481ª Seduta pubblica
Giovedì 9 luglio 2015 alle ore 09:34
Il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan ha reso un'informativa sulla crisi greca. Il Ministro ha ricostruito le origini della crisi greca richiamando il programma di aiuti dell'Europa e del Fmi, varato nel 2010 e scaduto il 30 giugno scorso, cui l'Italia ha contribuito per 35 miliardi. Nei mesi scorsi, nell'ambito dell'eurogruppo, l'Italia ha lavorato ad un accordo che, secondo il Ministro, è stato impedito dall'irrigidimento dei creditori e da una condotta sconfortante del Governo greco: assenza di concretezza e incertezza hanno fatto perdere molto tempo. Per attivare un nuovo piano di aiuti, ieri le autorità elleniche hanno avanzato una richiesta di prestito triennale, associato a un piano di riforme su tasse e pensioni. L'eurogruppo valuterà la proposta sabato prossimo. L'austerità è un falso problema, il punto è come creare opportunità di crescita e occupazione in una finestra che sarà più breve del previsto. Le attuali leve dello sviluppo sono tre: il fondo europeo per gli investimenti strategici, le riforme strutturali, il quantitative easing. L'avanzo primario è necessario per la riduzione del debito, ma la politica di bilancio deve fare attenzione alla composizione, non solo ai saldi e, in questo mix, si inserisce la regola di flessibilità. Di fronte alla crisi greca occorre accelerare l'integrazione, rafforzare le istituzioni (unione bancaria, politiche fiscali e di bilancio), restituire fiducia: senza la fiducia cadono investimenti, consumi, domanda interna e si privilegiano le scelte di breve periodo. La fiducia richiede simmetria nei comportamenti e nelle politiche tra paesi in deficit e paesi in surplus, condivisione dei rischi, politica dell'occupazione: l'eurogruppo si occuperà di questi temi la prossima settimana. In conclusione, ha affermato il Ministro, l'euro ha compiuto progressi e l'Italia è più forte in virtù delle riforme.
Nel successivo dibattito sono intervenuti i sen. Anna Bonfrisco (CR), Volpi (LN), Ferrara (GAL), Fravezzi (Aut), Marino (AP), Loredana De Petris (SEL), Barbara Lezzi (M5S), Paolo Romani (FI-PdL) e Guerrieri Paleotti (PD).
Secondo Conservatori e Riformisti e GAL la crisi greca evidenzia tutti i limiti dell'euro, della tecnocrazia, dei parametri rigidi, di un'Unione a guida franco-tedesca. Secondo la Lega Nord l'informativa del Ministro è stata inutile: il Governo italiano è servile rispetto al disegno egemonico tedesco, che prevede ulteriori cessioni di sovranità senza contrappesi democratici. Anche Forza Italia si è dichiarata delusa dell'informativa del Ministro, che non ha chiarito la posizione del Governo italiano nella complicata trattativa e non ha indicato i costi di un'eventuale uscita dall'euro della Grecia. Il Gruppo ha posto l'accento sull'irrilevanza del Governo italiano in Europa e ha ricordato il costo del welfare greco, le elevate spese militari a beneficio dell'industria militare tedesca, il già avvenuto taglio del debito. Secondo Movimento 5 Stelle la crescita è incompatibile con il Fiscal compact e non può essere in alcun modo garantita dal piano Juncker. Lo stesso Fondo monetario internazionale ha riconosciuto che l'austerità aggrava la crisi e rende impossibile restituire il debito. Secondo SEL il premier Renzi ha schierato l'Italia con i falchi del rigore, puntando sulla vittoria del sì nel referendum greco e arruolandosi in una campagna di bugie e ricatti. Gli aiuti sono andati a beneficio non della popolazione greca ma del settore finanziario tedesco: la Germania ha esportato instabilità in tutta la zona euro, che sarebbe già saltata senza le pressioni degli USA. Per salvare l'Europa, il Governo italiano dovrebbe sostenere le richieste della Grecia e la ristrutturazione del debito e promuovere una conferenza per rivedere i trattati e rinegoziare il debito dei paesi più esposti. Secondo il PD l'uscita dall'euro sarebbe una catastrofe economica sociale e politica per la Grecia e avrebbe un impatto drammatico anche sull'Europa: aumenterebbero i costi di finanziamento dei Paesi periferici e l'instabilità geopolitica. L'Unione europea è irreversibile, il ritorno alle monete nazionali condanna alla marginalità. Secondo i Gruppi Aut e AP la crisi greca, di cui è responsabile il Governo ellenico, va affrontata con una maggiore integrazione europea.
L'Assemblea ha respinto la richiesta di dichiarazione d'urgenza in ordine al ddl costituzionale d'iniziativa popolare n. 545, per l'ammissibilità dei referendum abrogativi sulle leggi tributarie e di ratifica dei trattati internazionali.
A favore della richiesta, illustrata dal sen. Candiani (LN), si sono pronunciati i sen. Endrizzi (M5S), Bonfrisco (CR), Uras (SEL), Malan (FI-PdL). Contro la richiesta è intervenuto il sen. Pagliari (PD).
L'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 1176-B, recante istituzione del "Giorno del Dono".
Il relatore, sen. Morra (M5S), ha riferito sul contenuto del provvedimento. Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Falanga (CR), che ha espresso contrarietà al ddl, e Puglia (M5S). Nelle dichiarazioni di voto hanno annunciato voto favorevole i sen. Liuzzi (CR), Erika Stefani (LN), Romano (Aut), Alessandra Bencini (Misto), Endrizzi (M5S), Laura Bianconi (AP), Mazzoni (FI-PdL) e Doris Lo Moro (PD). In dissenso dal Gruppo, il sen. Giovanardi (AP) ha dichiarato di non votare il provvedimento.