322ª Seduta pubblica
Mercoledì 1 ottobre 2014 alle ore 16:32
In apertura di seduta il Presidente Grasso ha comunicato il nuovo calendario fino al 16 ottobre, approvato a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo. Domani pomeriggio ci sarà il question time con il Ministro dell'ambiente. La discussione sul jobs act proseguirà nella seduta antimeridiana di martedì 7. Nella settimana successiva il calendario prevede la discussione della Nota di aggiornamento del DEF e i decreti-legge sulla violenza negli stadi e sul processo civile.
L'Assemblea ha respinto le proposte di modifica avanzate dal sen. Petrocelli (M5S) e dalla sen. Loredana De Petris (SEL), volte a integrare il calendario con la mozione di sfiducia al Ministro Lorenzin e con l'esame del pacchetto anticorruzione.
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1428 (jobs act) e connessi, recante deleghe in materia di lavoro.
L'articolo 1 conferisce una delega al Governo in materia di ammortizzatori sociali. L'articolo 2 contiene una delega in materia di servizi per il lavoro e politiche attive. L'articolo 3 delega il Governo a semplificare le procedure e gli adempimenti. L'articolo 4 contiene una delega per riordinare la disciplina dei rapporti di lavoro, delle forme contrattuali e dell'attività ispettiva. L'articolo 5 prevede una delega per tutelare esigenze di cura, di vita e di lavoro.
Nella seduta antimeridiana è iniziata la discussione generale, che è proseguita con gli interventi dei sen. Galimberti, D'Ambrosio Lettieri, Anna Bonfrisco (FI-PdL); Alessandra Bencini (Misto); Sara Paglini, Paola Nugnes (M5S); Laura Puppato, Rossi (PD); Divina, Stucchi (LN); Ichino (SC).
Secondo Forza Italia un serio progetto per l'occupazione deve puntare sulle piccole e medie imprese e deve prevedere interventi sul credito e sul fisco. L'ipotesi di un versamento anticipato del Tfr a sostegno dei consumi, per evitare di danneggiare le imprese, dovrebbe contemplare un intervento della Cassa depositi e prestiti. Il jobs act giunge all'esame con grave ritardo rispetto al cronoprogramma annunciato dal Presidente del Consiglio, e ha contorni nebulosi: prevede numerosi decreti attuativi, che saranno emanati con ritardo, mentre nel Governo si susseguono dichiarazioni contrastanti. Nel frattempo il quadro macroeconomico peggiora e la ripresa viene costantemente rinviata. Il sindacato si attarda nella difesa dell'articolo 18, che riguarda pochi lavoratori, mentre la battaglia infuria sulle apparenze anziché sui contenuti: il problema centrale è infatti il costo del lavoro. Il Gruppo ha invitato il Governo a non ricorrere alla questione di fiducia e a non proporre un compromesso a ribasso, mirato a superare le divisioni interne al PD:
Secondo la Lega Nord l'articolo 18 è un falso problema: in presenza di una disoccupazione a livelli record, la questione è assumere non licenziare. Per creare lavoro occorre affrontare nodi cruciali come l'euro forte, la pessima riforma delle pensioni varata dalla Fornero, gli studi di settore che strozzano le imprese. Il Governo, che è riuscito a scontentare i sindacati dei lavoratori e le associazioni industriali, anziché annunciare riforme inesistenti dovrebbe concentrare i suoi sforzi sulla restituzione dei debiti dovuti alle imprese e sulla riduzione della pressione fiscale.
Secondo Movimento 5 Stelle la delega in bianco e a costo zero si inquadra in un programma di commissariamento del Paese. Il frastuono mediatico sull'abolizione del diritto di reintegro del lavoratore licenziato senza giustificato motivo ne è una prova. Lo Statuto dei lavoratori è stato già svuotato dalla legge Fornero. Con l'introduzione della nuova fattispecie contrattuale, non si punta ad estendere ma a ridurre le tutele, livellandole verso il basso per aumentare un esercito di lavoro di riserva che riduca ulteriormente i salari. Partito Democratico e Forza Italia convergono sulle politiche che hanno prodotto l'impoverimento e il declino produttivo del Paese: precarietà e svendita del patrimonio aziendale del Paese. I dati Ocse dimostrano che il mercato del lavoro italiano è flessibile, non vi è traccia di lavoratori superprotetti, la flessibilità non diminuisce la disoccupazione. Il vero dualismo italiano non è tra lavoratori protetti e non protetti, ma tra una classe di super ricchi e una massa di popolazione sempre più povera. Per creare maggiore occupazione, occorrono investimenti in ricerca e sviluppo, formazione, riduzione della pressione fiscale per le imprese, lotta alla corruzione, semplificazione normativa.
Secondo il Gruppo Misto perfar ripartire il mercato del lavoro e aumentare la competitività delle imprese non serve aumentare la flessibilità, che ha invece indebolito la produttività: in un paese caratterizzato da piccole aziende di proprietà familiare, occorre puntare invece sull'istruzione, su ricerca e sviluppo, sulle imprese di qualità. Il Gruppo ha invitato il Governo ad ascoltare le proposte dell'opposizione e ha avanzato rilievi puntuali in tema di politiche attive, Agenzia del lavoro, demansionamento, contratto nazionale, politiche per la maternità, risorse, superamento del dualismo del mercato del lavoro in direzione di una reale espansione delle tutele.
Secondo Scelta Civica, occorre modificare il diritto e la cultura del lavoro del Paese, passando dalla tutela del posto di lavoro, concepito come una proprietà del lavoratore, ad un sistema di flexsecurity che garantisca l'accesso al mercato del lavoro e alle competenze. Di qui la necessità di completare la riforma degli ammortizzatori sociali, avviata con la legge Fornero, di riformare i servizi dell'impiego, integrando pubblico e privato, di semplificare l'intera disciplina del lavoro, sostituendo il diritto al reintegro, in caso di licenziamento, con il diritto all'indennizzo.
Secondo la maggioranza del PD il ddl mira a riformare gli ammortizzatori sociali e a estendere le tutele. Senza ideologismi occorre cambiare un mercato del lavoro discriminatorio, dove coesistono lavoratori molto tutelati e lavoratori senza tutela. Il dibattito deve attenersi al merito: la delega introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti con l'obiettivo di rendere meno convenienti i contratti a termine e il reintegro per ragioni discriminatorie e disciplinari non è in discussione.
Secondo il sen. Rossi (PD) la riforma deve tenere conto della diversità del tessuto produttivo italiano: il settore manifatturiero, traino delle esportazioni, richiede contratti a tempo indeterminato, lavoro ad alta qualificazione, formazione continua, flessibilità di comparto. Nel settore dei servizi la flessibilità è invece utile per diminuire i costi, ma deve essere accompagnata da meccanismi di compensazione e di protezione.