488ª Seduta pubblica
Mercoledì 22 luglio 2015 alle ore 09:31
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1880 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione,recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo.
Nella seduta di ieri è proseguita la discussione generale, iniziata il 16 luglio.
Il ddl interviene sulla governance della RAI. L'articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. La Commissione ha introdotto il richiamo alla concessione che riconosce alla RAI il ruolo di gestore del servizio pubblico. L'articolo 2 prevede la riduzione dei membri del consiglio di amministrazione da nove a sette: due vengono eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato; due sono designati dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, e uno è designato dall'assemblea dei dipendenti della RAI. La Commissione ha introdotto requisiti di professionalità e trasparenza per la nomina dei membri del consiglio di amministrazione, prevedendo tra l'altro che siano assicurati rappresentanza di genere, equilibrio delle professionalità, assenza di conflitti di interesse. Il Consiglio elegge tra i suoi membri il presidente, la cui nomina, nel testo proposto dalla Commissione, torna ad essere subordinata al parere favorevole della Commissione parlamentare di vigilanza. Il parere favorevole della Commissione è necessario anche nel caso di revoca. Il consiglio di amministrazione approva il piano industriale e il piano editoriale, il preventivo di spesa annuale, gli investimenti di importo superiore a dieci milioni di euro. Su proposta dell'assemblea, nomina poi l'amministratore delegato, figura che sostituisce il direttore generale e risponde della gestione aziendale. L'amministratore delegato, per la cui nomina la Commissione ha introdotto requisiti di professionalità e onorabilità, dura in carica tre anni e ha tra i suoi compiti: assicurare coerenza nella programmazione con la linea editoriale; firmare atti e contratti; provvedere alla gestione del personale; proporre all'approvazione del consiglio di amministrazione gli atti e i contratti aventi carattere strategico; attuare il piano industriale, i piani del personale e di ristrutturazione, specifici progetti approvati dal consiglio di amministrazione. L'articolo 3 specifica che l'amministratore delegato e i componenti degli organi di amministrazione e controllo della RAI sono soggetti alle azioni civili di responsabilità previste dalla disciplina ordinaria delle società di capitali. Prevede inoltre la deroga, rispetto all'applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la produzione o la coproduzione di programmi radiotelevisivi, le relative acquisizioni di tempo di trasmissione, i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. Gli articoli 4 e 5 delegano il Governo ad adottare, entro dodici mesi, uno o più decreti legislativi finalizzati alla revisione della disciplina in materia di finanziamento del servizio pubblico e al riassetto normativo del settore. La Commissione ha introdotto, tra i criteri della delega, il finanziamento pubblico dell'emittenza locale e la garanzia di indipendenza economica e finanziaria della RAI.
Le opposizioni hanno criticato il ddl perché non muove da una definizione della missione del servizio pubblico televisivo, non garantisce l'indipendenza e la competenza dei membri del consiglio di amministrazione, non assicura il pluralismo dell'informazione, non tiene in considerazione numerose sentenze della Corte costituzionale. Il provvedimento, in continuità con la riforma costituzionale e la legge elettorale, svilisce il ruolo del Parlamento e punta a rafforzare l'influenza dell'Esecutivo sulla RAI. Le deleghe su questioni cruciali, quali il finanziamento e il riassetto normativo, sono eccessivamente generiche. Alcuni Gruppi - LN, FI-PdL, CR, GAL - propongono di privatizzare l'azienda e di abolire il canone televisivo. Secondo M5S i membri del consiglio di amministrazione non dovrebbero provenire da cariche politiche, il servizio pubblico dovrebbe essere snellito e bisognerebbe riformare l'Autorità garante delle comunicazioni. Critiche al provvedimento sono venute anche da alcuni senatori del PD che propongono di separare compiti di gestione e funzioni di indirizzo e controllo, seguendo il modello tedesco o anglosassone.
Questa mattina si è conclusa la discussione generale con gli intervenuti dei sen. Liuzzi (CR); Gibiino, Marin, Gasparri (FI-PdL); Stucchi, Volpi (LN); D'Anna (GAL); Cervellini (SEL); Scibona (M5S); Zavoli (PD).
In sede di replica, il relatore, sen. Ranucci (PD), ha evidenziato positivamente la composizione più snella del consiglio di amministrazione, il ruolo delle sedi locali, la separazione tra funzioni di vigilanza e poteri di nomina. Ha rilevato che il finanziamento della RAI deve essere garantito attraverso due fonti: la pubblicità e il canone. Ha manifestato apprezzamento per la proposta di M5S di prevedere requisiti di onorabilità per le nomine, ma ha espresso contrarietà alla proposta di incompatibilità con precedenti cariche politiche. Ha negato che accordi sottobanco abbiano determinato la soppressione della delega sull'innovazione tecnologica e la banda larga. Ha affermato, infine, che il buon lavoro svolto dalla Commissione potrà essere perfezionato in Aula. Il secondo relatore, sen. Buemi (Aut), ha affermato la necessità di finanziamenti certi e di un quadro normativo compatibile con i principi costituzionali. L'Assemblea dovrebbe licenziare un testo all'altezza delle sfide della competizione globale.
Il Sottosegretario di Stato Giacomelli ha posto l'accento sulla differenza tra il lavoro costruttivo svolto in Commissione e le critiche espresse in Aula. Ha negato che il ddl abbia un basso profilo: il rinnovo dei vertici dell'azienda e della concessione e il finanziamento della RAI sono questioni fondamentali per ridefinire e rilanciare il ruolo del servizio pubblico su scala europea. Il Governo è consapevole delle nuove piattaforme tecnologiche, della necessità di rivedere la direttiva europea sui media, di intervenire sull'offerta editoriale della RAI, che dovrebbe assumere una funzione di traino dell'industria audiovisiva nazionale. Il Vice Ministro ha affermato la necessità di rinnovare la concessione alla RAI, negando l'ipotesi di bandire una gara e di frammentare il servizio pubblico in base alla fonte di finanziamento e alla tipologia di programmi. Ha evidenziato infine che spetta al consiglio di amministrazione nominare e revocare l'amministratore delegato; il ddl si propone però di interrompere il circuito vizioso tra vigilanza e gestione. Il rappresentante del Governo, infine, si è dichiarato disponibile ad accogliere emendamenti di M5S e LN volti a precisare i profili di incompatibilità e i contenuti delle deleghe.
Non essendo pervenuti i pareri della Commissione bilancio, la Presidenza ha rinviato il seguito dell'esame.