Come si misura la felicità dei cittadini? Il benessere equo e sostenibile nel ciclo italiano di finanza pubblica
Soddisfazione, beatitudine, sviluppo umano, qualità della vita, libertà di essere e di fare, auto-realizzazione, utilità, piacere: da tempo è in corso, a livello internazionale, un dibattito sul superamento del PIL come unico indicatore del benessere. I parametri sui quali valutare il progresso di una società non possono essere esclusivamente di carattere economico, come dimostrano le classifiche del PIL pro capite della Banca Mondiale: nel 2017 l'Italia rientrava nel 16% dei paesi più ricchi, ma era solo al 48° posto (su 155) secondo il World Happiness Report. A parità di PIL, insomma, rispetto ad altri paesi all'Italia mancano alcuni "fattori di felicità".
Ma che rapporto c'è tra PIL e felicità? E come si misura il benessere dei cittadini? A livello internazionale sono stati sviluppati gli SDG (Sustainable Development Goals), un set di indicatori per andare "oltre il PIL".
In questo processo l'Italia è all'avanguardia: è il primo Paese che - con la riforma del bilancio dello Stato del 2016 - ha attribuito ufficialmente al benessere equo e sostenibile (BES) un ruolo nell'attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche. Qui una guida ai fondamenti metodologici e alle difficoltà operative dei nuovi indicatori.