493ª Seduta pubblica
Mercoledì 29 luglio 2015 alle ore 09:31
Con votazione a scrutinio segreto, l'Assemblea ha respinto la domanda di autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip nei confronti del sen. Azzollini, nell'ambito di un procedimento penale per i reati di associazione a delinquere e concorso in bancarotta fraudolenta.
La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato, a maggioranza, di proporre al Senato la concessione dell'autorizzazione. Il relatore di maggioranza, sen. Stefano (Misto-SEL), ha ricordato che la Giunta non è organo giurisdizionale e non può entrare nel merito del procedimento, confrontando ragioni dell'accusa e della difesa. Compito della Giunta è verificare se la dinamica giudiziaria sia viziata da persecuzione politica.
Il relatore di minoranza, sen. D'Ascola (AP), nell'illustrare la proposta di non concedere l'autorizzazione, ha rilevato che il fumus persecutionis oltre a fatti dolosi, è legato a modalità e tempi di esercizio dell'azione giudiziaria ovvero a infondatezza della pretesa punitiva per violazione di legge. A questo proposito, va considerato che l'ordinamento limita a pochissimi casi la misura cautelare che non può essere adottata per mera dichiarazione di gravità del fatto e, nel caso in esame, si lega a fatti risalenti ad un anno fa. La Corte costituzionale ha affermato inoltre che oggetto di valutazione del Parlamento non è solo il fumus persecutionis, ma anche l'indispensabilità dell'arresto, dovendosi bilanciare l'interesse punitivo con l'interesse collettivo a garantire l'integrità del plenum.
Nella discussione i sen. Di Maggio (GAL) e Buemi (Aut) hanno annunciato voto contrario: la misura cautelare è legata all'attività legislativa ed è ingiustificata, in mancanza del pericolo di reiterazione del reato. I sen. Barbara Lezzi, Buccarella e Giarrusso (M5S) hanno annunciato voto favorevole, richiamando la gravità indiziaria e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La sen Ricchiuti (PD), nell'annunciare voto favorevole, ha criticato il suo Gruppo che lascia libertà di voto. Il sen. Azzollini (AP) ha spiegato di essere stato iscritto nel registro degli indagati sulla base di ricostruzioni illogiche e di dichiarazioni testimoniali imprecise, discordanti, rese in tempi diversi.
L'Assemblea ha approvato il rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l'anno 2014 e il progetto di bilancio interno del Senato per l'anno 2015.
Il vice presidente della Commissione bilancio, sen. Sangalli (PD), ha evidenziato il trend di riduzione della spesa e di maggiore di efficienza, conseguito attraverso la riorganizzazione dell'amministrazione e la diminuzione del personale. Il sen. questore De Poli (AP), nel sottolineare il risparmio di 115 milioni conseguito in tre anni, ha richiamato l'esigenza di contenere la spesa e di innovare l'amministrazione, in linea con le riforme istituzionali ed economiche del Paese. Il bilancio consuntivo per il 2014 evidenzia un avanzo di esercizio di circa 40 milioni. Le misure principali che hanno concorso al contenimento della spesa sono la riduzione delle indennità e del rimborso spese dei senatori, il blocco del turn over e dell'adeguamento dei contratti del personale, i pensionamenti. Il bilancio preventivo per il 2015, che fissa la spesa in 540,5 milioni, prevede un'ulteriore riduzione di 39 milioni, conseguita attraverso il contributo di solidarietà e risparmi strutturali riguardanti tutti gli aggregati del bilancio. Il questore ha ricordato, infine, il risparmio energetico, l'innovazione informatica, l'integrazione delle amministrazioni parlamentari, la riorganizzazione dei servizi.
Nella discussione sono intervenuti i sen. Petrocelli, Cotti, Gaetti, Morra, Crimi, Santangelo, Vilma Moronese, Michela Montevecchi (M5S); Pegorer, Annamaria Parente, Angelica Saggese (PD); Buemi (Aut).
Dopo l'espressione del parere del sen. questore Malan (FI-PdL), l'Assemblea ha approvato l'ordine del giorno G1, a firma dei sen. Zanda (PD), Romani (FI-PdL), Schifani (AP), Ferrara (GAL), Zeller (Aut), Bonfrisco (CR), che impegna a proseguire l'integrazione funzionale di settori omogenei delle amministrazioni parlamentari e l'armonizzazione giuridica ed economica del personale delle Camere, a valutare le innovazioni del Jobs Act per regolare il rapporto con i collaboratori, a verificare l'utilizzo di piattaforme informatiche per l'affidamento di appalti. Accolti anche gli ordini del giorno, a prima firma della sen. Comaroli (LN), G3, che chiede nell'ambito della razionalizzazione di tener conto del diverso carico di lavoro delle Commissioni, e G39 sull'utilizzo dei parametri prezzo-qualità individuati da Consip Spa. Approvati gli ordini del giorno, a prima firma del sen. Castaldi (M5S), G18 (testo 2), sulla pubblicazione sul sito internet dei nomi di coloro che percepiscono il vitalizio, G29 (testo 2) sulla pubblicazione delle consulenze sul sito internet, e G49, riguardante iniziative contro lo spreco alimentare.
Sono stati respinti o dichiarati inammissibili ordini del giorno di M5S volti a dimezzare l'indennità e la diaria dei senatori, sopprimere le indennità di carica, disporre la cessazione dei vitalizi e dell'assegno di fine mandato, introdurre un limite di durata agli incarichi dei consiglieri dell'amministrazione.
Nelle dichiarazioni di voto il sen. Castaldi (M5S), dopo aver ricordato che i componenti del Gruppo rinunziano a metà dell'indennità, ha giudicato timida la diminuzione della spesa complessiva e ha annunciato voto contrario. La sen. Comaroli (LN) ha annunciato l'astensione, auspicando un'ulteriore contenimento dei costi e una maggiore informazione sul bilancio interno. La sen. Petraglia (SEL) ha evidenziato il contributo del personale al contenimento dei costi, ha auspicato una maggiore tutela dei collaboratori, ha rilevato che la riforma del bicameralismo, che scarica sui bilanci regionali l'indennità dei senatori, non comporta risparmi per la finanza pubblica. Hanno annunciato voto favorevole i sen. Buemi (Aut), che ha insistito sulla necessità di superare l'autodichia, D'Ambrosio Lettieri (FI-PdL), che ha posto l'accento sulla centrale unica di committenza, Mandelli (FI-PdL) e Del Barba (PD), che ha segnalato criticità sul trattamento del personale in quiescenza.
L'Assemblea ha ripreso l'esame del L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione, recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo.
Nella seduta antimeridiana del 22 luglio si è conclusa la discussione generale e si sono svolte le repliche dei relatori e del rappresentante del Governo.
In relazione ad una missiva del Ministro dell'economia Padoan che annuncia la volontà di rinnovare entro la prossima settimana il consiglio di amministrazione della RAI in base alla vigente legge Gasparri, i sen. Crosio (LN) e Airola (M5S) hanno invitato l'Esecutivo a rispettare il lavoro parlamentare e a consentire alla Commissione di vigilanza di valutare i candidati. La sen. Anna Bonfrisco (CR) ha rilevato che il patto del Nazareno è ancora in auge. La sen. De Petris (SEL) ha espresso sconcerto per la condotta del Governo: l'esame del ddl di riforma della RAI è stato accelerato in vista del rinnovo del cda, non vi è più ragione per votare il testo entro il 31 luglio. Il sen. Gasparri (FI-PdL) ha ricordato che il suo Gruppo non ha fatto ostruzionismo ma ha avanzato proposte in piena trasparenza.
Il Vice Ministro dello sviluppo economico Giacomelli ha ricordato che il Governo ha rinunciato all'ipotesi di un decreto sulla governance della RAI, optando per un ddl aperto al confronto con il Parlamento. Se l'esame parlamentare si fosse concluso in tempi brevi, sarebbe stata possibile una breve proroga dei vertici scaduti, ma l'azienda non può rimanere per mesi in una situazione di immobilismo. Secondo il Vice Ministro il lavoro parlamentare può proseguire, mentre i tempi e le modalità del rinnovo del cda saranno oggetto di confronto tra il Governo e il Presidente della Commissione parlamentare di vigilanza.
La sen. De Petris (SEL) ha chiesto la convocazione della Conferenza dei Capigruppo. Secondo il sen. Airola (M5S) c'è già un accordo sui nuovi vertici, che affosserà la RAI. Per salvare l'azienda occorrerebbe un cda indipendente e snello, capace di superare il carattere generalista della televisione pubblica. Il sen. Romani (FI-PdL) ha negato l'esistenza di accordi sottobanco sulle nuove nomine; ritenendo che la legge vigente garantisca maggiormente le prerogative parlamentari, si è associato alla richiesta di rideterminare i tempi di esame della riforma.
La Conferenza dei Capigruppo ha confermato, a maggioranza, il calendario già approvato.