Senato TV
466ª Seduta pubblica
Mercoledì 17 giugno 2015 alle ore 09:34
In apertura di seduta si è svolto un dibattito sulla riforma della scuola. La sen. De Petris (SEL) ha denunciato il cinismo del Presidente del Consiglio, che cerca di scaricare sulle opposizioni la responsabilità della mancata assunzione degli insegnanti precari. Nell'ambito dell'esame del ddl sulla scuola, che presenta profili molto critici, le opposizioni - ha ricordato la sen. De Petris - hanno proposto lo stralcio del piano pluriennale delle assunzioni. Anche la sen. Montevecchi (M5S) ha respinto le accuse del premier, che utilizza strumentalmente il tema delle assunzioni per far passare una riforma inaccettabile. Il sen. Candiani (LN) ha sfidato il Governo a porre la questione di fiducia sul ddl. Il sen. Liuzzi (CR), dichiarandosi disponibile a votare un provvedimento ad hoc per la stabilizzazione, ha invitato il premier ad avere un atteggiamento più istituzionale e più lineare. I sen. Giro (FI-PdL) e Mario Mauro (GAL) hanno invitato il Governo a ritirare il ddl, evidenziando che la scuola non è un affare interno al PD ma è un tema di interesse generale. Il sen. Marcucci (PD) ha ricordato che oggi alle ore 15 è convocato l'Ufficio di Presidenza della Commissione istruzione.
L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl n. 1678, nel testo proposto dalla Commissione, recante delega al Governo per l'attuazione della direttiva 2014/23/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, della direttiva 2014/24/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE e della direttiva 2014/25/UE del 26 febbraio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE.
Il ddl, composto di un solo articolo, reca una delega al Governo, che dovrà essere attuata entro il 18 febbraio 2016, per il recepimento di tre direttive che riordinano la normativa europea. E' prevista la redazione di un nuovo codice degli appalti pubblici e delle concessioni e la conseguente abrogazione delle attuali disposizioni. Tra i criteri della delega: il divieto di introdurre, o di mantenere negli atti di recepimento, livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive europee; la razionalizzazione del quadro normativo in materia di appalti pubblici e di concessioni, finalizzato a un maggior livello di certezza del diritto e di semplificazione dei procedimenti; la trasparenza e pubblicità delle procedure di gara; la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti e la semplificazione delle procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti; il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari, anche attraverso adeguate forme di centralizzazione delle committenze e di riduzione del numero delle stazioni appaltanti; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; la revisione del sistema vigente di qualificazione degli operatori economici, in base a criteri di omogeneità e trasparenza; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto; il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni; l'individuazione, per le procedure di affidamento, di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento; la trasparenza, nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all'aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni. La Commissione ha introdotto ulteriori criteri direttivi: il divieto di affidamento dei contratti attraverso procedure derogatorie; la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera; la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali; la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull'ambiente; la valorizzazione della fase progettuale e il contenimento delle varianti in corso d'opera; il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara; l'istituzione, presso il Ministero delle infrastrutture, di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori; l'affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica, con una disciplina transitoria per le concessioni autostradali.
Nella seduta di ieri si sono svolte le repliche e sono stati illustrati gli emendamenti. Il Presidente Grasso ha fissato per le ore 14 il termine per subemendare le nuove proposte presentate dai relatori.
Sono stati approvati gli emendamenti del sen. Malan (FI-PdL) 1.207, che sopprime l'aggettivo "chiuse" riferito alle procedure non derogabili, e 1.223 che richiama l'interesse pubblico ad avere il più ampio numero di potenziali partecipanti. Approvati gli emendamenti dei relatori 1.600, per individuare espressamente i casi eccezionali in cui è possibile ricorrere alla procedura negoziata senza pubblicazione di un bando di gara, 1.601, per l'individuazione dei casi in cui l'ANAC trasmette alle Camere relazioni su atti di indirizzo, 1.602 e 1.603, che prevedono l'obbligo di creare l'albo nazionale delle commissioni giudicatrici e l'albo dei soggetti che possono ricoprire il ruolo di responsabile e direttore dei lavori, 1.650, che esclude il solo criterio del costo per l'affidamento dei servizi di natura tecnica, 1.604, che attribuisce all'ANAC la disciplina di misure di premialità per gli operatori economici, 1.605, sui poteri del presidente dell'ANAC. Approvati gli emendamenti del sen. Matteoli (FI-PdL) 1.238 (testo 2), che prevede la possibilità per i partecipanti alle gare di utilizzare il documento di gara unico europeo o analogo documento predisposto dal Ministero delle infrastrutture, 1.325, sulla riduzione del costo delle procedure arbitrali, e 1.336 che prevede l'istituzione, a cura dell'ANAC, di un elenco di enti con affidamenti in house. Approvato l'emendamento 1.287 del sen. Galimberti (FI-PdL), sulle verifiche effettive e non documentali, e gli emendamenti del sen. Crosio (LN) 1.288, sul divieto di attribuire la direzione dei lavori a soggetto collegato con il contraente generale, e 1.302, che prevede l'adozione, contestuale all'entrata in vigore della nuova disciplina, di strumenti attuativi concordati con gli istituti che devono assumersi i rischi di impresa. Approvati anche l'emendamento del sen. Margiotta (Misto) 1.299, sull'interesse pubblico alla conclusione dei lavori nei costi previsti, e l'emendamento 1.311 (testo 2) del sen. Gibiino (FI-PdL).
E' stato accantonato l'emendamento 1.246, a prima firma del sen. Cioffi (M5S), sulla riduzione delle stazioni appaltanti, che prevede, per gli affidamenti di importo superiore alle soglie comunitarie, un livello di aggregazione almeno regionale e, per gli affidamenti di importo inferiore, un livello di aggregazione sovracomunale. Accantonati anche gli emendamenti riguardanti l'obbligo di affidare concessioni mediante procedura di evidenza pubblica.
Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta pomeridiana.
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