536ª Seduta pubblica
Giovedì 5 novembre 2015 alle ore 09:30
L'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 2110 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione.
Nella seduta di ieri il relatore, sen. Ichino (PD), ha illustrato il provvedimento e si è svolta la discussione generale. Il decreto, occasionato dalla chiusura del Colosseo, il 16 settembre scorso, per un'assemblea sindacale, estende l'ambito di applicazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (n. 146 del 1990) ai servizi di apertura al pubblico di musei, monumenti, istituti e luoghi rilevanti del patrimonio culturale, storico e artistico nazionale. La Camera ha ristretto la portata della norma agli istituti e luoghi della cultura appartenenti a soggetti pubblici, ha introdotto la clausola di invarianza finanziaria e ha inserito nel ddl di conversione un articolo, il quale precisa che la tutela e la fruizione del patrimonio culturale rientrano tra i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, da garantire sul territorio nazionale.
Il Ministro dei beni culturali e del turismo Ilaria Borletti Buitoni ha affermato, in replica, che il ricorso al decreto-legge è motivato dalla necessità di garantire l'accesso al patrimonio culturale in vista del Giubileo. Rispondendo ai rilievi delle opposizioni, ha precisato che saranno pubblicate a breve nuove linee guida per l'accesso ai musei dei disabili, che la dotazione del Ministero della cultura per il 2016 sarà aumentata e che la legge di stabilità prevede un concorso per l'assunzione di cinquecento funzionari dei beni culturali.
Tutti gli emendamenti sono stati respinti. M5S aveva presentato proposte per escludere dalla disciplina i casi di sciopero economico-politico, per aumentare gli organici e per monitorare i poli museali; LN aveva proposto l'introduzione di premi di produttività per i lavoratori; CR aveva indicato criteri di rappresentatività delle organizzazioni sindacali proclamanti sciopero.
Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto contrario i sen. Barozzino (SEL), Sara Paglini (M5S) e Serafini (FI-PdL). Secondo SEL il decreto è una porcheria: il Governo prende a pretesto la tutela dell'immagine internazionale del Paese, per limitare il diritto di riunione e assestare un ulteriore colpo ai diritti dei lavoratori, che il Jobs Act ha reso licenziabili, ricattabili, demansionabili e sorvegliabili. M5S ha definito il provvedimento una farsa vergognosa: il Governo si disinteressa del degrado dei beni culturali e del dissesto dei servizi pubblici e, sostenuto da media asserviti, criminalizza lavoratori che hanno tenuto una regolare assemblea a fronte del mancato pagamento di straordinari, per limitare, con decreto-legge, il diritto di sciopero. La strategia che getta discredito sul settore pubblico è funzionale a fare arricchire società private con opache procedure di affidamento. Forza Italia giudica il provvedimento inadeguato a garantire la fruizione del patrimonio artistico. Il decreto-legge è illegittimo e non prevede misure per riqualificare il personale e potenziare un organico sottodimensionato.
Nell'annunciare l'astensione, il sen. Divina (LN) ha espresso stupore per la mutazione genetica della sinistra e ha manifestato perplessità sul richiamo ai livelli essenziali dei servizi, che svilisce il concetto di bene pubblico.
Hanno annunciato voto favorevole al provvedimento i sen. Alessandra Bencini (Misto), Liuzzi (CR), Panizza (Aut), Pagano (AP), Marcucci (PD), i quali hanno posto l'accento sulla fruizione culturale elevata a servizio essenziale e sul contemperamento dei diritti dei lavoratori e dei visitatori, e il sen. D'Anna (AL), che ha proposto la privatizzazione del settore dei beni artistici e culturali.