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364ª Seduta pubblica

Mercoledì 3 dicembre 2014 alle ore 09:32

Comunicato di seduta

Con 166 voti favorevoli, 112 contrari e un'astensione, l'Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando in via definitiva il ddl n. 1428-B (Jobs Act), recante deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro.

In seconda lettura la Camera ha confermato la limitazione dell'intervento della Cassa integrazione guadagni ai soli casi di cessazione temporanea e ha stabilito che il contratto a tempo indeterminato debba essere promosso come forma "comune", anziché "privilegiata". La modifica più rilevante precisa che, nella disciplina del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, il diritto alla reintegrazione sarà limitato ai licenziamenti discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato.

Nella seduta di ieri il relatore, sen. Ichino (SC), ha illustrato le modifiche apportate dall'altro ramo del Parlamento; sono state respinte le questioni pregiudiziali delle opposizioni ed è iniziata la discussione generale, che si è conclusa oggi con gli interventi dei sen. Malan, Paola Pelino, Serafini (FI-PdL); Angioni, Fornaro, Stefania Pezzopane, Cecilia Guerra, Maria Spilabotte (PD); Munerato, Tosato (LN); Michela Montevecchi, Elisa Bulgarelli, Gaetti (M5S); Uras (SEL); Campanella (Misto).

Forza Italia ha posto l'accento sulla genericità e l'opacità della delega e sull'illusione della sinistra di cambiare la realtà attraverso una nuova fattispecie normativa. L'abolizione del contratto di collaborazione a progetto rischia di aumentare il numero degli inoccupati. Il provvedimento non è in grado di favorire la ripresa e di contrastare la disoccupazione, che ha raggiunto il 13,4 per cento. L'abolizione del reintegro per i licenziamenti economici era già previsto dalla legge Fornero. E' deprecabile, infine, che gli unici emendamenti accolti siano stati quelli della minoranza del PD. Anche la Lega Nord ha criticato la delega in bianco, soprattutto sugli ammortizzatori sociali, e ha denunciato la chiusura del Governo rispetto a ogni proposta di modifica. Il provvedimento non garantisce flessibilità alle piccole imprese né maggiore tutela ai lavoratori. Il contratto a tutele crescenti non è uno strumento adeguato al rilancio della domanda. In alcune realtà i centri per l'impiegano funzionano: l'Agenzia nazionale per l'occupazione sarà invece l'ennesimo carrozzone statale. Per contrastare la disoccupazione bisognerebbe ridurre l'imposizione fiscale e abrogare la legge Fornero. Secondo Movimento 5 Stelle il modello economico-sociale che ispira il provvedimento, basato sulla svalutazione del lavoro, tradisce la subalternità del Governo ad un progetto di colonizzazione e di marginalizzazione dell'Italia. La delega ha un impatto quasi irrilevante sul Pil ed è destinata ad alimentare la guerra tra poveri. La riduzione dei controlli sul versamento dei contributi previdenziali rischia di provocare il default dell'Inps, favorendo per questa via la privatizzazione della previdenza che fa gola al capitale speculativo. Per coniugare flessibilità e sicurezza, occorrono reddito di cittadinanza e investimenti orientati alle innovazioni di processo e di prodotto. L'esperienza di questi anni - ha rilevato SEL - dimostra che gli interventi normativi volti a precarizzare e a demolire lo Statuto dei lavoratori producono declino, anziché sviluppo. La delega sul lavoro, che mira a demolire il contratto nazionale, è fondata sulla menzogna: il nuovo contratto a tempo indeterminato è privato delle tutele essenziali contro licenziamento e demansionamento. Le politiche attive, come l'autoimpiego e gli incentivi in conto occupazione, hanno avuto esiti fallimentari. Il Governo spaccia vecchie politiche liberiste per innovative politiche riformiste e interviene in modo autoritario su materie rimesse al confronto tra le parti sociali. La sinistra del PD ha evidenziato alcune criticità: l'esercizio della delega in materia di ammortizzatori sociali e politiche attive necessita di risorse aggiuntive e dovrebbe precedere quello sulla nuova disciplina contrattuale. Il contratto a tutele crescenti dovrebbe avere durata temporanea, diversamente le tutele per i neoassunti saranno ridotte. Desta preoccupazione l'estensione dei voucher e occorre evitare che gli imprenditori abusino del licenziamento economico per eludere l'obbligo di reintegro. Secondo il Gruppo Misto l'unica certezza della delega è la demolizione dei diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori, i benefici sono invece incerti. La maggioranza del PD ha posto l'accento sulla centralità conferita al contratto a tempo indeterminato, sul riconoscimento del diritto universale agli ammortizzatori sociali, sul mantenimento dell'obbligo di reintegro in caso di licenziamento per motivi disciplinari, sui controlli a distanza sugli impianti anziché sui lavoratori. Ha sollecitato inoltre il confronto con il sindacato in sede di attuazione della delega.

In replica il relatore, sen. Ichino (SC), ha osservato che la nuova compresenza tra due regimi di protezione è migliore del vecchio dualismo tra lavoratori protetti e non protetti. Ha insistito sul concetto di protezione nel mercato del lavoro, nella convinzione che la dignità del lavoratore non sia garantita dall'ingessatura del posto di lavoro. Ha evidenziato infine la necessità di riqualificare la spesa pubblica al fine di potenziare le politiche attive.

Prima di porre la questione di fiduciasull'approvazione del testo licenziato dalla Camera, il Ministro del lavoro Poletti ha dichiarato che il Governo, nella stesura dei decreti, terrà conto delle posizioni espresse dal Parlamento, che ha migliorato il testo originario. Ha posto l'accento sulla correlazione tra le riforme strutturali, come quella in esame, e il mutamento degli indirizzi europei. Ha ricordato che la legge di stabilità prevede agevolazioni fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato. Ha affermato che le risorse appostate nella legge di stabilità (2,2 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali e un miliardo per il fondo per l'occupazione) sono sufficienti a coprire l'estensione delle tutele contro la disoccupazione.

Nella discussione sulla fiducia è stata richiamata la manifestazione di protesta nelle adiacenze del Senato. Hanno preso la parola i sen. Crosio, Candiani, Divina, Tosato, Erika Stefani (LN); Bocchino (Misto); Sara Paglini, Gaetti, Morra (M5S); Nicoletta Favero, Patrizia Manassero, Lepri (PD); Uras, Alessia Petraglia (SEL); Amidei, Galimberti (FI-PdL). Il sen. Di Maggio (GAL) ha annunciato, a titolo personale, la fiducia.

Nelle dichiarazioni di voto hanno negato la fiducia i sen. Ferrara (GAL), Emanuela Munerato (LN), Barozzino (SEL), Nunzia Catalfo (M5S), Anna Maria Bernini (FI-PdL). Hanno annunciato la fiducia i sen. Linda Lanzillotta (SC), Zeller (Aut-PSI), Pagano (NCD), che hanno espresso soddisfazione per una riforma che semplifica la normativa e completa la legge Biagi, e la sen. Parente (PD). In dissenso dal Gruppo, il sen. Mineo (PD) ha negato la fiducia per ragioni di metodo e di merito.

La Conferenza dei Capigruppo ha approvato a maggioranza il nuovo calendario dei lavori fino al 18 dicembre. Da martedì 16 dicembre, in cui è prevista una comunicazione del premier sul prossimo Consiglio europeo, inizierà in Aula la discussione delle leggi di bilancio e di stabilità. Durante la sessione di bilancio la Commissione affari costituzionali è autorizzata a proseguire l'esame della legge elettorale. La sen. De Petris (SEL) e il sen. Airola (M5S) hanno chiesto il ripristino del vecchio calendario, criticando la decisione della maggioranza di far slittare i ddl indicati dall'opposizione in materia di traffico di organi e di identificazione delle Forze di polizia. La proposta di variazione del calendario è stata respinta.

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