213ª Seduta pubblica
Mercoledì 19 marzo 2014 alle ore 16:30
L'Assemblea ha approvato la proposta di risoluzione di maggioranza n. 1, sottoscritta dai sen. Zanda (PD), Sacconi (NCD), Zeller (Aut-PSI), Romano (PI) e Susta (SCpI), che approva le comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Le altre proposte di risoluzione presentate da Lega, SEL e M5S sono state respinte.
La seduta è iniziata con l'intervento del Presidente del Consiglio che si è espresso sulla crisi ucraina oltre che su competitività e crescita. Domani a Bruxelles il tema della competitività sarà discusso in una nuova cornice, insieme ai temi dell'energia, del clima e dell'occupazione oltre che dell'equilibrio dei conti pubblici. Per cambiare l'impostazione europea, nella quale manca un'idea di crescita, l'Italia, che rispetta i vincoli e non intende sforare il tetto del tre per cento, deve arrivare alla presidenza del semestre europeo avendo varato riforme strutturali per stimolare lo sviluppo.
Il Governo italiano ritiene che il referendum tenutosi in Crimea sia illegittimo e che le sanzioni contro la Russia debbano essere graduali e reversibili per giungere a una soluzione politica della crisi, rispettosa del diritto internazionale. Una cifra del semestre italiano sarà anche l'affermazione di una politica estera europea che vada oltre le emergenze e consideri strategico il Mediterraneo.
L'Unione europea attraversa una fase di difficoltà e alle prossime elezioni rischiano di affermarsi partiti antieuropei. Occorre dimostrare che l'Europa non è la causa bensì la risposta alla crisi: un'Italia capace di riformare se stessa - ha affermato il Presidente del Consiglio - potrà restituire linfa al processo di integrazione. Una nuova legge elettorale, le riforme costituzionali per semplificare i livelli istituzionali, le riforme della giustizia civile, della pubblica amministrazione e del fisco sono necessarie per la credibilità del Paese. Occorrono interventi strutturali per diminuire il rapporto debito/Pil, che è aumentato a causa del crollo del prodotto interno lordo. Una riforma del mercato del lavoro per facilitare le assunzioni servirà a ridurre la disoccupazione giovanile. Il taglio al cuneo fiscale di 10 miliardi, a vantaggio dei dipendenti che guadagnano meno di 1500 euro netti al mese, sarà finanziato attraverso la spending review e spetterà alla politica decidere quali spese tagliare. Nel pacchetto di riforme ci sarà anche la riduzione del costo dell'energia a sostegno delle piccole e medie imprese.
Nella discussione sono intervenuti i sen. Carraro, Liuzzi, Malan (FI-PdL); Santini, Rosa Maria Di Giorgi, Tronti (PD); Cioffi, Girotto (M5S); Tremonti (GAL); Panizza (Aut-PSI); Consiglio (LN-Aut); Mauro (PI); Orellana (Misto); Compagna (NCD).
La Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il parlamento Boschi ha espresso parere favorevole alla risoluzione di maggioranza e contrario alle altre proposte.
La proposta di risoluzione n. 2, presentata dal sen. Calderoli (LN-Aut), impegnava il Governo a presentare al Parlamento i testi dei provvedimenti annunciati in conferenza stampa, a riferire alle Camere sui risultati conseguiti rispetto allo scostamento del rapporto deficit/pil, allo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, alla due diligence annunciata dal Ministro dell'economia.
La proposta di risoluzione n. 3, della sen. De Petris (Misto-SEL) e altri, chiedeva al Governo, in tema di bilancio, di abbandonare le politiche di rigore, di revisionare il fiscal compact, di rinegoziare la golden rule, di proporre un social compact; in tema di politica industriale, chiedeva inoltre un programma di attuazione dell'agenda digitale e l'utilizzazione di project bond e, in tema di politica energetica e climatica, propone obiettivi ambiziosi.
La proposta di risoluzione n. 4, presentata dal sen. Bitonci (LN-Aut) e altri, impegnava il Governo a proporre una revisione dei trattati, a rivedere il patto di stabilità interno, a esigere più collaborazione a livello europeo, a ricercare un compromesso tra Ucraina e Russia che non mortifichi l'autodeterminazione di nessuno, a sensibilizzare le autorità europee per dare sbocco alla crisi politica venezuelana.
La proposta di risoluzione n. 5, dei sen. Girotto (M5S) e altri, impegnava il Governo a farsi promotore di obiettivi più ambiziosi e vincolanti per fronteggiare i cambiamenti climatici.
Nelle dichiarazioni di voto sono intervenuti i sen. Susta (SCpI), che ha posto l'accento sull'indipendenza energetica ed alimentare; Marino (PI), che ha offerto pieno sostegno alle riforme strutturali; Panizza (Aut-PSI), che ha espresso apprezzamento per l'approccio realista del Governo; Sacconi (NCD), che ha espresso apprezzamento per le riforme istituzionali volte a ridurre centri di spesa e aumentare le capacità decisionali e per gli annunciati interventi liberali in tema di giustizia, lavoro, fisco, pubblica amministrazione; Chiti (PD), il quale nell'esprimere l'auspicio che non torni un clima da guerra fredda ha sottolineato l'importanza di una politica estera europea e ha ricordato la necessità di tenere insieme risanamento e sviluppo.
Pur non votando la risoluzione di maggioranza, il sen. Romani (FI-PdL) ha augurato al Presidente del Consiglio buon lavoro, ricordando la complessità della situazione ucraina e l'importanza di buoni rapporti tra Europa e Russia.
Contro la risoluzione di maggioranza hanno svolto dichiarazione di voto i sen. Ferrara (GAL), che ha invitato il Presidente Consiglio alla prudenza e alla fattività; Candiani (LN-Aut), che ha espresso stupore per il mancato accoglimento di proposte ragionevoli, come la revisione del Fiscal compact, e ha accusato il Presidente del Consiglio di volere svendere ciò che resta del patrimonio industriale italiano e di puntare alle elezioni anziché alle riforme; Loredana De Petris (Misto-SEL), la quale ha insistito sulla necessità che l'Italia si ponga alla guida di una revisione del Fiscal compact, di una politica per lo sviluppo, di obiettivi più ambiziosi in campo energetico; Santangelo (M5S), il quale ha accusato il Presidente del Consiglio di avere assicurato alla Germania di onorare il Fiscal compact che comporterà una manovra annua di 50 miliardi.