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495ª Seduta pubblica

Venerdì 31 luglio 2015 alle ore 09:32

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha approvato con modifiche il ddl n. 1880, recante Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo. Il testo passa alla Camera dei deputati.

Nella seduta di ieri si è conclusa la votazione degli articoli e degli emendamenti.

Il provvedimento interviene sulla governance della RAI. L'articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. L'articolo 2 riguarda la nomina e le funzioni del consiglio di amministrazione, del presidente e dell'amministratore delegato. Sono stati approvati emendamenti che prevedono per l'amministratore delegato un'incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; specificano che l'amministratore delegato deve essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; stabiliscono che le modifiche dello statuto della RAI sono deliberate dal consiglio di amministrazione e approvate successivamente dall'assemblea straordinaria; indicano precisi requisiti di onorabilità per i consiglieri; prevedono l'approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale; estendono al personale della RAI, ad eccezione dell'amministratore delegato, il tetto sulle retribuzioni. L'articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all'applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la produzione o la commercializzazione di programmi radiotelevisivi, e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. L'articolo 4, che conferiva una delega al Governo per revisionare la disciplina in materia di finanziamento del servizio pubblico, è stato soppresso. L'articolo 5 prevede una delega per il riordino e la semplificazione dell'assetto normativo. E' stato soppresso il riferimento all'evoluzione tecnologica e di mercato, introdotto in Commissione. L'articolo 6, recante disposizioni transitorie, è stato sostituito da un emendamento del Governo: le disposizioni sulla nomina del cda si applicano a decorrere dal primo rinnovo e, in fase di prima applicazione, al direttore generale della RAI si applicano le disposizioni riferite all'amministratore delegato.

Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto contrario i sen. Anna Bonfrisco (CR), Paola De Pin (GAL), Crosio (LN), Loredana De Petris (SEL), Airola (M5S), Gasparri (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole i sen. Laura Bianconi (AP) e Verducci (PD). Il sen. Buemi (Aut) ha annunciato un sostegno fortemente critico, ritenendo non applicabile un modello aziendale che ignora la funzione democratica del servizio pubblico. In dissenso dal Gruppo, il sen. Mineo (PD) ha annunciato voto contrario.

Le opposizioni hanno rilevato che il titolo del ddl non corrisponde al contenuto: non si tratta di una riforma volta a rilanciare la RAI, ma di un provvedimento di manutenzione privo di respiro, che non ridefinisce la missione del servizio pubblico, non garantisce pluralismo, indipendenza, qualità, non rispetta le sentenze della Corte costituzionale in materia. La nuova governance non ha riscontri nell'esperienza europea: anziché separare le funzioni di indirizzo e controllo dalla gestione aziendale, il provvedimento consegna la RAI al Governo, che nomina l'amministratore delegato, e al partito di maggioranza, che controlla il consiglio di amministrazione. L'iter del ddl è l'emblema del fallimento di un Premier illusionista e arrogante, incapace di dialogare con il Parlamento e perfino con il suo partito. Dopo aver annunciato di voler togliere i partiti dalla RAI, Renzi ha presentato un ddl peggiore della legge vigente e ha poi deciso di nominare, entro martedì prossimo, il nuovo consiglio di amministrazione sulla base della vituperata legge Gasparri.

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