311ª Seduta pubblica
Martedì 16 settembre 2014 alle ore 15:03
Il Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi ha reso un'informativa sulle linee di attuazione del programma di Governo.
Dopo aver ricordato gli interventi già realizzati o avviati dal suo Governo, che hanno consentito di superare una situazione di stallo politico e di interrompere un processo di caduta economica, il Premier ha elencato le principali riforme da approvare entro la fine della legislatura. Il programma dei mille giorni non risponde ad istanze dilatorie, bensì all'esigenza di realizzare un complesso coordinato di interventi. Per crescere, l'Italia non deve diventare un Paese normale e non deve inseguire modelli di altre Nazioni: deve invece valorizzare la sua specificità, puntando sulle produzioni di qualità piuttosto che sui bassi salari.
In una cornice internazionale delicata, l'Esecutivo punta a rafforzare la politica estera per recuperare all'Italia il ruolo che le spetta. Nonostante i media abbiano sottovalutato questo obiettivo, la nomina di Federica Mogherini ad alto rappresentante della politica estera europea rappresenta un risultato importante in una direzione che vede il Paese impegnato a restituire centralità al Mediterraneo e a difendere l'integrità statuale di Iraq, Libia, Egitto.
Entro il 2018 sarà completata la riforma costituzionale per il superamento del bicameralismo perfetto e il riequilibrio delle competenze tra Stato e enti territoriali. La riforma, che consente la più grande riduzione di ceto politico mai realizzata da un Paese occidentale, ha un alto valore simbolico: soltanto una politica che faccia la propria parte può contrastare efficacemente posizioni di rendita. Una priorità è il varo di una nuova legge elettorale. La riforma del diritto del lavoro, mirata a eliminare ingiustizie, a snellire gli ammortizzatori sociali e a semplificare le regole, dovrà essere affiancata da una politica industriale per promuovere occupazione. Dovranno essere definite, inoltre, la riforma della pubblica amministrazione, incentrata sulla digitalizzazione; la semplificazione e riduzione del carico fiscale e la diminuzione del costo del lavoro; la revisione della spesa; la riforma della scuola; la legge sui diritti civili; la riforma della RAI. Superando lo scontro ideologico del passato, la riforma della giustizia dovrà garantire tempi più celeri nel processo civile e maggiore tutela dell'indagato.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio, hanno preso la parola i sen. Susta (SC), Romano (PI), Ferrara (GAL), Zeller (Aut-PSI), Patrizia Bisinella (LN), Loredana De Petris (SEL), Sacconi (NCD), Petrocelli (M5S), Romani (FI-PdL), Zanda (PD).
Nell'ambito dei Gruppi di opposizione, GAL ha riconosciuto al Premier determinazione e abilità comunicativa, ma ha denunciato la vaghezza degli interventi annunciati e l'assenza di misure per il Mezzogiorno. La Lega Nord, che ha regalato al Presidente del Consiglio un cono gelato, ha evidenziato il vuoto di contenuti programmatici, gli annunci roboanti e le verità nascoste di un Governo che appare succube dell'Europa dei banchieri e dei burocrati. Ha richiamato quindi i dati economici deludenti del secondo semestre: produzione industriale a picco, povertà e disoccupazione crescenti, terzo anno di recessione, debito pubblico a livelli record, aumento della pressione fiscale. SEL ha espresso delusione per un'informativa priva di sostanza: il Premier ha taciuto sulle previsioni dell'Ocse, che annunciano un peggioramento rispetto all'anno precedente, non ha segnato alcuna svolta rispetto ai dogmi europei e ha chiesto al Parlamento un atto di fede. Il bonus degli 80 euro ha rivelato la sua natura propagandistica, la riforma costituzionale ha sostituito un Senato di eletti con un eletto di nominati. Un modello di sviluppo basato sulla qualità non richiede il livellamento verso il basso delle tutele dei lavoratori, bensì un piano per il lavoro e una politica energetica che punti sulle rinnovabili. Al contrario del Presidente del Consiglio, Movimento 5 Stelle auspica un Paese normale, dove il credito affluisca alle imprese anziché alla speculazione finanziaria, non ci siano caste, i partiti non possiedano banche, assicurazioni, reti della grande distribuzione. In mille giorni il Gruppo varerebbe il reddito di cittadinanza, approverebbe la legge anticorruzione, disciplinerebbe il conflitto di interessi, abolirebbe realmente le province. Forza Italia ha rivendicato l'accordo per le riforme istituzionali e ha proposto quattro temi per fronteggiare la drammatica situa: l'abbattimento del debito pubblico, utilizzo del risparmio della spending review per la riduzione del carico fiscale, semplificazione del fisco attraverso un'aliquota fiscale unica che salvaguardi la progressività, una riforma del lavoro che preveda l'abolizione dell'obbligo di reintegro, lo sviluppo della contrattazione aziendale, la detassazione del contratto di produttività, la promozione dell'apprendistato. Apprezzando la centralità attribuita alla politica estera, il Gruppo ha chiesto al Governo di definire una strategia di intervento più chiara rispetto alla crisi ucraina, alla Libia e all'Isis e di giocare meglio le sue carte in Europa per influenzare una politica economica che ha fin qui ignorato la crescita.
Nell'ambito dei Gruppi di maggioranza, Scelta Civica ha posto l'accento sulle riforme strutturali: mercato del lavoro, giustizia, utilizzo dei fondi europei, spending review. Per l'Italia ha richiamato l'attenzione sulla lotta alla povertà, il sostegno al turismo, un disegno di lungo periodo in politica estera capace di affrontare le situazioni di crisi. Le Autonomie hanno sottolineato la priorità di interventi economici antirecessivi e hanno auspicato una riforma costituzionale meno centralista. Nuovo Centrodestra ha sottolineato il suo ruolo nel Governo, che ha consentito di avviare riforme osteggiate dalla sinistra storica. Ha quindi auspicato una riforma del fisco a favore delle imprese e delle famiglie numerose e l'introduzione nella pubblica amministrazione di una contabilità economica per centri di costo. Il PD ha auspicato un programma di riduzione della spesa pubblica che si coniughi con un intervento per restituire efficienza e prestigio allo Stato, che oggi è chiamato anche a contribuire alla costruzione di un nuovo ordine mondiale. Quanto all'Europa, l'Italia, che non mette in discussione il pareggio di bilancio ma teme i guasti di un'austerità ottusa, rivendica l'integrale applicazione dei Trattati.