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521ª Seduta pubblica

Venerdì 9 ottobre 2015 alle ore 10:13

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Nella seduta di ieri sono stati approvati gli articoli 30, 31, 33, 35 e 37. L'Assemblea ha oggi concluso la votazione degli articoli.

In apertura di seduta sono intervenuti i sen. Calderoli (LN), Crimi (M5S), Loredana De Petris (SEL), D'Alì (FI-PdL) e Bruni (CR) per segnalare le contraddizioni dell'emendamento 39.1000, presentato ieri dal Governo, che avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile. Il comma 6 dell'articolo 39, non modificato dalla Camera, prevede che la legge per l'elezione dei senatori consiglieri sia approvata entro sei mesi dallo svolgimento delle elezioni della Camera. Il periodo introdotto al comma 10, con l'emendamento 39.1000, richiama il comma 6 senza modificarlo e prevede che il termine di sei mesi decorra dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale. La norma pasticciata è frutto di un accordo interno al PD che non scongiura il rischio che i senatori siano scelti dai consiglieri regionali. Il sen. Gasparri (FI-PdL) ha auspicato un accordo di metodo tra i Gruppi per intervenire anche su commi non modificati dalla Camera al fine di scrivere una norma decente, che non dia luogo a contenzioso.

Il Presidente Grasso ha ricordato di aver applicato criteri sostanziali, meno restrittivi di quelli adottati dalla Presidente della Commissione affari costituzionali, per valutare l'ammissibilità degli emendamenti: per esempio, ha dichiarato ammissibile l'emendamento 2.204, che non era tale in Commissione. L'approvazione dell'emendamento 39.1000, che si riferisce a un comma modificato dalla Camera, determinerebbe la necessità di interpretare il comma 6 alla luce della nuova disposizione introdotta. Rispondendo ad un quesito del sen. Calderoli (LN), il Presidente Grasso ha affermato che eventuali proposte di coordinamento saranno oggetto di valutazione.

E' stato approvato, con l'emendamento 38.5000 del Governo, l'articolo 38, che reca disposizioni di coordinamento. Nella votazione a scrutinio segreto, è stato respinto l'emendamento 38.900 del sen. Calderoli (LN), che faceva riferimento al caso di violazione dei diritti delle minoranze linguistiche, sul quale il Governo si era rimesso all'Aula. A proposito dell'emendamento 38.1, dichiarato inammissibile, il sen. Quagliarello (AP) ha svolto alcune considerazioni: pur esprimendo apprezzamento per l'accoglimento di proposte avanzate dal suo Gruppo fin dalla prima lettura (listini regionali per l'elezione dei senatori, attribuzione al Senato di un ruolo di coordinamento con la normativa europea e di valutazione della qualità legislativa, elezione da parte del Senato di due giudici della Corte costituzionale), si è rammaricato per la mancata introduzione di fondamentali contrappesi: l'allargamento della platea per l'elezione del Presidente della Repubblica, un rapporto più stretto tra Authority e Parlamento, l'istituzione di una Commissione per il controllo della finanza pubblica presieduta da un rappresentante delle opposizioni.

Dopo una richiesta di sospensione, la Ministro Boschi ha presentato l'emendamento 38.5000 volto a modificare la legge costituzionale sulle modalità di elezione dei giudici della Corte costituzionale. In conseguenza dell'approvazione, avvenuta ieri, dell'emendamento 37.200 che riassegna al Senato l'elezione di due giudici, occorre prevedere che i giudici sono eletti da ciascuna Camera, non dal Parlamento in seduta comune. L'emendamento non modifica i quorum. Il sen. Calderoli (LN) ha chiesto alla Presidenza di fissare termini adeguati per subemendare la proposta del Governo: l'emendamento non ha carattere formale, perché il significato dei quorum cambia in conseguenza della mutata composizione del Senato. Il sen. Calderoli ha poi rilevato che alla riunione di Governo e maggioranza, per definire l'emendamento, era presente anche una forza di opposizione. La sen. Bonfrisco (CR) ha condiviso le osservazioni del sen. Calderoli. Il sen. Romani (FI-PdL) ha negato inciuci. Secondo il sen. Crimi (M5S) il Parlamento dovrebbe rivedere in modo organico tutte le leggi costituzionali che sono modificate dalla riforma. Il Presidente Grasso ha ammesso l'emendamento del Governo, in quanto necessario a dare coerenza all'ordinamento e ha fissato alle ore 13,30 il termine per presentare subemendamenti. I sen. Calderoli (LN) e D'Alì (FI-PdL), temendo che un Senato eletto con sistema proporzionale non riesca a eleggere due giudici con il quorum dei due terzi e dei tre quinti, hanno presentato subemendamenti volti ad abbassare il quorum. Paventando blocchi di Regioni, la sen. De Petris (SEL) e il sen. Crimi (M5S) hanno, invece, presentato subemendamenti per aumentare il quorum in Senato ovvero per riferire la maggioranza qualificata alle istituzioni territoriali.

E' stato approvato, con due emendamenti, l'articolo 39, che reca disposizioni transitorie. I sen. D'Alì (FI-PdL), Crimi (M5S) e Campanella (Misto) avevano invitato la maggioranza a sopprimere l'articolo per riscrivere alla Camera disposizioni transitorie coerenti, chiare e leggibili. Nelle votazioni a scrutinio segreto sono stati respinti gli emendamenti 39.1000/12 del sen. Calderoli (LN) e 39.1000/17 del sen. Crimi (M5S), riguardanti la garanzia delle minoranze linguistiche, sui quali il Governo si era rimesso all'Aula. E' stato approvato l'emendamento 39.1000 presentato dal Governo. Nella dichiarazione di voto favorevole, la sen. Lo Moro (PD) ha riconosciuto che la norma transitoria avrebbe potuto essere scritta meglio se non fosse intervenuto il principio della doppia conforme. La ragione politica dell'emendamento 39.1000 è, comunque, garantire l'approvazione di una legge nazionale che consenta ai cittadini di scegliere i senatori e il Gruppo confida nell'impegno del Governo. Secondo il sen. D'Alì (FI-PdL) l'accordo interno al PD è una resa della minoranza. La norma transitoria esclude il ricorso alla Corte costituzionale per la legge elettorale del Senato. Potrebbe accadere, inoltre, che dopo l'approvazione del ddl costituzionale e la celebrazione del referendum, le Camere siano sciolte e decorra inutilmente il termine di sei mesi. Secondo il sen. Crimi (M5S) la maggioranza tratta la Costituzione come un regolamento di condominio: la norma transitoria è scritta male e cela un imbroglio perché non stabilisce un termine perentorio per la legge elettorale del Senato, ma prevede tempistiche differenti ai commi 6 e 10. Anche secondo la sen. De Petris (SEL) la norma è ambigua e si presta a interpretazioni differenti. Se ci fosse stato un accordo chiaro sull'elezione dei senatori da parte dei cittadini, si sarebbe dovuti intervenire sull'articolo 2 comma 2, che prevede invece l'elezione da parte dei Consigli regionali. La Ministro Boschi ha assicurato l'impegno del Governo e della maggioranza a varare tempestivamente la nuova legge elettorale per il Senato. A seguito dell'entrata in vigore del ddl costituzionale, si provvederà in questa legislatura ad approvare la legge cornice cui dovranno adeguarsi le singole Regioni. E' stato poi approvato l'emendamento 39.700 (testo 3) a prima firma del sen. Zeller (Aut): prevede che le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome esercitano la funzione legislativa e amministrativa nelle materie di cui all'articolo 116, terzo comma della Costituzione, come modificato dalla presente legge costituzionale per le parti in cui prevede forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite, secondo le modalità stabilite con apposita norma di attuazione. Il sen. Calderoli (LN) ha osservato che lo stesso emendamento, presentato ieri dalle opposizioni, ha avuto il parere contrario del Governo. Il sen. D'Alì (FI-PdL) ha rilevato che l'emendamento 39.700 (testo 3) non fa riferimento all'equilibrio di bilancio, richiesto alle altre Regioni. Nelle dichiarazioni di voto sull'articolo 39, la sen. Fattori (M5S) ha evidenziato che il compromesso raggiunto dalla sinistra del PD con la maggioranza allargata al sen. Verdini (AL) assomiglia in modo imbarazzante al piano di rinascita democratica della loggia massonica P2. L'articolo 39 è fumoso, non smentisce quanto previsto all'articolo 2 (i senatori sono eletti dai Consigli regionali) e non prevede alcuna sanzione ove non sia varata la legge elettorale del Senato. Il sen. Malan (FI-PdL) ha rilevato che in sede di prima applicazione i senatori saranno eletti dai consiglieri regionali con liste bloccate. Ha poi osservato che nelle votazioni a scrutinio segreto non è mai stata raggiunta la maggioranza assoluta. Anche i sen. De Cristofaro (SEL) e Bruni (CR) hanno annunciato voto contrario, denunciando la confusione del testo che consente ad esponenti della maggioranza di affermare tesi opposte sulle modalità di elezione del Senato. La mediazione raggiunta ha salvato l'unità del PD, ma ha tradito lo spirito costituente. Il sen. Bocchino (Misto) ha definito un mostro giuridico l'articolo 39. Hanno annunciato voto favorevole all'articolo 39 il sen. Zeller (Aut), che ha apprezzato la clausola di salvaguardia per le Regioni speciali, e il sen. Chiti (PD) che ha accusato SEL di non avere distinto le sue posizioni da quelle delle altre minoranze e Forza Italia, che votò a favore della riforma lo scorso anno, di scarsa coerenza politica. Secondo il sen. Chiti la norma introdotta all'articolo 39 è innovativa e vincolante e sarà attuata, anche perché il Ministro ha assunto un impegno chiaro; la riforma contiene elementi importanti e la ritrovata unità del PD è un bene per il Paese.

E' stato approvato l'articolo 40, che reca disposizioni finali. Nell'annunciare voto contrario, il sen. Crimi (M5S) ha osservato che, dopo il passaggio alla Camera, al commissario straordinario è affidata la gestione provvisoria, non la liquidazione, del patrimonio del CNEL. Approvato, infine, l'articolo 41, che riguarda l'entrata in vigore e l'applicazione della legge costituzionale.

Le dichiarazioni e il voto finale sono rinviati alla seduta di martedì prossimo. Dopo la votazione finale del ddl costituzionale, si riunirà la Conferenza dei Capigruppo.

Il sen. Zanda (PD) ha chiesto un intervento nei confronti della sen. Fattori (M5S) che ha dato dei venduti ai senatori del PD. Il Presidente Grasso ha convocato il Consiglio di Presidenza alle ore 16,30 di lunedì prossimo.

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