494ª Seduta pubblica
Giovedì 30 luglio 2015 alle ore 09:34
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione, recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo.
Nella seduta antimeridiana del 22 luglio si è conclusa la discussione generale e si sono svolte le repliche dei relatori e del rappresentante del Governo.
Questa mattina è iniziato l'esame dell'articolato. Su richiesta del relatore, sen. Ranucci (PD), gli emendamenti dei sen. Loredana De Petris (SEL), Airola (M5S) e Crosio (LN), volti a premettere alla riforma della governance la ridefinizione dei principi e dei compiti del servizio pubblico radiotelevisivo, sono stati trasformati in ordini del giorno e approvati. I testi di SEL e M5S affermano che, nel sistema della comunicazione, sono garantiti pluralismo, libertà di accesso e assenza di posizioni dominanti. Il servizio pubblico si caratterizza per la tutela di un bene comune e la promozione dello sviluppo democratico, sociale e culturale; è svolto in piena indipendenza e autonomia editoriale, amministrativa e finanziaria; promuove la conoscenza e le produzioni nazionali e assicura modalità per realizzare nuove forme di comunicazione dei cittadini. I testi di LN affermano che il servizio pubblico, fondato sul principio costituzionale della libera manifestazione del pensiero, consiste nella diffusione di contenuti fruibili e condivisibili, è contraddistinto da un'informazione obiettiva e plurale, valorizza le culture e le identità locali. Sono definiti di pubblico interesse i programmi di informazione e approfondimento generale, le rubriche di servizio e di promozione culturale, i programmi concernenti lavoro, comunicazione sociale, pubblica utilità, conoscenza del made in Italy, l'informazione e i programmi sportivi, i programmi per minori, le produzioni audiovisive italiane ed europee.
L'articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. L'8a Commissione ha introdotto il richiamo alla concessione che riconosce alla RAI il ruolo di gestore del servizio pubblico radiotelevisivo. Sono stati approvati gli emendamenti 1.281 del sen. Airola (M5S) e 1.288 del sen. Crosio (LN), che ridefiniscono il servizio pubblico qualificandolo come radiofonico, televisivo e multimediale. Sono stati poi accolti ordini del giorno di M5S che impegnano il Governo, nell'ambito della definizione delle linee-guida del servizio pubblico radiotelevisivo, a potenziare le inchieste su argomenti politici, sociali, scientifici, ambientali, a definire e differenziare la linea editoriale di ciascuna delle testate giornalistiche, ad accrescere l'offerta relativa all'informazione parlamentare. L'articolo 2 è stato accantonato.
L'articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all'applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la produzione o la coproduzione di programmi radiotelevisivi, e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. Sono stati approvati gli emendamenti 3.3 (testo 2), a prima firma del sen. Verducci (PD), che assoggettano la RAI, quale impresa pubblica, esclusivamente alla disciplina generale delle società di capitali e alla giurisdizione ordinaria; 3.218 (testo 2) e 3.268 (testo 2), a prima firma del sen. Cioffi (M5S), che dettano norme per la trasparenza degli incarichi conferiti dall'amministratore delegato e la verifica delle competenze dei dirigenti; 3.237 dei relatori, che estende ai contratti di commercializzazione di programmi radiotelevisivi la deroga al codice dei contratti pubblici.
Nonostante il parere contrario del relatore e del Governo, l'Assemblea ha approvato l'emendamento 4.2, a prima firma del sen. Fornaro (PD), che sopprime l'articolo 4. L'articolo conferiva una delega al Governo per revisionare la disciplina in materia di finanziamento del servizio pubblico. La Commissione aveva introdotto la finalità di garantire l'indipendenza economica e finanziaria della RAI. In Aula le opposizioni e alcuni senatori del PD hanno lamentato l'eccessiva genericità della delega, ma Governo e relatore non hanno accolto, per ragioni di copertura finanziaria, emendamenti volti a garantire certezza di risorse ed equità del canone.
I sen. Crosio (LN), Airola (M5S), Loredana De Petris (SEL), Anna Bonfrisco (CR) hanno sottolineato la sconfitta di un Governo arrogante e confuso, che ha accelerato l'esame della riforma della governance della RAI in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione e ha poi imposto alla Commissione di vigilanza il rinnovo del cda in base alla legge vigente, entro martedì prossimo.
L'articolo 5 prevede una delega per il riordino dell'assetto normativo. Accogliendo la richiesta del sen. Fornaro (PD) di limitare l'ambito della delega alla semplificazione, sopprimendo il riferimento all'evoluzione tecnologica e di mercato, il relatore ha proposto una riformulazione dell'emendamento 5.234, a prima firma del sen. Crosio (LN), che assorbe anche gli emendamenti 5.231, 5.232, 5.233 del sen. Airola (M5S): il testo approvato circoscrive la delega al riordino e alla semplificazione anche a fini di aggiornamento tecnologico e di adeguamento delle piattaforme. Approvati anche gli emendamenti dei relatori 5.265,che riformula il principio relativo alla trasmissione di contenuti destinati specificatamente ai minori, e 5.750 che abroga l'articolo 5 del decreto legislativo n. 428 del 3 aprile 1947, in base al quale lo statuto dell'ente concessionario deve essere approvato dal Ministro delle telecomunicazioni. E' stato accolto un ordine del giorno della LN sul divieto di pubblicità al gioco d'azzardo. Il sen. Uras (SEL) ha denunciato la discriminazione a danno della Sardegna: tra i principi della delega vi è la diffusione di trasmissioni in lingua tedesca, ladina, francese e slovena, ma è esclusa la lingua sarda.
Prima di votare l'articolo 6, è stato ripreso l'esame dell'articolo 2 che riguarda la nomina e le funzioni del consiglio di amministrazione, del presidente e dell'amministratore delegato. Le opposizioni hanno rilevato che la nuova governance non ha riscontri nell'esperienza europea: anziché separare le funzioni di indirizzo e controllo dai compiti di gestione aziendale, si consegna la RAI al Governo e al partito di maggioranza. I sen. Fornaro (PD) e Mineo (PD) hanno evidenziato la necessità che l'amministratore delegato non sia di nomina governativa. FI-PdL ha presentato emendamenti per riequilibrare i poteri tra amministratore delegato e consiglio di amministrazione, prevedendo il parere vincolante del consiglio. Secondo M5S i consiglieri dovrebbero essere sorteggiati in un elenco di candidati con requisiti di competenza, onorabilità e indipendenza, certificati dall'Autorità garante delle comunicazioni, e non dovrebbero aver ricoperto cariche politiche nei dieci anni precedenti la nomina. SEL propone di sostituire la Commissione parlamentare di vigilanza con un consiglio di garanzia per il servizio pubblico, di affidare al consiglio di amministrazione la nomina dell'amministratore delegato, di istituire presso l'autorità garante delle comunicazioni un albo per i consiglieri.
Il sen. Buemi (Aut) ha rinunciato all'incarico di correlatore. Il relatore Ranucci (PD) ha accolto l'ordine del giorno, risultante dalla trasformazione dell'emendamento 2.6 del sen. Fornaro (PD), che impegna il Governo, nell'ambito di una riforma più complessiva della RAI, a valutare il sistema duale. Il Sottosegreatario di Stato per lo sviluppo economico Giacomelli ha ricordato che l'amministratore delegato può essere revocato dal consiglio di amministrazione: il Governo ritiene che la nuova governance sia equilibrata, ma è disponibile a riconsiderare alla Camera gli emendamenti sulla fonte di nomina dell'amministratore delegato. Il sen. Fornaro (PD) ha quindi ritirato i suoi emendamenti.
E' stato approvato l'emendamento 2.7500 del relatore Ranucci (PD), che sopprime la lettera a), relativa al potere dell'amministratore delegato di definire criteri e modalità di reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi a collaboratori esterni; prevede un'incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; specifica che l'amministratore delegato della RAI deve essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; stabilisce che le modifiche dello statuto della RAI sono deliberate dal consiglio di amministrazione e approvate successivamente dall'assemblea straordinaria e che il rinnovo del cda è effettuato entro il termine di scadenza del precedente mandato. Sono stati approvati anche gli emendamenti 2.274 (testo 2) del sen. Malan (FI-PdL), secondo cui la composizione del consiglio di amministrazione è definita favorendo la presenza di entrambi i sessi, 2.324 (testo 2) del sen. Scibona (M5S), che detta requisiti di onorabilità per i consiglieri, 2.495 del sen. Cociancich, che sopprime i capoversi relativi al controllo del presidente sull'attuazione da parte dell'azienda degli indirizzi programmatici, 2.631 (testo 2) del sen. Airola (M5S), che attribuisce al consiglio di amministrazione l'approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale. Approvati infine, in un testo riformulato, gli emendamenti 2.782 del sen. Scibona (M5S) e 2.783 del sen. Cioffi (M5S) che applicano al personale e ai consulenti della RAI, ad eccezione dell'amministratore delegato, il tetto sulle retribuzioni pubbliche.
All'articolo 6, recante disposizioni transitorie, è stato approvato l'emendamento interamente sostitutivo 6.500, presentato dal Governo e modificato dal subemendamento 6.500/14 del sen Cociancich (PD). Il testo prevede che le disposizioni sulla nomina del cda si applicano a decorrere dal primo rinnovo e che, in fase di prima applicazione, al direttore generale della RAI si applicano le disposizioni riferite all'amministratore delegato. M5S, SEL e LN hanno criticato la norma che svela il reale intento del premier: nominare i consiglieri sulla base della vigente legge Gasparri e conferire al direttore i poteri dell'amministratore delegato.