz'altra guida e senz'altro impulso che la passione della rettitudine, della giustizia. (Bravo, bene).
Signori: Nei Parlamenti non è possibile, e forse non è desiderabile, la medesimezza delle opinioni. Ciò che importa sopra ogni cosa, ciò che torna indispensabile, questo è, senza dubbio: la concordia negli intenti e nel fine. E tale concordia non fallirà mai nella nostra Assemblea, nella quale gli occhi non mirano e gli animi non s'inchinano, tranneché alle tavole immortali dello Statuto, e al Principe valoroso e leale che ha giurato di mantenerlo. (Benissimo).
Allegriamoci, poiché alla religione del Senato consuona tutt'essa l'Italia. Chi oserebbe dubitarne dopo le prove del mese omai prossimo al termine? V'ebbe egli per avventura uno solo tra i portatori del Verbo alle genti, v'ebbe egli uno solo che non abbia sentito il bisogno di contentare i congregati coll'inneggiare al nome di Umberto? O v'ebbe crocchio, o drappello, che non abbia risposto a quegli inni con unanimi applausi?
Inauguriamo adunque con lieto animo i nostro lavori: inauguriamoli nel nome augusto del Re. (Applausi vivi e replicati).
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