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508ª Seduta pubblica

Venerdì 18 settembre 2015 alle ore 09:34

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Il testo del ddl, giunto all'esame dell'Aula senza relatore, supera il bicameralismo perfetto, differenziando la composizione e le funzioni del Senato; modifica il procedimento legislativo, che diventa monocamerale, tranne in casi limitati; interviene sul Titolo V, eliminando la competenza legislativa concorrente delle Regioni, prevedendo la clausola di supremazia statale e sopprimendo ogni riferimento alla province. Il testo di riforma, inoltre, sopprime il CNEL e introduce: lo statuto delle opposizioni disciplinato dal Regolamento della Camera, il ricorso preventivo di legittimità costituzionale sulle leggi elettorali, l'istituto del voto a data certa per i ddl essenziali all'attuazione del programma di governo, limiti di omogeneità e immediata applicazione per i decreti-legge, modifiche al sistema di elezione del Presidente della Repubblica. Nella nuova architettura costituzionale, alla Camera spetta la titolarità del rapporto fiduciario, della funzione di indirizzo politico e di controllo dell'operato del Governo. Il Senato diviene organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali, eletto in secondo grado, che concorre al raccordo tra lo Stato e gli altri enti della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea. Tra le sue funzioni specifiche vi sono la partecipazione alle decisioni relative agli atti normativi e alle politiche dell'Unione europea, il concorso alla valutazione delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni, la verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato e l'espressione del parere su nomine governative. Il potere di inchiesta del Senato è limitato a materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali. Il Senato, che diviene organo a rinnovo parziale non sottoposto a scioglimento, è composto da 95 senatori eletti in secondo grado dai consigli regionali tra i propri membri e tra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori, e da 5 senatori di nomina presidenziale, cui si aggiungono gli ex Presidenti della Repubblica. Il procedimento legislativo rimane bicamerale per le leggi costituzionali, le leggi che attuano disposizioni costituzionali in materia di minoranze linguistiche e referendum popolari. Nel passaggio alla Camera sono state aggiunte: leggi che determinano ordinamento, elezione, organi di governo e funzioni fondamentali di comuni e città metropolitane, leggi che stabiliscono forme e termini della partecipazione italiana alla formazione e attuazione di norme e politiche dell'Unione europea, leggi che determinano le ineleggibilità e le incompatibilità dei senatori. Negli altri casi, il procedimento legislativo è monocamerale: a maggioranza assoluta il Senato può chiedere alla Camera di esaminare un disegno di legge; su richiesta di un terzo dei componenti ed entro termini stabiliti, può esaminare un disegno di legge approvato dalla Camera e deliberare proposte di modifica, sulle quali la Camera si pronuncia in via definitiva. Nel testo licenziato dalla Camera la procedura rinforzata è limitata alle leggi che danno attuazione alla clausola di supremazia: è richiesta la maggioranza assoluta ove la Camera intenda discostarsi dagli emendamenti del Senato. Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune ma non è più prevista la partecipazione di delegati regionali. Sono cambiati i quorum per l'elezione del capo dello Stato: dal quarto scrutinio è necessaria la maggioranza dei tre quinti dell'Assemblea e, a partire dal settimo, la maggioranza dei tre quinti dei votanti. Per quanto riguarda il Titolo V, sono elencate materie di competenza esclusiva dello Stato tra le quali figurano la tutela e promozione della concorrenza; il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia; le infrastrutture strategiche e le grandi reti trasporto di interesse nazionale; i porti e gli aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale. Nel passaggio alla Camera sono state aggiunte: disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, le politiche sociali e la sicurezza alimentare; la tutela e sicurezza del lavoro e le politiche attive; disposizioni generali e comuni su istruzione e formazione professionale. La clausola di supremazia consente allo Stato di intervenire in materie riservate alla Regioni per tutelare l'interesse nazionale.

Nella seduta di ieri sono state respinte questioni pregiudiziali e sospensive ed è iniziata la discussione generale, che è proseguita oggi.

Molto applaudito l'intervento della sen. Lo Moro (PD): la portavoce della minoranza del PD ha rivolto un appello all'ascolto, esprimendo la convinzione che sia a portata di mano un voto unitario del Gruppo con modifiche - riguardanti le funzioni del Senato, la scelta dei senatori, gli organi di garanzia - volte a rendere tecnicamente ineccepibile il testo di riforma. Il sen. De Cristofaro (SEL), pur annunciando sostegno a tutte le modifiche volte a migliorare il testo, ha espresso un fermo dissenso di metodo e di merito nei confronti di un procedimento di revisione assolutamente privo di spirito costituente, che non segna sostanziali novità rispetto alla riforma Berlusconi del 2005, bocciata dal referendum popolare. Il superamento del bicameralismo perfetto, condiviso da tutto il Parlamento, avrebbe potuto costituire una base per cercare una riforma condivisa: è prevalsa invece la propaganda che rende un pessimo servizio al Paese, alimentando demagogia, antipolitica, astensionismo. L'esame del ddl costituzionale è stato inquinato e avvelenato da manovre oscure (forzature, compravendita di voti, minacce al Presidente del Senato, ricatti sulla stabilità del Governo) ed è mancata un'analisi seria delle cause della sfiducia nelle istituzioni: la crisi della democrazia non dipende, infatti, dallo scarso potere decisionale dell'Esecutivo ma dallo svuotamento degli organi della rappresentanza e dall'affievolimento della partecipazione. Il sen. Augello (AP) ha espresso preoccupazione per l'incertezza che avvolge la seconda lettura al Senato, dopo un passaggio alla Camera che non ha conferito maggior equilibrio al testo e dopo l'approvazione di una legge elettorale che prevede un ampio premio di maggioranza e conferisce ai segretari di partito la scelta dei candidati. Caldeggiando la modifica del sistema di elezione del Senato, e garantendo il sostegno del Gruppo alla riforma, il sen. Augello ha invitato il Governo alla moderazione e alla mediazione. La sen. Pelino (FI-PdL) ha criticato la prepotenza del Governo, che vorrebbe relegare il Senato a Camera di ritrovo occasionale delle autonomie, mentre il sen. Carraro (FI-PdL), ritenendo che la Camera abbia peggiorato il testo, ha invitato il PD a trovare un accordo interno e a dialogare con le altre forze politiche. La sen. Maria Rizzotti (FI-PdL) ha invitato il Governo a mettere da parte forzature e prove muscolari, per consentire un accordo su proposte volte a restituire dignità al Senato e aumentare le garanzie. Nella discussione sono intervenuti anche i sen. La sen. Lanzillotta (PD) ha auspicato un riequilibrio delle funzioni del Senato e la reintroduzione dei costi standard, mentre il sen. Maran (PD) ha accusato la sinistra di essere prigioniera del complesso del tiranno. Secondo la sen. Favero (PD) la rappresentanza degli enti elettorali, più che l'elezione diretta del Senato, garantisce un contrappeso al Governo centrale, mentre la sen. Guerra (PD) ha richiamato il problema del finanziamento degli enti territoriali e ha proposto di estendere il procedimento legislativo rafforzato alle disposizioni generali e comuni di competenza esclusiva dello Stato e alle funzioni di area vasta. Il sen. Zavoli (PD) ha denunciato la tentazione di far cadere il Governo, evocando la sindrome Bertinotti; il sen. Astorre (PD) ha rilevato un cambiamento di toni nella discussione e ha espresso fiducia nella possibilità di trovare un accordo condiviso. Secondo la sen. Fasiolo (PD), che condivide pienamente il testo del ddl, la riforma può contribuire alla ripresa economica del Paese. Secondo il sen. Lumia (PD), nell'ambito della terza lettura, è possibile sciogliere il nodo dell'elettività del Senato e trovare una sintesi virtuosa tra democrazia decisionale e democrazia partecipata.

Il seguito della discussione è rinviato a martedì 22 settembre.

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