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363ª Seduta pubblica

Martedì 2 dicembre 2014 alle ore 17:02

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 1428-B (Jobs Act), recante deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. Già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati, il provvedimento è collegato alla legge di stabilità.

Il relatore, sen. Ichino (SC), ha illustrato le modifiche apportate dall'altro ramo del Parlamento, che confermano l'impianto della delega e i suoi obiettivi principali: superare distorsioni, squilibri e asimmetrie delle tutele nel mercato del lavoro; portare a compimento il passaggio dal job property alla flexsecurity, ovvero dalla tutela del lavoratore dal mercato del lavoro alla tutela nel mercato del lavoro, al fine di coniugare il massimo di flessibilità, necessaria per la competitività delle imprese, e il massimo di sicurezza, concepita come libertà di movimento nel mercato. Il relatore ha precisato che il contratto a tutele crescenti non costituisce un nuovo tipo di contratto, ma è espressione della nuova disciplina dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Ha ricordato, infine, che la Commissione europea considera l'attuazione della delega un tassello fondamentale per correggere gli squilibri macroeconomici del Paese e per superare la segmentazione del mercato del lavoro.

La Camera ha confermato la limitazione dell'intervento della Cassa integrazione guadagni ai soli casi di cessazione temporanea e l'obbligo di attivarsi da parte del beneficiario di un trattamento di sostegno del reddito. Ha deliberato inoltre che il contratto a tempo indeterminato debba essere promosso come forma "comune", anziché "privilegiata", di contratto. La modifica più rilevante è volta a precisare il contenuto del nuovo "contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti", che il legislatore delegato dovrà regolare limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato.. Infine, la Camera ha rafforzato le iniziative per l'alternanza scuola-lavoro e ha ridotto a un solo giorno il periodo di vacatio legis, in funzione della necessità di una immediata entrata in vigore del provvedimento.

Sono state respinte le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni. La sen. Bisinella (LN) ha rilevato la violazione degli articoli 76, 3 e 117 della Carta fondamentale. Il ddl delega, infatti, non determina precisi criteri direttivi e viola il principio di eguaglianza, laddove estende l'applicazione dell'Aspi ai soli co.co.co e prevede l'applicazione del nuovo contratto in relazione all'anzianità di servizio. Infine; l'istituzione di un'Agenzia nazionale per il lavoro è in contrasto con l'autonomia delle Regioni. Il sen. Endrizzi (M5S) ha evidenziato l'indeterminatezza dei principi direttivi. Ha poi ricordato che la Repubblica è fondata sul lavoro: il nuovo contratto, che non estende ma riduce le tutele, è in contrasto con gli articoli 1, 3, 4, 35, 38, 39 e 40 della Costituzione. Anche la sen. De Petris (SEL) ha rilevato la genericità della delega e la violazione dell'obbligo di copertura finanziaria con particolare riguardo agli ammortizzatori sociali. Il provvedimento è in contraddizione con i principi fondamentali e con i rapporti economico-sociali della Costituzione. Il sen. Malan (FI-PdL) ha posto l'accento sull'inadeguatezza delle norme a contrastare l'elevata disoccupazione e a favorire assunzioni da parte delle imprese. Hanno annunciato voto contrario i sen. Mancuso (NCD), Susta (SC), Tonini (PD), i quali hanno giudicato fragili le pregiudiziali di costituzionalità.

Il sen. Endrizzi (M5S) ha chiesto la convocazione della Giunta del Regolamento per chiarire se la posizione della questione di fiducia al termine della discussione generale precluda la votazione di proposte di non passaggio agli articoli.

Nella discussione generale, sono intervenuti i sen. Astorre, Erica D'Adda, Laura Cantini, Lucrezia Ricchiuti, Maria Grazia Gatti (PD); Mancuso (NCD); Alessandra Bencini (Misto); Sara Paglini (M5S); De Cristofaro (SEL).

La sinistra del PD ha osservato che le politiche di svalutazione del lavoro, seguite nell'ultimo ventennio, non hanno garantito competitività e crescita ma hanno prodotto recessione. La crescita si promuove non con la deregolamentazione del lavoro, ma con investimenti e politiche industriali. Il ddl costruisce un doppio binario, prevedendo tutele ridotte per i neoassunti. La riforma degli ammortizzatori sociali, che richiede risorse adeguate, avrebbe dovuto precedere l'intervento sulla disciplina contrattuale. I servizi per l'impiego dovrebbero essere pubblici. La sen. Ricchiuti (PD) ha annunciato voto contrario: il nuovo contratto a tempo indeterminato è svuotato, privato delle garanzie essenziali relative al controllo a distanza, al demansionamento, al licenziamento. Secondo Movimento 5 Stelle le modifiche della Camera sono irrilevanti: il provvedimento rivela in modo esemplare la tendenza del Governo a ridurre spazi democratici, a demolire tutele sociali, a ridurre i cittadini a sudditi. I principali effetti della delega, di cui beneficeranno le multinazionali, saranno la precarizzazione e la svalutazione del lavoro. Un centrosinistra, sedicente progressista, sta demolendo conquiste epocali di civiltà. SEL ha posto l'accento sulla campagna ideologica e mistificante che ha trasformato in privilegio il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato, mutando il diritto del lavoro in diritto commerciale. Lungi dal segnare una discontinuità, il Jobs act è la prosecuzione di fallimentari ricette liberiste.

In apertura di seduta il sen. Tocci (PD) ha ricordato la figura di Silvano Andriani, scomparso ieri. Dirigente politico del PCI, senatore nella IX legislatura, Andriani è stato direttore del Cespe fino al 1989 e nei suoi scritti economici aveva previsto la crisi del capitalismo finanziario.

Il sen. Airola (M5S) ha chiesto che siano riammessi in Aula i senatori del Movimento 5 Stelle colpiti da dure sanzioni dopo la seduta di approvazione in prima lettura della delega lavoro.

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