Senato TV
509ª Seduta pubblica
Martedì 22 settembre 2015 alle ore 09:31
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
Il testo del ddl, giunto all'esame dell'Aula senza relatore, supera il bicameralismo perfetto, differenziando la composizione e le funzioni del Senato; modifica il procedimento legislativo, che diventa monocamerale, tranne in casi limitati; interviene sul Titolo V, eliminando la competenza legislativa concorrente delle Regioni, prevedendo la clausola di supremazia statale e sopprimendo ogni riferimento alla province. Il testo di riforma, inoltre, sopprime il CNEL e introduce: lo statuto delle opposizioni disciplinato dal Regolamento della Camera, il ricorso preventivo di legittimità costituzionale sulle leggi elettorali, l'istituto del voto a data certa per i ddl essenziali all'attuazione del programma di governo, limiti di omogeneità e immediata applicazione per i decreti-legge, modifiche al sistema di elezione del Presidente della Repubblica. Nella nuova architettura costituzionale, alla Camera spetta la titolarità del rapporto fiduciario, della funzione di indirizzo politico e di controllo dell'operato del Governo. Il Senato diviene organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali, eletto in secondo grado, che concorre al raccordo tra lo Stato e gli altri enti della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea. Tra le sue funzioni specifiche vi sono la partecipazione alle decisioni relative agli atti normativi e alle politiche dell'Unione europea, il concorso alla valutazione delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni, la verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato e l'espressione del parere su nomine governative. Il potere di inchiesta del Senato è limitato a materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali. Il Senato, che diviene organo a rinnovo parziale non sottoposto a scioglimento, è composto da 95 senatori eletti in secondo grado dai consigli regionali tra i propri membri e tra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori, e da 5 senatori di nomina presidenziale, cui si aggiungono gli ex Presidenti della Repubblica. Il procedimento legislativo rimane bicamerale per le leggi costituzionali, le leggi che attuano disposizioni costituzionali in materia di minoranze linguistiche e referendum popolari. Nel passaggio alla Camera sono state aggiunte: leggi che determinano ordinamento, elezione, organi di governo e funzioni fondamentali di comuni e città metropolitane, leggi che stabiliscono forme e termini della partecipazione italiana alla formazione e attuazione di norme e politiche dell'Unione europea, leggi che determinano le ineleggibilità e le incompatibilità dei senatori. Negli altri casi, il procedimento legislativo è monocamerale: a maggioranza assoluta il Senato può chiedere alla Camera di esaminare un disegno di legge; su richiesta di un terzo dei componenti ed entro termini stabiliti, può esaminare un disegno di legge approvato dalla Camera e deliberare proposte di modifica, sulle quali la Camera si pronuncia in via definitiva. Nel testo licenziato dalla Camera la procedura rinforzata è limitata alle leggi che danno attuazione alla clausola di supremazia: è richiesta la maggioranza assoluta ove la Camera intenda discostarsi dagli emendamenti del Senato. Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune ma non è più prevista la partecipazione di delegati regionali. Sono cambiati i quorum per l'elezione del capo dello Stato: dal quarto scrutinio è necessaria la maggioranza dei tre quinti dell'Assemblea e, a partire dal settimo, la maggioranza dei tre quinti dei votanti. Per quanto riguarda il Titolo V, sono elencate materie di competenza esclusiva dello Stato tra le quali figurano la tutela e promozione della concorrenza; il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia; le infrastrutture strategiche e le grandi reti trasporto di interesse nazionale; i porti e gli aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale. Nel passaggio alla Camera sono state aggiunte: disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, le politiche sociali e la sicurezza alimentare; la tutela e sicurezza del lavoro e le politiche attive; disposizioni generali e comuni su istruzione e formazione professionale. La clausola di supremazia consente allo Stato di intervenire in materie riservate alla Regioni per tutelare l'interesse nazionale.
In apertura di seduta il Presidente Grasso ha armonizzato i tempi della discussione, che si concluderà domani, riducendo a dieci minuti la durata di ogni intervento. I sen. Calderoli (LN), Sara Paglini (M5S), Loredana De Petris (SEL) hanno chiesto di riconsiderare la decisione, anche perché l'unica data fissata dalla Conferenza dei Capigruppo è il 15 ottobre. I sen. Calderoli (LN), Mario Mauro (GAL) e Malan (FI-PdL) hanno, inoltre, espresso solidarietà al Presidente del Senato per le indebite e inedite pressioni esercitate dal Presidente del Consiglio sulla valutazione di ammissibilità degli emendamenti all'articolo 2. Il sen. Tonini (PD) e il sen. Falanga (AL) hanno invece condiviso l'armonizzazione. Il sen. Petrocelli (M5S) ha sollecitato il rinnovo delle Commissioni, che non può diventare merce di scambio per le riforme costituzionali.
La discussione generale, iniziata il 17 settembre e proseguita il 18, è continuata con gli interventi dei sen. Caliendo, Tarquinio, Marin, De Siano (FI-PdL); Micheloni, Turano, Moscardelli, Camilla Fabbri, Laura Puppato, Rosa Maria Di Giorgi, Lucherini, Santini, Mineo, Lo Giudice, Sonego, Corsini, Fornaro (PD); Cappelletti, Morra, Paola Nugnes, Gaetti, Crimi, Santangelo, Puglia, Endrizzi (M5S); Alessia Petraglia (SEL); Arrigoni, Tosato, Crosio, Divina (LN); Liuzzi, Zizza, Di Maggio, Bruni (CR); Compagna (AP); Falanga, D'Anna (AL); Maria Mussini, Campanella, Ivana Simeoni (Misto); Paola De Pin (GAL).
Movimento 5 Stelle ha lamentato l'assenza di spirito costituente e di moderazione: modi e contenuti della riforma rivelano una concezione proprietaria delle istituzioni. Ha poi evidenziato le falsità che accompagno il ddl: esso non aumenta la trasparenza, non migliora il procedimento legislativo, che è spesso ostacolato da interessi lobbistici, e non trasforma il Senato in un organo analogo al Bundesrat. Il combinato disposto di riforma costituzionale ed elettorale aumenta invece il potere dei segretari di partito, che scelgono i due terzi della rappresentanza, e consente ad una forza politica con il 25 per cento dei consensi di controllare Parlamento, Governo e organi di garanzia. Il Gruppo ha osservato, infine, che la presunta inemendabilità dell'articolo 2 contrasta con le norme regolamentari e costituzionali. La Lega Nord ha ricordato che il ddl è approdato in Aula con un atto di forza. La riforma, appoggiata dalla troika e sostenuta dalla buona stampa, ha un'impronta centralista, è un'arma di potere nella guerra interna al PD e apre la strada ad un regime. FI-PdL, che ha votato a favore del ddl nella prima lettura in Senato, ha evidenziato lo strappo segnato dall'elezione del Presidente della Repubblica e l'interruzione di un dialogo costruttivo sulla legge elettorale. Il testo del ddl è stato peggiorato dalla Camera e molti costituzionalisti hanno segnalato squilibri che è stato impossibile correggere in Commissione. Il sen. Caliendo (FI-PdL) ha proposto un sistema di elezione misto per i senatori, per metà scelti dai consiglieri e per metà dai cittadini. Ha poi ricordato che il procedimento legislativo bicamerale non è fonte di inutili lungaggini (il tempo medio di approvazione delle leggi è cento giorni) e che l'elezione diretta dei senatori non è in contrasto con il Senato delle autonomie. La maggioranza del PD ha espresso consenso alla riforma, che giunge dopo più di vent'anni di dibattito, e si è dichiarata fiduciosa nella possibilità di trovare un accordo. Per la minoranza del PD, il sen. Mineo ha evidenziato la necessità di coinvolgere M5S e FI-PdL nel processo di riforma costituzionale e ha ricordato che la classe politica regionale, promossa nel nuovo Senato, ha dato una pessima prova di sé. Ha definito assurda l'ipotesi di un voto di fiducia su un ddl costituzionale, il cui reale obiettivo sembra essere quello di puntellare una legge elettorale che segna il passaggio dalla forma di governo parlamentare ad un premierato assoluto, privo di contrappesi. Ha invitato, infine, a considerare l'ipotesi di un monocameralismo con adeguate garanzie. Il sen. Corsini ha rilevato il deficit di competenza e autorevolezza rispetto ai padri costituenti, e ha richiamato alcuni nodi irrisolti - l'equilibrio delle funzioni, la fluidità del procedimento legislativo, i contrappesi - paventando il rischio di un monopartitismo personalizzato. Il sen. Fornaro ha ricordato che in tutti i Paesi civili le riforme costituzionali sono condivise e costituiscono materia del Parlamento. Ha quindi insistito sull'elettività e sulle funzioni del Senato e sugli organi di garanzia. Secondo il sen. Sonego, per raggiungere un'intesa ampia e lungimirante, occorre un'adeguata regia politica, che è invece mancata alla Camera, dove sono state sminuite le funzioni del Senato ed è stata rafforzata l'impronta centralista del ddl. Il sen. Micheloni (PD) ha respinto l'ipotesi che vi sia una corrente politica antigovernativa all'interno del Gruppo: la cosiddetta minoranza è convinta che l'elezione diretta del Senato sia condizione necessaria di vitalità delle istituzioni. Secondo il Gruppo Misto-SEL l'ideologia dell'uomo solo comando è il filo che unisce la riforma costituzionale, il jobs act, la riforma della scuola e l'abolizione dell'elettività delle province. La riforma costituzionale, inoltre, non può essere discussa come se si trattasse di un affare interno al PD: modi e contenuti del ddl sembrano destinati ad approfondire il distacco dei cittadini dalle istituzioni. Alleanza Liberalpopolare ha annunciato sostegno alla riforma: il sen. D'Anna, uno dei critici più feroci in prima lettura, si è dichiarato disponibile ad evitare la caduta del Governo ed elezioni anticipate. Ha denunciato, inoltre, il venir meno di leadership nel centrodestra e l'appiattimento di Forza Italia sulle posizioni della Lega. Conservatori e Riformisti hanno, invece, espresso rimpianto per il fatto che il ddl non sia stato adeguatamente modificato in prima lettura. La legislazione concorrente di Stato e Regioni non è superata e il doppio ruolo dei consiglieri senatori è improponibile: è preferibile abolire il Senato, piuttosto che trasformarlo in un organo inutile, composto di nominati e privo di autonome funzioni.
Durante la discussione, il sen. Gasparri (FI-PdL) ha chiesto un'audizione della Ministro della difesa Pinotti sulla missione Eunavformed e il sen. Santangelo (M5S) ha chiesto un voto sulla richiesta. Sulla votazione della proposta, al termine della seduta, è mancato il numero legale.
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