Senato TV
823ª Seduta pubblica
Martedì 16 maggio 2017 alle ore 16:36
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 10-362-388-395-894-874-B, nel testo proposto dalla Commissione, recante introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
Nella seduta del 14 luglio scorso è stato approvato l'emendamento 1.300 (testo 2) del sen. De Cristofaro (SI-SEL), identico agli emendamenti 1.204 dei sen. Cappelletti e Bulgarelli (M5S) e 1.205 (testo 2) del sen. Lo Giudice (PD), che ha soppresso l'aggettivo "reiterate" riferito alle violenze.
Nella seduta odierna è stato approvato l'emendamento 1.224 dei relatori, identico all'emendamento 1.225 a prima firma del sen. Lumia (PD) e 1.226 del sen. Buccarella (M5S), che eleva la pena minima della reclusione da tre a quattro anni. Approvato anche l'emendamento 1.800 presentato dei relatori, che introduce alla fine dell'articolo le seguenti parole: "se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona". I sen. Casson (Art.1-MDP), Buccarella (M5S), Loredana De Petris (SI-Sel) e Maria Mussini (Misto) hanno votato contro l'emendamento dei relatori che introduce una condizione di punibilità estranea alle convenzioni internazionali sulla tortura, complicando l'accertamento e la punizione del reato e snaturando la finalità della legge. I sen. Gasparri (FI-PdL) e Giovanardi (GAL) hanno invece apprezzato la proposta perché ripristina l'equilibrio raggiunto in Commissione, dopo la soppressione in Aula del riferimento alle reiterate minacce. Il relatore D'Ascola (AP) ha precisato che l'emendamento 1.800 non introduce una condizione di punibilità bensì una componente costitutiva del reato. E' stato poi approvato l'emendamento 1.232 del sen. Di Maggio (GAL) il quale specifica che la pena della reclusione da cinque a dodici anni si applica al pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che abbia abusato dei poteri o violato i doveri inerenti alla funzione o al servizio. Approvato anche l'emendamento dei relatori 1.801 in base al quale l'aggravante non si applica nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti. Hanno annunciato voto contrario all'emendamento 1.801, ritenendolo inutile, i sen. Casson (Art.1-MDP), De Cristofaro (SI-Sel) e Orellana (Aut). Il sen. Buccarella (M5S) ha annunciato l'astensione. E' stato approvato, infine, l'emendamento 1.254 (testo 2) dei relatori, identico all'1.255 del sen. Lumia (PD), che, con riferimento al delitto di istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura, introduce le parole "in modo concretamente idoneo".
Il nuovo testo dell'articolo 1 prevede che chiunque, con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minore difesa, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. Se i fatti sono commessi da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle funzioni o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione e o al servizio, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni. La previsione non si applica nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti. Se dalla tortura deriva una lesione personale grave le pene sono aumentate di un terzo, se ne deriva una lesione gravissima sono aumentate dalle metà; se ne deriva la morte la pena è della reclusione di trenta anni.
All'articolo 4, che esclude l'immunità diplomatica per gli stranieri condannati per tortura e l'estradizione nei casi di tortura, è stato approvato l'emendamento 4.201 dei relatori, identico al 4.202 a prima firma del sen. Lumia (PD), che sopprime l'aggettivo "diplomatica".
Le dichiarazioni e il voto finale sono state rinviati alla seduta di domani.
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