6ª Seduta pubblica
Mercoledì 27 marzo 2013 alle ore 17:37
Il Presidente del Consiglio dei ministri ha riferito sulla vicenda dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrestati dalle autorità indiane il 16 febbraio 2012 con l'accusa di aver ucciso due pescatori.
Il Presidente Monti ha ricostruito i fatti successivi all'incidente, la cui dinamica è ancora oggetto di ricostruzione. Dopo il blocco della nave italiana in acque internazionali, l'Italia ha sollecitato il sostegno dei partner internazionali, sottolineando che il comportamento delle autorità indiane indebolisce le operazioni di contrasto della pirateria. Il Governo ha cercato di isolare la vicenda dall'insieme complessivo dei rapporti bilaterali, avendo come priorità la sicurezza dei connazionali in India. Il Presidente del Consiglio ha respinto illazioni su possibili scambi o accordi riservati. Il Governo ha sempre mantenuto un dialogo con New Delhi, ottenendo per i marò due permessi di rientro in Italia. Dopo la sentenza contraddittoria della Corte suprema indiana, che ha negato la giurisdizione dello Stato di bandiera della nave, vi è stata una chiusura delle autorità indiane rispetto alla richiesta di una procedura arbitrale per individuare la giurisdizione competente. Favorevole a un processo giusto, in tempi ragionevoli e con l'esclusione di pene incompatibili con l'ordinamento nazionale, l'Italia - ha precisato il Presidente Monti - aveva il dovere di verificare la compatibilità costituzionale degli impegni assunti con l'India: la possibilità di trattenere in patria i militari italiani, però, non avrebbe dovuto essere oggetto di precipitose dichiarazioni alla stampa da parte del Ministro degli esteri. A seguito dell'irrigidimento della posizione indiana, che ha limitato la libertà dell'ambasciatore italiano, il Presidente del Consiglio si è assunto la responsabilità della complessa vicenda e il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica si è adoperato per avere assicurazioni sullo status dei marò e sull'esclusione della pena capitale. Scaduto il permesso concesso dalle autorità indiane, per garantire l'onorabilità del Paese ed evitare una contrapposizione frontale, i due fucilieri sono tornati in India, accompagnati dall'inviato speciale De Mistura; contemporaneamente, è stata ripristinata l'immunità per l'ambasciatore italiano.Negli ultimi giorni il Governo ha avviato un dialogo politico, individuando un percorso verso una soluzione rapida che reimposta l'itinerario giudiziario.
Il Presidente del Consiglio ha rivelato all'Assemblea del Senato che, nel recente vertice in Sudafrica, i Brics, su richiesta indiana, stavano valutando la possibilità di adottare misure contro l'Italia. Dopo aver auspicato una revisione delle norme di contrasto della pirateria, si è dichiarato, infine, stupefatto delle dimissioni rassegnate ieri, nell'Aula della Camera, dal Ministro degli esteri: il Ministro Terzi di Sant'Agata non ha mai manifestato dissenso nelle sedi collegiali e non ha dato comunicazione preventiva di dimissioni che appaiono motivate da improprie ragioni politiche.
Nel successivo dibattito sono intervenuti i senatori: Compagna (GAL), Nencini (Aut), De Cristofaro (Misto-SEL), Divina (LN), Mario Mauro (SCpI), Vacciano (M5S), Schifani (PdL) e Zanda (PD).
Il Gruppo Grandi Autonomie e Libertà ha giudicato insoddisfacente, lacunosa e contraddittoria l'informativa del Presidente del Consiglio su una vicenda che è stata gestita male e con eccessiva debolezza. L'Italia avrebbe dovuto denunciare il comportamento delle autorità indiane all'Assemblea delle Nazioni Unite.
Il Gruppo Per le Autonomie ha denunciato la mancanza di una proposta per risolvere la tragica vicenda, che affonda le sue radici nella scarsa chiarezza delle regole di ingaggio per le operazioni internazionali anti-pirateria. Le posizioni dell'ONU e dell'Europa appaiono deboli e l'informativa non ha fatto luce sulle responsabilità del Governo.
Sinistra Ecologia e Libertà, che giudica strumentali le dimissioni del Ministro degli esteri, ha posto l'accento sui limiti di una politica militarista e di stampo coloniale, denunciando l'incompetenza del Governo tecnico che ha sottovalutato l'importanza della parola data e non ha adeguatamente coinvolto i partner internazionali.
La Lega Nord ha osservato che l'Italia ha rinunciato alle proprie ragioni giuridiche ed è stata umiliata dalla violazione dell'immunità diplomatica. Con il sostegno della comunità internazionale, l'Esecutivo avrebbe dovuto ottenere un arbitrato internazionale. La vicenda dimostra che un Governo tecnico è inadeguato ad affrontare complesse questioni politiche.
Scelta Civica per l'Italia ha giudicato sbagliata la decisione del Ministro Terzi di rassegnare le dimissioni, un gesto dettato da ambizioni personali che ha indebolito il Paese.
Il Movimento 5 Stelle ha giudicato insoddisfacente l'informativa su una vicenda che presenta ancora troppi aspetti oscuri. Un Governo dimissionario, rimasto in carica per gestire l'ordinaria amministrazione, avrebbe dovuto consultare il Parlamento prima di assumere decisioni ondivaghe che hanno sprofondato il Paese nel ridicolo.
Secondo Il Popolo della Libertà l'atteggiamento schizofrenico del Governo, indeciso tra canale diplomatico e iniziativa politica, ha messo a repentaglio la credibilità del Paese. E' auspicabile che si formi quanto prima un nuovo Governo capace di affrontare la complessa vicenda politica.
Il Partito Democratico ha osservato che le dimissioni irrituali del Ministro Terzi, rassegnate per compiacere il Popolo della Libertà, hanno provocato un danno all'immagine del Paese. La vicenda dei marò, segnata da una catena di errori, rivela una pericolosa crisi dello Stato che deve essere fronteggiata con l'immediata formazione di un nuovo Governo.
In apertura di seduta il Presidente del Senato ha dato lettura di una missiva del Presidente della Regione siciliana, che ha fatto cessare Franco Battiato dalla carica di assessore regionale dopo le dichiarazioni oltraggiose rilasciate nei confronti del Parlamento.