330ª Seduta pubblica
Martedì 14 ottobre 2014 alle ore 16:31
Al termine della discussione della NOTA di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014, l'Assemblea ha approvato a maggioranza assolutala risoluzione n. 100, presentata dai Capigruppo di maggioranza, che autorizza il Governo, ai sensi dell'articolo 81 secondo comma della Costituzione, a richiedere lo scostamento temporaneo dal percorso di convergenza verso l'obiettivo di medio periodo. E' stata approvata anche la proposta di risoluzione di maggioranza n. 3, che approva la Nota. Le risoluzioni delle opposizioni sono risultate precluse.
La relatrice, sen. Zanoni (PD), ha riferitosullaNota di aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, presentata dal Governosulla base dei nuovi dati diffusi dall'Istat e in coerenza con il nuovo sistema di contabilità europea (SEC 2010). La Nota evidenzia un peggioramento delle stime di crescita dell'economia italiana a causa del mutato quadro internazionale e della debolezza della domanda interna, in particolare degli investimenti. Per il 2014 si stima una contrazione del PIL pari allo 0,3 per cento rispetto alla crescita dello 0,8 indicata nel DEF. Tutte le variabili macroeconomiche manifestano un rallentamento: importazioni, consumi finali, investimenti fissi lordi (dal 2 al -2,1), esportazioni (dal 4 all'1,9). Il tasso di disoccupazione si attesta al 12,6 per cento mantenendosi stabile nel 2015. Le previsioni programmatiche, a differenza delle previsioni tendenziali, scontano gli effetti della prossima legge di stabilità. Il significativo rallentamento dell'economia rende necessario un aggiustamento fiscale più graduale: laNota prevede per il 2014 un indebitamento netto del 3 per cento (anziché al 2,6) del PIL, pari alla soglia definita dalle regole di bilancio europee. Il peggioramento deriva dalla discesa dell'avanzo primario (dal 2,6 all'1,7) solo in parte compensata dalla flessione della spesa per interessi (-0,5 punti percentuali di PIL). Il deficit risulta più elevato per effetto di una dinamica più sfavorevole delle spese correnti (+17 miliardi) e delle spese in conto capitale (+15 miliardi), solo parzialmente compensate dalle minore uscite per interessi (-6 miliardi) e dalle maggiori entrate correnti (+20 miliardi). Considerate le condizioni eccezionali del 2015, il pareggio di bilancio in termini strutturali (al netto della componente ciclica e delle misure una tantum) è posticipato dal 2016 al 2017.Il Governo intende attuare nel 2015 una manovra espansiva pari a 0,7 punti di PIL, corrispondente alla differenza tra indebitamento tendenziale (-2,2 per cento) e indebitamento programmatico (- 2,9 per cento). Lo spazio di bilancio così creato sarà impiegato per ridurre la pressione fiscale per le famiglie a reddito medio-basso e per le imprese. I ddl collegati alla manovra di bilancio 2015-2017 riguardano la riorganizzazione della pubblica amministrazione, la revisione della spesa, la delega sugli enti locali. Il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili, debitorie e dei rimborsi IVA, è pari a -58 miliardi nel 2015, -27 nel 2016 e -15 nel 2017. L'evoluzione del rapporto debito/Pil risente in misura significativa dell'adozione del sistema contabile SEC 2010. Il 2014 dovrebbe chiudersi con un rapporto debito/Pil pari al 131,6 per cento,inferiore a quello programmato nel DEF (134,9).La stima della spesa per interessi passa dal 4,8 per cento del 2013 al 4,2 del 2018. L'Ufficio di bilancio ha validato il quadro macroeconomico della Nota.
Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Crosio, Tosato (LN); Molinari, Castaldi, Serenella Fucksia, Cioffi, Endrizzi (M5S); Mandelli, Galimberti, Anna Cinzia Bonfrisco (FI-PdL); Casson, Guerrieri Paleotti (PD); D'Anna (GAL); Paola De Pin (Misto); Azzollini (NCD).
Secondo Movimento 5 Stelle, nessun evento eccezionale giustifica lo scostamento dagli obiettivi programmati di risanamento della finanza pubblica: le stime a ribasso confermano il carattere disastroso delle politiche di austerità fin qui seguite. Le clausole di salvaguardia per il 2016 (aumenti dell'IVA e delle imposte indirette per 12 miliardi) avrebbero effetti devastanti. Le riforme del mercato del lavoro hanno comportato un tracollo dell'occupazione e dei redditi da lavoro. La stima del Fmi del rapporto debito-Pil è superiore di 5 punti a quella della Governo. La previsione di crescita dello 0,6 per il 2015 pecca di eccessivo ottimismo. Dell'annunciata riduzione dell'Irap beneficeranno solo le grandi imprese. La crescita del Pil non può prescindere dalla produzione industriale, strozzata dalla pressione fiscale e dalla speculazione, e da un adeguato sostegno della domanda interna. Occorre dunque spostare la tassazione dal lavoro alla rendita, investire in piccole opere, stanziare risorse per le innovazioni di processo, istituire il reddito di cittadinanza.
Secondo Forza Italia la Nota è superata dall'annuncio alla stampa dei contenuti della prossima manovra finanziaria, il cui impatto stimato sul Pil è peraltro molto modesto. Il bonus fiscale di 80 euro, spacciato come minore entrata, è stato invece contabilizzato come maggiore spesa a debito e ha avuto un effetto nullo sul Pil. La crisi ucraina ha ridotto il volume delle esportazioni. Il Governo non ha mantenuto le promesse sul pagamento alle imprese dei debiti della pubblica amministrazione. La Nota evidenzia che la pressione fiscale è aumentata: finora soltanto il Governo Berlusconi è stato capace di ridurre la pressione fiscale. Per invertire il ciclo l'Esecutivo in carica dovrebbe mettere mano a una riforma fiscale equa e ad una revisione del sistema di calcolo delle pensioni.
Secondo la Lega Nord la recessione deriva da stupide politiche di austerità e da una pressione fiscale insostenibile. Dalla Nota si evince che il Presidente del Consiglio vende fumo e false promesse e continua a peccare di ottimismo ingiustificato. La caduta del Pil è superiore a quella della crisi del '29: dal 2009 ad oggi si sono persi nove punti. Le previsioni del 2015 e 2016 sono inficiate dalla sovrastima della riduzione della spesa per interessi e dal conteggio delle attività illegali nel Pil. L'allegato infrastrutture è un libro dei sogni. Il bonus di 80 euro è stato finanziato a debito. Le clausole di salvaguardia sono preoccupanti, così come il calo dell'export verso la Russia. Probabili tagli lineari alla spesa metteranno in crisi i comuni virtuosi.
Secondo Scelta Civica la Nota prevede un allontanamento temporaneo dall'obiettivo di medio termine senza allentare il controllo sulla riduzione e riqualificazione della spesa pubblica. Lo stato recessivo dell'economia è indubitabile: una politica tutta incentrata su tagli di spesa avrebbe effetti pro ciclici, occorre dunque puntare sulla riduzione delle entrate in parte finanziata in deficit.
GAL ha criticato l'impostazione statalista del Governo, rilevando che un'economia di mercato necessita di uno Stato minimo. Ha posto l'accento sulla natura monetaria della crisi e ha auspicato una revisione dei Trattati europei.
Secondo Nuovo Centrodestra e Per l'Italia il Governo ha due meriti: esplicita la situazione recessiva dell'economia italiana e opta in modo trasparente per una manovra espansiva, nei limiti di un rapporto defict-Pil al 3 per cento. Due sono gli elementi di preoccupazione della manovra: la spending review richiede studi approfonditi e non può produrre effetti immediati; occorre rivedere la clausola di salvaguardia per il 2016, che prevede un aumento di 12,4 miliardi di aumento delle imposte indirette. Per la ripresa non è sufficiente sostenere la domanda, occorre intervenire sulle strozzature dell'offerta e favorire gli investimenti su ricerca e sviluppo ed energia.
Secondo il PD, anche se la terapie fin qui seguite nell'eurozona hanno aggravato la crisi, e occorre discontinuità nella politica fiscale, l'ancoraggio dell'Italia all'euro è fondamentale, anche in vista di eventuali turbolenze finanziarie. I margini offerti dal rallentamento del riequilibrio strutturale vanno utilizzati bene e il tema delle coperture diviene cruciale per la credibilità dell'annunciata manovra di 30 miliardi. Sono necessari interventi strutturali per la ricomposizione della spesa. La scelta del Tfr in busta paga non servirà a sostenere i consumi.
SEL e Gruppo Misto hanno posto l'accento sull'incertezza delle previsioni del Governo, sottolineate anche da Bankitalia e dalla Corte dei conti. La previsione di crescita dello 0,6 per il 2015 è un atto di fede o di propaganda. I Governi cambiano ma seguono sempre l'agenda della BCE. Lo slittamento del pareggio di bilancio non inverte la rotta: la clausola di salvaguardia avrebbe un effetto recessivo dello 0,7. Dalla crisi si esce solo con politiche espansive e investimenti pubblici: il nodo è rimettere in discussione il Fiscal compact. Le riforme strutturali sono sopravvalutate e non producono effetti espansivi, mentre la politica monetaria della BCE favorisce unicamente le banche: la liquidità non affluisce a famiglie e imprese, ma alimenta operazioni speculative sui titoli del debito dei Paesi mediterranei.
In replica, la relatrice ha fatto appello alla condivisione nazionale per ritrovare il sentiero della crescita. Il Vice Ministro dell'economia Morando ha osservato che le cause della crisi riguardano sia il versante dell'offerta sia il versante della domanda. La politica monetaria espansiva della BCE è insufficiente, occorre una politica fiscale espansiva accompagnata da riforme strutturali. A livello europeo sono necessari investimenti per la connessione tra le reti energetiche e per l'innovazione tecnologica. L'aumento dell'indebitamento netto dal 2,2 al 2,9 per cento sarà utilizzato per investimenti pubblici e privati e per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Occorre ridurre l'Irap e trasformare il bonus di 80 euro per consentirne la contabilizzazione come minore entrata; occorre sostituire il patto di stabilità interno con l'obbligo del pareggio di bilancio per liberare gli investimenti degli enti locali. Il Vice Ministro ha infine accolto le risoluzioni di maggioranza n. 100 e n. 3, mentre ha respinto le proposte di risoluzione di M5S, FI, LN e SEL.
Hanno dichiarato voto favorevole alle risoluzioni di maggioranza i sen. Linda Lanzillotta (SC), Fravezzi (Aut-PSI), Luigi Marino (PI), Federica Chiavaroli (NCD), Santini (PD). Hanno annunciato voto contrario alla risoluzione di maggioranza i sen. D'Anna (GAL), Silvana Comaroli (LN), Loredana De Petris (SEL), Lezzi (M5S), Ceroni (FI-PdL).
In apertura di seduta il Presidente Grasso ha espresso cordoglio e commossa partecipazione per il nubifragio che ha colpito Genova, nella notte di giovedì 9 ottobre, provocando un disastro ambientale. Dopo che l'Assemblea ha osservato un minuto di silenzio, il sen. Zanda (PD) ha chiesto un'informativa urgente del Governo. La sen. De Petris (SEL) ha ricordato che il suo Gruppo chiede da anni un piano dettagliato di interventi per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Il sen. Marinello (NCD) ha sollecitato uno snellimento delle procedure di intervento. Il sen. Divina (LN) ha parlato di tragedia evitabile, il sen. Caliendo (FI-PdL) di disastro annunciato. Il sen. Maurizio Rossi (Misto) ha deplorato il tentativo di scaricare sulla magistratura responsabilità che sono di natura politica e ha sollecitato l'invio a Genova di un commissario straordinario. Anche il sen. Cioffi (M5S) ha evidenziato le responsabilità politiche della cattiva gestione del territorio. Il sen. Pagliari (PD) ha ricordato i danni del maltempo nella provincia di Parma.
In relazione a quanto accaduto mercoledì scorso, nella seduta di approvazione del jobs act, il Consiglio di Presidenza ha deliberato sanzioni nei confronti di alcuni senatori.Ai sen. Petrocelli (M5S) e Centinaio (LN) è interdetta la partecipazione ai lavori, rispettivamente per uno e cinque giorni. Il sen. Palma (FI-PdL) ha chiesto ragione della deplorazione, il sen. Falanga (FI-PdL) ha chiesto ragione della censura.