511ª Seduta pubblica
Giovedì 24 settembre 2015 alle ore 09:34
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
Il testo del ddl, giunto all'esame dell'Aula senza relatore, differenzia la composizione e le funzioni del Senato, che diviene organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali, eletto in secondo grado; modifica il procedimento legislativo, che diventa monocamerale, tranne in alcune materie; elimina la competenza legislativa concorrente delle Regioni, prevede la clausola di supremazia statale e sopprime ogni riferimento alla province.
Nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale, che è iniziata il 17 settembre.
In replica la Ministro per i rapporti con il Parlamento Boschi, ha ripercorso il lungo dibattito sulle riforme costituzionali, per sostenere che il ddl non è estemporaneo né approssimativo. Ha ricordato che il nuovo Senato non voterà la fiducia, avrà un ruolo di collegamento tra Stato e enti territoriali, manterrà la competenza legislativa in materia costituzionale, mentre nel procedimento legislativo ordinario avrà solo un potere di proposta. Secondo la Ministro il ddl presentato dal Governo è diventato la riforma del Parlamento, che ha approvato 134 modifiche. La Ministro ha poi espresso fiducia nel confronto, oltre il perimetro della maggioranza, criticando la presentazione di 82 milioni di emendamenti. Ha quindi rivolto un appello affinché nei prossimi giorni si trovi un'intesa ampia, che privilegi gli elementi condivisi: superamento del bicameralismo perfetto, tempi certi al procedimento legislativo, nuova ripartizione di competenze tra Stato e Regioni. Il Governo, però, non accetterà veti, anche a salvaguardia della credibilità del Paese.
Nell'illustrare una proposta di non passaggio agli articoli, il sen. Calderoli (LN) ha riconosciuto che gli emendamenti concordati all'interno della maggioranza segnano un qualche progresso sulla Corte costituzionale, ma rimane da sciogliere il nodo dell'elettività del Senato, chiarendo che i Consigli regionali si limitano a ratificare le scelte degli elettori. Occorre peraltro intervenire sulla norma transitoria che rinvia ad una legge statale, cioè della sola Camera, le modalità di elezione dei senatori. Bene ripristinare le funzioni autonome del Senato all'articolo 1 ma, per riempire di contenuti la previsione, bisogna modificare anche l'articolo 10 sulla competenza legislativa. Restano poi irrisolti alcuni nodi sulle Regioni: le materie concorrenti sono state trasferite allo Stato, creando nuove tipologie legislative; l'autonomia finanziaria degli enti locali non può essere in capo allo Stato e deve diventare materia del Senato. Il sen. Calderoli ha ricordato, infine, che le riforme costituzionali non possono contrastare con i principi fondamentali, e segnatamente con la sovranità popolare. Il Regolamento del Senato non fissa alcun limite al numero degli emendamenti, che possono servire a riequilibrare il testo.
Anche la sen. Loredana De Petris (SEL), nell'illustrare un a proposta di non passaggio agli articoli, ha rilevato che l'emendamento della sen. Finocchiaro può servire a salvare l'unità del PD ma non è risolutivo: occorre attribuire al Senato funzioni sostanziali, che ne giustifichino l'esistenza, e affidare agli elettori, non ai Consigli regionali, la scelta dei senatori. Il sen. D'Alì (FI-PdL) ha avanzato una proposta di non passaggio articoli, invitando la maggioranza a fermarsi. Il sen. Mario Mauro (GAL) ha osservato che, se è stato trovato un accordo e si tratta di definirlo meglio, bisognerebbe tornare in Commissione. Il sen. Endrizzi (M5S) ha ricordato le forzature che hanno contraddistinto l'iter del ddl e che non consentono di nutrire fiducia nella volontà di trovare un'intesa. Il procedimento legislativo si semplifica attraverso le riforme regolamentari e Camere elette con una legge elettorale incostituzionale non possono mettere le mani sulla Carta fondamentale: si proceda dunque all'elezione di un nuovo Parlamento su base proporzionale. Secondo la sen. Anna Cinzia Bonfrisco (CR) l'articolo 2 del ddl è emendabile, le proposte di modifica della sen. Finocchiaro sono apprezzabili, anche se non risolutive, ma la presentazione di 82 milioni di emendamenti, conseguenza della sordità del Governo, complica enormemente la vicenda.
Dopo gli interventi a favore dei sen. Divina (LN) e Campanella (Misto) e l'intervento contrario del sen. Barani (AL), le proposte di non passaggio agli articoli sono state respinte con unica votazione.
La Conferenza dei Capigruppo ha approvato a maggioranza il calendario per il seguito della discussione del ddl costituzionale. Nella seduta unica di martedì 29 settembre saranno illustrati tutti gli emendamenti. Dal 30 settembre al 13 ottobre saranno votati gli emendamenti e il ddl nel suo complesso. In data da definire sarà discussa la Nota di aggiornamento al DEF 2015.
Il sen. Castaldi (M5S), pur esprimendo contrarietà al calendario, ha riconosciuto al Presidente di aver avanzato una proposta saggia; ha chiesto quindi che non sia fissato un termine per l'approvazione finale del ddl costituzionale prima di definire la questione degli emendamenti. La sen. De Petris (SEL) ha proposto di incardinare lunedì prossimo il ddl sulle unioni civili: il diniego del PD ha smascherato le falsità che sono circolate sulla stampa, dimostrando che non sono gli emendamenti di SEL ad ostacolare il percorso del ddl. Il sen. Zanda (PD) ha rilevato che la data finale di approvazione del ddl costituzionale è giustificata dall'inizio della sessione di bilancio. I sen. Maria Mussini e Orellana (Misto) hanno insistito sulla necessità di fissare una data certa per l'esame in Aula delle unioni civili; il sen. Falanga (AL) ha spiegato che la lunghezza dei tempi di esame è giustificata dalla difficoltà di armonizzare le norme con la Costituzione e il codice civile. Le proposte di modifica del calendario sono state respinte.
Al termine della seduta il sen. Russo (PD) ha osservato che la presentazione di 85 milioni di emendamenti al ddl costituzionale pone problemi regolamentari. Ha chiesto quindi al Presidente di verificare che tutti gli emendamenti siano stati firmati dai proponenti; diversamente, andrebbero dichiarati irricevibili.