197ª Seduta pubblica
Lunedì 24 febbraio 2014 alle ore 14:02
Dopo l'esposizione programmatica del Presidente del Consiglio Renzi, e il conseguente dibattito, l'Assemblea ha accordato la fiducia al nuovo Governo approvando la mozione di maggioranza con 169 voti favorevoli e 139 contrari.
Nel chiedere la fiducia il Presidente neoincaricato ha affermato in premessa che l'Italia ha bisogno di scelte radicali, di una visione audace, unitaria e innovativa, di una politica concreta che usi un linguaggio franco e semplice. Parlando di legislatura della svolta e sottolineando il carattere politico del suo Governo, che ha come orizzonte il 2018 e si darà delle scadenze, il Presidente Renzi ha fatto appello alla migliore tradizione europeista e ha richiamato la necessità di varare, prima del semestre europeo, riforme in tema di fisco, lavoro, pubblica amministrazione, giustizia. Ha sottolineato la priorità della scuola e dell'edilizia scolastica e ha enunciato tre impegni immediati per il rilancio dell'economia: lo sblocco dei pagamenti dovuti dalle amministrazioni pubbliche alle imprese, l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, la riduzione del cuneo fiscale attraverso misure non legate esclusivamente alla revisione della spesa. Altri interventi riguarderanno il piano per il lavoro (che sarà presentato a marzo), la prevenzione del dissesto idrogeologico, la mobilità dei dirigenti pubblici, la dichiarazione dei redditi precompilata, un pacchetto organico di revisione della giustizia civile.
Sul versante delle riforme istituzionali e costituzionali il Premier ha raggiunto un accordo che va oltre la maggioranza e che riguarda tre punti: la legge elettorale (il cosiddetto Italicum), il superamento del bicameralismo perfetto attraverso la trasformazione della Camera alta in un'Assemblea delle autonomie di secondo grado (con un ddl che sarà esaminato a marzo dal Senato), la revisione del titolo V ovvero delle ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni (con un ddl che sarà esaminato alla Camera). Il Governo, inoltre, ha pronto un ddl per abolire le province prima delle elezioni di maggio. In tema di diritti (ius soli e unioni civili) il nuovo Esecutivo seguirà il metodo dell'ascolto reciproco e del compromesso; in tema di cultura ritiene essenziale l'apertura agli investimenti privati.
Dopo la sospensione dei lavori, per consentire al Presidente del Consiglio di depositare le dichiarazioni programmatiche alla Camera, è iniziata la discussione generale alla quale hanno partecipato i sen. Elena Fattori, Lucidi, Maurizio Romani, Alessandra Bencini, Bocchino, Laura Bottici, Martelli, Paola Taverna, Sara Paglini, Ciampolillo, Marton, Paola Nugnes, Daniela Donno, Serenella Fucksia, Puglia, Ivana Simeoni, Rosetta Blundo, Endrizzi, Airola (M5S); Carraro, Zanettin, Manuela Repetti, D'Ambrosio Lettieri, Minzolini, Scilipoti, Mazzoni, De Siano (FI-PdL); Emilia De Biasi, Cociancich, Verducci, Lucrezia Ricchiuti, Annamaria Parente, Pizzetti, Laura Puppato, Casson, Micheloni, Guerrieri Paleotti, Marcucci (PD); Ichino, Lanzillotta (SC); Mancuso, Torrisi, Federica Chiavaroli, Laura Bianconi (NCD); Giovanni Mauro, Scavone, D'Anna (GAL); Nencini, Laniece, Fravezzi (Aut-PSI); Paola De Pin (Misto-Gap); Barozzino, Stefano, De Cristofaro (Misto-Sel); Di Biagio, Mario Mauro (PI); Volpi, Divina (LN-Aut).
In replica, il Presidente del Consiglio ha difeso la scelta di un registro comunicativo più vicino alle persone. Ha negato che il suo Governo sia nato da un'operazione di potere: l'accelerazione degli ultimi giorni è scaturita piuttosto dall'esigenza di dare risposte urgenti prima del semestre europeo. Ha fornito assicurazioni sul rispetto delle autonomie territoriali; sull'uso più efficiente dei fondi europei per il Mezzogiorno; sulla lotta alla criminalità organizzata; su Expo 2015. Ha ribadito infine la volontà che la prossima settimana si voti alla Camera la nuova legge elettorale.
I sen. Zanda (PD), Sacconi (NCD), Zeller (Aut-PSI), Romano (PI) e Susta (SC) hanno presentato la mozione di fiducia.
Nelle dichiarazioni di voto hanno annunciato la fiducia i sen. Susta (SC), Romano (PI), Zeller (Aut-PSI), Sacconi (NCD), Zanda (PD). Hanno negato la fiducia i sen. Ferrara (GAL), Loredana De Petris (Misto-SEL), Bitonci (LN-Aut), Santangelo (M5S), Paolo Romani (FI-PdL). In dissenso dal Gruppo, il sen. Davico (GAL) ha accordato la fiducia.
Secondo Movimento 5 Stelle, che ha annunciato un'opposizione dura, il Governo è nato da una manovra di palazzo - avallata dal Presidente della Repubblica - dalla sfrenata ambizione del leader del PD e dalla sua alleanza con i poteri forti. Il Presidente del Consiglio non è credibile: ha sistematicamente contraddetto le sue dichiarazioni e ha taciuto su temi essenziali quali Fiscal compact, reddito di cittadinanza, esodati, università, finanziamento pubblico dei partiti.
Forza Italia, che ha annunciato un'opposizione responsabile e costruttiva, ha criticato le modalità di formazione di un Governo che non ha avuto l'avallo elettorale. Ha espresso invece apprezzamento per il dialogo avviato tra Renzi e Berlusconi, teso a consolidare il bipolarismo, e ha confermato appoggio al Presidente del Consiglio sulle riforme istituzionali. Ha chiesto infine un'inversione di tendenza rispetto alle scelte recessive dell'Europa.
GAL ha negato la fiducia, sottolineando la mancanza di riferimenti al Mezzogiorno e alla politica mediterranea.
Secondo Misto-SEL il nuovo Governo, non più d'emergenza ma politico, nasce per ragioni oscure, si regge sulla stessa maggioranza del precedente e sta restituendo centralità politica a Berlusconi. Il ricambio generazionale e la parità di genere non bastano in mancanza di una proposta politica alternativa alla larghe intese, capace di uscire dal recinto dell'austerità.
Per la Lega Nord il discorso programmatico è stato deludente e generico: il Presidente del Consiglio non ha detto dove prenderà le risorse per la scuola, il cuneo fiscale e il credito alle imprese. Bene il contratto a termine per i dirigenti della pubblica amministrazione, pessimi invece gli annunci di nuove tasse sui titoli di Stato e le affermazioni sullo ius soli.
Scelta Civica vigilerà affinché si chiuda la stagione dell'inconcludenza e si realizzino riforme per ridurre il debito pubblico e la spesa corrente, rendere efficiente l'amministrazione, riformare il mercato del lavoro. Il Gruppo ha chiesto infine di considerare prioritaria la politica europea e di evitare maggioranze variabili.
Il Gruppo Per l'Italia considera la formazione di un Esecutivo autorevole, snello, con un'età media di 45 anni e in perfetta parità di genere, una tappa essenziale per la stabilizzazione politica del Paese. Annunciando una fiducia senza condizioni, ha invitato il Presidente del Consiglio a non farsi irretire dalla tentazione dell'uomo unico al comando.
Il Gruppo per le Autonomie condivide il programma economico incentrato sulla riduzione del cuneo fiscale e il sostegno alle imprese. Non condivide invece la separazione della riforma del Titolo V dalla revisione del bicameralismo e l'ipotesi di un Senato espressione dei comuni con poteri consultivi.
Nuovo Centrodestra vota la fiducia al Governo, ritenendo essenziale far emergere una base etica comune e varare riforme essenziali per evitare il declino del Paese. La legge elettorale va posticipata alla riforma del Senato ed è fuorviante ridurre il superamento del bicameralismo perfetto a una questione di costi.
Secondo il PD il Governo opererà in condizioni economico-sociali difficili, in un quadro internazionale instabile, con uno Stato indebolito: la prima missione del semestre europeo è dunque il richiamo alla solidarietà e la realizzazione di una vera unione politica. La priorità delle riforme istituzionali è invece la ricostruzione dello Stato e la sfida più complessa è la pubblica amministrazione. La sinistra del PD, come atto di responsabilità, ha votato la fiducia ad un Esecutivo percepito come Governo da ultima spiaggia.
La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che, in concomitanza con il dibattito di fiducia alla Camera, le sedute di domani non avranno luogo.