372ª Seduta pubblica
Lunedì 12 gennaio 2015 alle ore 17:04
Il Ministro degli affari esteri Gentiloni ha reso un'informativa sull'attentato terroristico al periodico Charlie Hebdo a Parigi. Ieri a Parigi è stata approvata una dichiarazione comune per la sicurezza europea e lunedì prossimo si discuterà a Bruxelles di un'intesa sui dati dei passeggeri delle compagnie aeree, per la quale occorre il via libera del Parlamento europee. Non è in discussione la sospensione del trattato di Schengen, ovvero la libera circolazione delle persone, bensì l'utilizzo di un sistema informativo in caso di attraversamento della frontiera esterna. Sul piano interno il Governo ha rafforzato le misure di sicurezza e intende adottare un nuovo strumento normativo per i foreign fighters. Le minacce del terrorismo di matrice islamica si sono aggravate in molte aree, in modo particolare in Medio Oriente - dove il terrorismo si è fatto Stato e controlla importanti risorse - e in Libia. L'Italia è impegnata nella lotta contro il Califfato attraverso la fornitura di armi, l'addestramento di soldati, il sostegno politico al nuovo governo iracheno, che deve includere le minoranze sunnita e curda, l'appoggio ad una linea di prudenza in Siria, l'intervento umanitario per i rifugiati con particolare riguardo alle minoranze cristiane e alle donne. In Libia il Governo sostiene il tentativo delle Nazioni Unite di promuovere un incontro di riconciliazione nazionale a Ginevra. Confondere Islam e terrorismo - ha detto il Ministro - sarebbe un errore pericoloso e precluderebbe la collaborazione con alleati indispensabili. Il terrorismo va combattuto con l'unità, senza rinunciare alle libertà fondamentali.
Nel conseguente dibattito, il sen. Maran (SC) ha paragonato il terrorismo jihadista alle Brigate Rosse, ponendo l'accento sulla natura ideologica dei due fenomeni. Secondo il sen. Mario Mauro (GAL) l'Europa relativista e politicamente corretta appare impotente a contrastare il radicalismo teologico-politico dell'Islam. Il sen. Crosio (LN) ha proposto la sospensione del trattato di Schengen e un controllo attento sulle moschee. Ha chiesto, inoltre, al Governo italiano di riprendere il confronto con la comunità musulmana e di revocare la residenza a soggetti inseriti nelle no fly list. E' difficile contrastare i fondamentalismi - ha osservato il sen. Buemi (Aut-PSI) - senza lotta alle diseguaglianze, rispetto delle identità, rilancio della cooperazione economica. A livello europeo, occorrono un'efficace politica mediterranea e una maggiore integrazione politica. Secondo il sen. De Cristofaro (SEL) il terrorismo non va combattuto con leggi eccezionali e restrizioni alle libertà. Per contrastare i fondamentalismi serve una politica estera europea che muova dal riconoscimento delle scelte sbagliate della geopolitica occidentale: le avventure belliche in Iraq, Libia, Siria non hanno esportato la democrazia ma hanno alimentato il terrorismo, e il mancato sostegno allo Stato palestinese e al Pkk ha indebolito i nemici del fondamentalismo. Secondo il sen. Compagna (NCD-UDC) non bisogna avere incertezze nella reazione al terrorismo. E' stato un errore, inoltre, il mancato richiamo alle radici ebraico-cristiane della cultura europea. Il sen. Lucidi (M5S) ha posto l'accento sulle incongruenze e le ipocrisie del Governo nelle informative rese sull'Isis e sulle misure di sicurezza adottate. La minaccia terroristica va contrastata garantendo la dignità delle persone, non costruendo uno Stato di polizia. Il sen. Gasparri (FI-PdL) ha invitato a riflettere sugli errori commessi con la guerra in Libia e con il ritiro affrettato delle truppe in Iraq e in Afghanistan. Per contrastare il terrorismo bisogna rivedere le politiche di immigrazione, scorporare le spese di sicurezze dal patto di stabilità, ricercare il dialogo con la Russia, difendere il modello di civiltà occidentale. Secondo il sen. Zavoli (PD) occorre una risposta culturale inedita: un pluralismo consapevole e responsabile, nutrito dalla ragione. La minaccia della guerra di civiltà, che alimenta un razzismo pericoloso, va scongiurata laicizzando i termini dello scontro. E' bene che l'Europa non si divida sul trattato di Schengen e si ampli il fronte della dissuasione.