547ª Seduta pubblica
Mercoledì 2 dicembre 2015 alle ore 16:30
Il Ministro degli esteri Gentiloni ha reso un'informativa sull'evoluzione della crisi in Medio Oriente. Daesh - ha affermato il Ministro - rappresenta una sfida senza precedenti e richiede una strategia a diversi livelli: militare, politico-diplomatico, culturale, umanitario, rinunciando all'illusione di scorciatoie e guerre lampo. L'immagine di un'Italia riluttante e assente non corrisponde alla realtà: a Roma si terrà il prossimo vertice della coalizione anti-Daesh, che sarà occasione per mettere a punto una strategia complessiva. Sul piano militare, la coalizione ha recentemente ottenuto successi in Iraq e in Siria grazie ai peshmerga addestrati da forze italiane. Sul piano politico diplomatico, l'iniziativa italiana si dispiega lungo tre direttrici: il coinvolgimento necessario della Russia nella lotta al terrorismo e la riduzione della tensione tra Russia e Turchia, dopo l'abbattimento del jet russo; la definizione di un processo di transizione in Siria, che stabilisca un termine per l'uscita di scena di Bashar Assad; l'organizzazione a Roma il 13 dicembre di una conferenza sulla Libia, che coinvolga anche i paesi limitrofi. L'obiettivo non è sostituirsi alle forze libiche, ma rimuovere gli ostacoli che impediscono l'intesa sulla formazione di un governo di coalizione nazionale.
Nel successivo dibattito sono intervenuti i senatori Tarquinio (CR), che ha invocato maggiore realismo nella valutazione della situazione mediorientale; Tremonti (GAL), che ha criticato i tentativi reiterati di esportare la democrazia con la guerra e i media; Divina (LN), che ha invocato il blocco delle frontiere, la revoca delle sanzioni, imposte dagli USA, contro la Russia, l'adozione di provvedimenti nei confronti della Turchia, che acquista petrolio dai terroristi e lo rivende ai paesi occidentali; Amoruso (AL), che ha ricordato gli errori commessi in Libia e in Siria, dove la priorità dovrebbe essere la lotta al terrorismo e non la caduta di Bashar Assad; Napolitano (Aut), il quale ha precisato che l'errore in Libia è stato il disimpegno della comunità internazionale dopo l'intervento militare e ha ricordato le conseguenze negative del blocco della procedura di ingresso della Turchia in Europa. Il sen. De Cristofaro (Misto-SEL) ha ricordato che le missioni militari hanno aumentato il terrorismo. Una politica estera efficace richiede chiarimenti con le monarchie sunnite complici di Daesh e una riconsiderazione del mondo sciita, fino a poco tempo fa bollato come asse del male. Occorre affrontare, soprattutto, due questioni assenti nell'informativa del Ministro: il ruolo della Turchia, che colpisce i curdi e il Pkk anziché le postazioni terroristiche, e la questione palestinese. Il sen. Casini (AP) ha evidenziato la complessità della crisi mediorientale, dove si intrecciano guerre per procura e traffici petroliferi, e ha invocato il superamento della nostalgia della guerra fredda. Il sen. Giarrusso (M5S) ha ricordato che le potenze occidentali puntano a sostituire il Presidente siriano perché non è più funzionale ai loro interessi economici. Per affrontare le radici del caos, bisogna bloccare ai traffici di armi e petrolio. Il sen. Alicata (FI-PdL) ha rilevato la leggerezza delle cancellerie europee, che in Medio Oriente hanno appoggiato interventi militari contro Stati laici, e ha evidenziato la necessità di ridurre le tensioni tra Nato e Russia. Secondo il sen. Maran (PD) la prosecuzione del conflitto in Siria favorisce l'Isis, che ha infiltrato i ribelli siriani; occorre quindi lavorare alacremente alla transizione.
L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 2138 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il ddl, modificato dalla Camera dei deputati, proroga fino al 31 dicembre 2015 la partecipazione italiana alle missioni internazionali in corso. Il Capo I riguarda le missioni internazionali delle Forze armate e di Polizia: gli articoli 1, 2 e 3 contengono autorizzazioni di spesa per operazioni nei Balcani e nel Mediterraneo; in Medio Oriente e in Asia (Afghanistan, Emirati Arabi, Libano, territori palestinesi); in Africa (contrasto alla pirateria, Somalia e Mali). La Camera ha disposto l'aumento delle risorse a sostegno della missione ad Hebron che passano da circa 583 mila euro a 626 mila. L'articolo 4 reca disposizioni di natura assicurativa, di sostegno al dispositivo info-operativo dell'AISE, di potenziamento del dispositivo aeronavale di sorveglianza nel Mediterraneo centrale e di cessione di materiale militare, a titolo gratuito, all'Iraq, all'Albania, all'Egitto, all'Uganda e al Pakistan. Gli articoli 5, 6 e 7 recano le consuete disposizioni in materia di personale, penale e contabile. La Camera ha aggiunto l'articolo 7-bis, recante disposizioni in materia di intelligence, che era già stato introdotto dalle Commissioni riunite del Senato nel testo del ddl n. 1917 (legge-quadro sulle missioni internazionali). Il relatore sui profili di competenza della difesa, sen. Vattuone (PD), ha evidenziato che la proroga delle missioni delle Forze armate, che impegnano 5686 uomini, comporta una spesa di circa 283 milioni di euro (su un totale di circa 354). Il sen. Vattuone si è soffermato in particolare sull'impegno italiano per il contrasto a "Daesh", che si concretizza principalmente in un'azione di sostegno e addestramento delle unità curde e irachene.
Il Capo II del decreto, sul quale ha riferito il sen. Compagna (AP), riguarda iniziative di cooperazione e di sostegno ai processi di ricostruzione, nonché di supporto alle iniziative di diverse organizzazioni internazionali che operano per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. L'articolo 8 amplia a 38,5 milioni di euro lo stanziamento destinato alle iniziative di cooperazione in diversi teatri di crisi: Afghanistan, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Yemen nonché, in relazione all'assistenza dei rifugiati, nei Paesi ad essi limitrofi. La Camera ha esteso gli interventi di cooperazione anche al Nepal, ad Haiti e all'Ucraina.
Respinta la questione pregiudiziale, avanzata dal sen. De Cristofaro (SEL), è iniziata la discussione generale alla quale hanno partecipato i sen. Rosetta Blundo, Ornella Bertorotta, Cotti, Marton (M5S), i quali hanno evidenziato che le missioni militari sono inutili o dannose, perché aumentano il caos e il terrorismo. Gli interventi, sollecitati dall'apparato militare-industriale, sottraggono risorse che potrebbero essere destinate alla sicurezza dei cittadini.