327ª Seduta pubblica
Mercoledì 8 ottobre 2014 alle ore 16:01
Con 165 voti favorevoli, 111 contrari e 2 astenuti l'Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando il maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl n. 1428 (jobs act), recante deleghe in materia di lavoro. Il testo passa alla camera dei deputati.
L'articolo 1 conferisce una delega al Governo in materia di ammortizzatori sociali. L'articolo 2 contiene una delega in materia di servizi per il lavoro e politiche attive. L'articolo 3 delega il Governo a semplificare le procedure e gli adempimenti. L'articolo 4 contiene una delega per riordinare la disciplina dei rapporti di lavoro, delle forme contrattuali e dell'attività ispettiva. L'articolo 5 prevede una delega per tutelare esigenze di cura, di vita e di lavoro.
L'esame in Aula del ddl è iniziato nella seduta pomeridiana del 24 settembre. Nella seduta antimeridiana di oggi si è conclusa la discussione generale e hanno avuto luogo le repliche del relatore, sen. Sacconi (NCD), e del Ministro del lavoro Poletti.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Boschi ha posto la questione di fiducia sull'approvazione dell'emendamento interamente sostitutivo, presentato dal Governo. Il Presidente Grasso ha quindi trasmesso l'emendamento alla Commissione bilancio e ha convocato la Conferenza dei Capigruppo.
I sen. Loredana De Petris (SEL), Centinaio (LN), Petrocelli (M5S), Ferrara (GAL) hanno criticato i Gruppi di maggioranza che si sono opposti alla ragionevole richiesta delle opposizioni di avere un tempo congruo per esaminare l'emendamento governativo. Il sen. Paolo Romani (FI) ha precisato che, essendo venuta meno la possibilità di far coincidere il voto finale del ddl con il vertice europeo sull'occupazione, anche il suo Gruppo ha chiesto un tempo adeguato per esaminare il nuovo testo.
Le numerose proposte di variazione del calendario avanzate dalle opposizioni, tra cui la proposta di differire a domani le dichiarazioni sul voto di fiducia, sono state respinte.
Il presidente della Commissione bilancio sen. Azzollini (NCD), nel riferire sui profili di copertura, ha rilevato che l'emendamento presentato dal Governo, diverso dal testo licenziato dalla Commissione, è corredato di relazione tecnica regolarmente bollinata. Una clausola di salvaguardia prevede che eventuali maggiori oneri siano coperti tramite una legge.
Nella discussione sulla fiducia sono intervenuti i sen. Emanuela Munerato, Divina (LN); Alessandra Bencini (Misto); Paola Nugnes, Giarrusso, Paola Taverna (M5S); Gasparri, Malan, Piccinelli (FI-PdL); Barozzino, De Cristofaro (SEL); Fornaro, Santini (PD).
Movimento 5 Stelle ha evidenziato che, nonostante il ricorso alla fiducia su una delega in bianco contraria alle prescrizioni costituzionali, il Presidente del Consiglio non è riuscito a portare al vertice europeo lo scalpo dell'articolo 18. Il jobs act, ispirato dall'ideologia dell'ultradestra americana, mira ad aumentare l'esercito industriale di riserva e provocherà conflitto sociale. Ad ostacolare gli investimenti nel Paese non è l'articolo 18, bensì la corruzione. Un'autentica flexsecurity presuppone reddito di cittadinanza, investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico, formazione permanente. SEL ha posto l'accento sulle violazione delle regole costituzionali e sulle mistificazioni del PD che si appresta a licenziare un provvedimento contro i lavoratori che neanche il Governo Berlusconi era riuscito ad approvare. Annunciato come un piano per il lavoro il jobs act si è rivelato un piano per la distruzione delle tutele. I Paesi più competitivi si basano su lavoro qualificato e tutelato: il modello perseguito dal Governo è basato su precarizzazione, bassi salari, produzione di scarsa qualità. Il Gruppo Misto, preannunciando la non partecipazione al voto, ha sottolineato che la questione di fiducia ha impedito di discutere le proposte di modifica. Ha invitato, inoltre, il Governo a contrastare evasione e corruzione e ad ascoltare le parti sociali prima di emanare i decreti attuativi.
Pur ritenendo che maggiore flessibilità favorisca occupazione e contrasti la delocalizzazione, FI-PdL ha criticato le forzature del Governo, che ha espropriato il Parlamento dell'attività legislativa. Dopo che le opposizioni hanno responsabilmente ritirato gli emendamenti in Commissione, il Governo ha posto la fiducia su un testo che recepisce solo gli emendamenti della minoranza del PD. Nel merito, il Gruppo ha rilevato che la delega è generica e l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è stato soppresso: il testo non cancella l'obbligo di reintegro e non risolve numerosi conflitti interpretativi. I dati macroeconomici del Paese sono fortemente deteriorati e il Gruppo, pur collaborando alle riforme istituzionali, ha una diversa idea di politica economica: per attirare investimenti il Governo avrebbe dovuto subito detassare il lavoro e rilanciare la domanda interna. Secondo GAL la delega favorisce il capitalismo italiano assisto dallo Stato e non affronta il problema del lavoro inefficiente nella pubblica amministrazione. Se si somma il jobs act alla riforma del Senato e alla legge elettorale voluta dal Presidente del Consiglio, emerge un quadro complessivo di riduzione degli spazi democratici.
Secondo la Lega Nord la delega è una somma di spot pubblicitari: per creare lavoro occorre ridurre la pressione fiscale, fare affluire credito alle imprese, abrogare la riforma Fornero, abolire gli studi di settore. Non si può rilanciare il lavoro senza risorse e non si può affidare la riforma del lavoro a chi non ha mai lavorato. Alla finta riforma del Senato è seguita la finta riforma del lavoro: la politica si piega all'uomo solo al comando. Dopo la regolazione dei conti interna al PD, il Governo si appresta a riformare gli ammortizzatori sociali scaricando i costi sulle imprese.
Scelta Civica ha condiviso la scelta del ricorso alla fiducia. La riforma è centrale nel processo di integrazione europea, segnando il passaggio dal modello job property al regime di flexsecurity. Obiettivi fondamentali della delega sono la certezza delle norme e la semplificazione delle procedure. Nuovo Centrodestra è soddisfatto di aver contribuito ad una riforma che segna il passaggio da tutele rigide e passive alle opportunità affidate alla responsabilità individuale. Norme obsolete hanno irrigidito la produzione e scoraggiato nuova occupazione: occorre eliminare l'obbligo di reintegro. Per l'Italia, che avrebbe auspicato l'inserimento nella delega di una revisione della rappresentanza e della contrattazione, ha esortato il Governo a mantenere obiettivi di ammodernamento ambiziosi. La fiducia deve essere uno strumento per definire indirizzi, non per ricompattare il partito di maggioranza relativa. La delega va esercitata per superare la struttura duale del mercato del lavoro italiano, per contrastare parassitismi e valorizzare il merito, per aumentare la flessibilità in uscita con contratti più stabili. Secondo le Autonomie in sede di attuazione della delega il Governo dovrà concentrasi sulle politiche attive, sulla valorizzazione dell'apprendistato, sulla flessibilità nei settori dell'agricoltura e del turismo, sulla semplificazione delle norme riguardanti le assunzioni, sullo sviluppo della contrattazione aziendale e territoriale.
La minoranza del PD ha annunciato il voto di fiducia come atto di responsabilità verso il Paese e, nel ribadire le critiche di metodo e di merito al provvedimento, ha rinnovato l'impegno a uscire dalla crisi con maggiore coesione sociale e innovazione, non riducendo i diritti e umiliando i sindacati. Occorre definire il contratto a tutele crescenti: modifiche in tal senso potranno essere introdotte alla Camera. La dignità del lavoro non è una bandiera del passato: è il dna della sinistra italiana ed è motore di progresso. Per competere sui mercati internazionali non serve eliminare l'articolo 18, occorre cambiare l'organizzazione delle imprese. La maggioranza del PD ha invece annunciato una fiducia convinta ad un provvedimento che punta a rendere più inclusivo il mercato del lavoro e a tutelare chi non ha lavoro. Nella globalizzazione non c'è alternativa alla flessibilità e alla capacità di attirare investimenti. L'articolo 18 deve prevedere il reintegro solo per licenziamento ingiustificato per motivi disciplinari. La delega deve affrontare le principali criticità del mercato del lavoro, tra cui l'estensione degli ammortizzatori sociali e dell'indennità di disoccupazione. Il differenziale di crescita tra USA e Europa dipende non solo dalle politiche di austerità ma anche dalla mancanza di un assetto federale nell'Unione. Infine, i numerosi ricorsi alla questione di fiducia, da parte di Governi diversi, sono la spia evidente di una debolezza del sistema istituzionale: bisogna restituire alla democrazia capacità decisionale.
In sede di dichiarazioni di voto, hanno annunciato la fiducia i sen. Susta (SC), Marino (PI), Berger (Aut-PSI), Sacconi (NCD), Zanda (PD). Hanno negato la fiducia i sen. D'Anna (GAL), Centinaio (LN), Loredana De Petris (SEL), Nunzia Catalfo (M5S), Anna Maria Bernini (FI-PdL). In dissenso dal Gruppo, il sen. Di Maggio (PI) non ha partecipato alla votazione, segnalando che la delega non corrisponde alle richieste delle imprese.