283ª Seduta pubblica
Giovedì 17 luglio 2014 alle ore 15:00
In apertura di seduta il Presidente Grasso ha comunicato il nuovo calendario dei lavori fino all'8 agosto, approvato a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo.
Nella seduta di lunedì prossimo avranno luogo le repliche sul ddl costituzionale e inizierà la votazione degli emendamenti. Nella seduta pomeridiana del 24 luglio inizierà l'esame del decreto competitività. Nella settimana dal 28 luglio al 1° agosto saranno esaminati il decreto cultura e turismo e, ove trasmesso, il decreto pubblica amministrazione. Dal 4 all'8 agosto è previsto il seguito degli argomenti non conclusi.
I sen. Loredana De Petris (Misto-SEL), Centinaio (LN-Aut) e Marton (M5S) hanno denunciato il paradossale comportamento di Governo e maggioranza che fanno ostruzionismo contro decreti-legge in scadenza per imporre a tappe forzate l'approvazione del ddl costituzionale. Il sen. Mauro (PI) ha rilevato che l'imposizione di tempi forzati impedisce la formazione di uno spirito costituente.
Il sen. Calderoli (LN-Aut) ha chiesto un tempo adeguato per valutare gli oltre 7800 emendamenti al ddl costituzionale e ha negato che siano stati contingentati i tempi. Anche il sen. Bruno (FI-PdL) ha chiesto tempi adeguati per valutare le proposte emendative.
L'Assemblea ha respinto la proposta di modifica di SEL e Lega Nord di ripristinare il calendario precedente, che prevedeva la prossima settimana i decreti in scadenza. Respinta anche la proposta di M5S di rinviare a settembre il ddl costituzionale.
E' stato quindi ripreso l'esame del ddl costituzionale n. 1429, e connessi, recanti disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione.
La discussione generale, iniziata nella seduta di lunedì 14 luglio, è proseguita con l'intervento dei sen. Sacconi (NCD); Giovanna Mangili, Ivana Simeoni, Manuela Serra, Scibona, Elisa Bulgarelli, Vacciano (M5S); Milo (FI-PdL); Rossi, Lepri, Lumia, Giuseppina Maturani, Tonini (PD); Battista, Monica Casaletto (Misto-ILC); Palermo (Aut-PSI); Barani (GAL).
Il sen. Sacconi (NCD) ha espresso apprezzamento per il testo licenziato dalla Commissione, ha sottolineato la necessità di salvaguardare le competenze strategiche dello Stato, ha valutato positivamente l'ipotesi di un'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Il Gruppo ha presentato emendamenti per sopprimere il potere rafforzato del Senato rispetto alla legge di bilancio, per commissariare i comuni in deficit che non rispettino i costi standard e mettere a gara i servizi locali inefficienti, per sottoporre la riforma a referendum popolare confermativo.
Movimento 5 Stelle ha ricordato i falsi presupposti del ddl: l'inefficienza del sistema non dipende dal bicameralismo, bensì dalla produzione eccessiva e dalla cattiva qualità della legislazione, in gran parte di fonte governativa, dalla mancata attuazione delle norme, dalla corruzione. I tempi medi di approvazione delle leggi sono nella media europea; il Governo dispone già di ampi poteri e di corsie privilegiate per l'esame dei suoi provvedimenti. La riforma non è chiesta dall'Europa, ma viene imposta dal premier come manovra diversiva rispetto alle difficoltà economiche del Paese. Un Senato non elettivo non elimina i costi dell'amministrazione, ma restringe la rappresentanza. Una legge elettorale che consegna potere esecutivo e legislativo a un'oligarchia e priva i cittadini della scelta dei propri rappresentanti, un Senato ridotto a un dopolavoro di consiglieri regionali e sindaci, unitamente alla restrizione degli istituti della democrazia diretta, comportano il rischio di una deriva plebiscitaria.
Il sen. Milo (FI-PdL) ha ammonito che le riforme costituzionali si fanno in Parlamento, servono a migliorare l'efficienza delle istituzioni non a risparmiare sulla democrazia, e non dovrebbero mai essere piegate ad esigenze di parte o di conquista del consenso. Richiamando i principi liberali, ha insistito sull'elettività del Senato che dovrebbe esercitare funzioni di garanzia per evitare un centralismo monocamerale. Ha invitato infine il Governo a partecipare con umiltà e spirito costruttivo al dibattito al fine di elaborare una riforma organica, credibile, condivisa.
I sen. Russo, Lepri, Lumia, Giuseppina Maturani, Tonini (PD) non intravedono rischi di autoritarismo nel ddl licenziato dalla Commissione, che mira a restituire linfa vitale alle istituzioni, adeguandole al mutato contesto storico. Il ddl, che rappresenta una svolta rispetto a trent'anni di tentativi falliti di riformare la Carta del '48, razionalizza il riparto di competenze tra Stato e Regioni per eliminare conflitti di competenza; attribuisce al Senato una funzione importante di raccordo tra Stato, enti territoriali, Unione europea; non cambia la forma di Governo e di Stato; rafforza le garanzie per eleggere il Presidente della Repubblica. Il ddl è stato ampiamente dibattuto e nessuna norma vieta l'iniziativa del Governo in materia costituzionale. Lo scandalo, secondo il sen. Lumia, non è il Senato di secondo grado, ma una legge elettorale che non preveda le preferenze.
Diverso il giudizio del sen. Turano (PD): la riforma del bicameralismo compromette il bilanciamento tra i poteri dello Stato e restringe gli spazi della democrazia rappresentativa. Il cumulo di cariche nazionali e locali non garantisce efficienza e non si comprende perché il Governo sia disposto a sacrificare la riforma intestardendosi su un Senato non elettivo, mentre i cittadini chiedono l'elezione a suffragio universale diretto.
Il senatori del Gruppo Misto-ILC hanno sottolineato la distanza tra la qualità del dibattito dei costituenti, che seppero trovare un compromesso alto, e l'iter di una riforma contraddittoria, non condivisa, che limita la rappresentanza, sovrappone funzioni statali e territoriali, accentua il divario tra Nord e Sud. Un coerente bicameralismo differenziato richiede un Senato di garanzia eletto dai cittadini. Non è lecito quindi accelerare una riforma pasticciata, che non garantisce i necessari contrappesi, al solo fine di ottenere credito in sede europea. Per ridurre i costi delle istituzioni non è necessario demolire la Costituzione. Per dare risposte ai cittadini, occorrono interventi che contrastino la speculazione finanziaria e l'evasione fiscale e sostengano i redditi più bassi.
Il sen. Palermo (Aut-PSI) ha rilevato che l'ammodernamento del procedimento decisionale richiederebbe istituti di democrazia partecipativa atti a controbilanciare un sistema fortemente maggioritario. Per superare in modo organico il bicameralismo perfetto bisognerebbe chiarire preliminarmente le funzioni del Senato, anziché concentrarsi sulla sua composizione: il rafforzamento auspicabile del profilo di rappresentanza territoriale della seconda Camera è coerente con l'elezione di secondo grado, mentre un Senato politico implica l'elezione diretta. Sarebbe necessario, infine, superare una logica centralista, che riduce le Regioni a organi amministrativi e riporta le competenze legislative in capo allo Stato, intasando la Camera di leggi locali.
Il sen. Barani (GAL) ha rivolto critiche circostanziate al ddl, auspicando l'istituzione di macroregioni e l'attribuzione allo Stato della competenza in materia di sanità e di protezione civile.
Nel corso del dibattito il sen. Candiani (LN-Aut) ha proposto una sospensiva, in relazione ai venti di guerra in Medio Oriente. La Presidente di turno Lanzillotta ha ritenuto la questione non attinente al dibattito.
Al termine della seduta il sen. Buccarella (M5S) ha proposto l'inserimento in calendario del ddl n. 131 sulla soppressione delle province, in quanto attinente alla riforma del titolo V. La Presidente di turno Lanzillotta ha ritenuto inammissibile la proposta, avendo confermato l'Aula il calendario approvato dalla Conferenza dei Capigruppo.