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296ª Seduta pubblica

Giovedì 31 luglio 2014 alle ore 09:32

Comunicato di seduta

L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl costituzionale n. 1429, e connessi, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione.

In apertura di seduta si è svolto un breve dibattito sui tempi residui.

In risposta al sen. Crimi (M5S), il Presidente Grasso ha affermato che rientrano nel contingentamento anche gli interventi sul Regolamento, come le altre questioni incidentali che interrompono la discussione principale. Il Presidente del Senato ha poi comunicato i tempi residui dei Gruppi. Poiché M5S e Misto hanno esaurito il tempo e alla Lega Nord restano circa 30 minuti, il Presidente del Senato ha garantito che non toglierà la parola ai Gruppi e concederà tempo supplementare per interventi di merito. Secondo la sen. De Petris (Misto-SEL), quando ha deciso l'armonizzazione dei tempi, la Conferenza dei Capigruppo aveva assicurato che gli interventi sul Regolamento non sarebbero stati conteggiati. I Capigruppo del PD e del PdL hanno concesso 30 minuti, della circa tre ore di tempo a disposizione, al Movimento 5 Stelle. Il sen. Casson (PD) ha chiesto in base a quali criteri sono stati individuati i dissenzienti e ripartiti i tempi tra loro.

In risposta ad una sollecitazione della sen. De Petris (Misto-SEL), per consentire di partecipare all'informativa del Ministro Mogherini sulla Libia e gli sviluppi internazionali, il Presidente Grasso ha stabilito una sospensione della seduta dalle 13,30 alle 16. SEL ha stigmatizzato il mancato riferimento a Gaza nell'ordine del giorno della Commissione. Il sen. Stucchi (LN), riprendendo un'osservazione fatta ieri da M5S, ha rilevato che il Ministro Mogherini interviene oggi alla Commissione esteri, dopo che la sua audizione al Copasir, fissata per oggi, è stata sconvocata per impegni internazionali.

E' quindi ripresa la votazione degli emendamenti riferiti all'articolo 1, che riguarda le funzioni del Senato. Il Senato, con scrutinio segreto, ha approvato l'emendamento 1.1979, del sen. Candiani (LN-Aut) - sottoscritto anche dal sen. Casson (PD) - che attribuisce al Senato competenza legislativa paritaria nelle materie riguardanti i diritti della famiglia e i diritti della persona in materia sanitaria.

Il Capogruppo del PD aveva chiesto al Presidente Grasso di riconsiderare l'ammissibilità del voto segreto, di cui si è abusato in passato, perché l'emendamento non incide sui diritti fondamentali. Nel merito, la proposta è contraddittoria con la configurazione del Senato quale Camera delle autonomie. I sen. Quagliarello (NCD) e Bruno (FI-PdL) avevano chiesto di spostare l'emendamento all'articolo 10, che riguarda la funzione legislativa. Il sen. Bruno (FI-PdL) aveva chiesto anche la convocazione della Giunta del Regolamento per valutare l'ammissibilità del voto segreto. Il sen. Barani (GAL) aveva preannunciato voto contrario all'emendamento. Secondo la sen. Lanzillotta (SC), contraria alla proposta, l'emendamento non riguarda la tutela dei diritti fondamentali, bensì il procedimento legislativo, per il quale si impone la votazione palese. Secondo il sen. Buccarella (M5S) erano inaccettabili sia l'accantonamento dell'emendamento sia la revoca dello scrutinio segreto già ammesso dal Presidente. Secondo il sen. D'Anna (GAL) la maggioranza teme il voto segreto che il Presidente ha ammesso giustamente, applicando alla lettera il Regolamento. Il sen. Di Maggio (PI) aveva invitato il Presidente Grasso a non rimettere la questione alla Giunta del Regolamento, dove prevarrebbe la maggioranza. Il sen. Candiani (LN), infine, si era opposto all'accantonamento.

Sull'emendamento 1.1979 il parere dei relatori era stato difforme: contraria la relatrice Finocchiaro (PD) per ragioni non di merito ma di sistema; favorevole invece il sen. Calderoli (LN): la competenza legislativa paritaria deve riguardare la materia costituzionale e i diritti fondamentali della persona. L'emendamento si riferisce all'articolo 55 della Costituzione, non all'articolo 70: la richiesta di spostamento è un evidente tentativo di superare il voto segreto.

Approvato anche l'emendamento 1.1985 dei relatori, che sostituisce la parola funzione con "funzioni". Approvato il testo più volte riformulato dell'emendamento 1.1991, sottoscritto da senatori di tutti i Gruppi - ad eccezione di M5S e SEL - in base al quale il Senato partecipa alle decisioni dirette, alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea e ne valuta l'impatto. Il Gruppo Misto ha lamentato il mancato accoglimento dell'emendamento 1.1915, di contenuto pressoché identico. Il sen. Tremonti (GAL) ha annunciato voto contrario ad una norma che considera velleitaria. Opposto il giudizio del sen. Tonini (PD).

Respinti gli altri emendamenti, è stato approvato l'articolo 1, nel testo emendato, che ridefinisce le funzioni del Senato. Il Senato rappresenta le istituzioni territoriali, concorre alla funzione legislativa, esercita la funzione di raccordo tra l'Unione europea, lo Stato e gli altri enti della Repubblica, partecipa alla formazione degli atti normativi comunitari, valuta l'attività delle pubbliche amministrazioni, verifica l'attuazione delle leggi dello Stato, controlla le politiche pubbliche, concorre all'espressione di pareri su nomine governative.

Nel passaggio agli emendamenti aggiuntivi, il sen. Buemi (Aut-PSI) ha sottolineato che la riduzione dei deputati a 400 e dei senatori a 200 determinerebbe un migliore bilanciamento delle due Camere e un risparmio significativo per le casse dello Stato. Hanno annunciato voto favorevole all'emendamento 1.0.6 i sen. Crimi (M5S) e Cervellini (Misto-SEL). L'emendamento è stato respinto.

Molto vivace la discussione sulle modalità di votazione dell'emendamento 1.0.22, del sen. Candiani (LN), in base al quale la legge costituzionale stabilisce il numero minimo dei rappresentanti delle minoranze linguistiche fra i cinquecento deputati eletti a suffragio universale e diretto. Respinta la richiesta del proponente di votazione per parti separate, la sen. Ghedini (PD), ritenendo che l'emendamento sia formulato in modo da estendere surrettiziamente il voto segreto, ha proposto un altro tipo di votazione separata. Il sen. Candiani (LN) ha fatto presente che il voto segreto tutela i senatori rispetto a condizionamenti e pressioni esterne; in ogni caso, essendo stata già respinta la richiesta di votazione per parti separate, non si può votare un'altra proposta. Il Presidente Grasso ha sollecitato l'opinione di tutti i Gruppi. Contrari all'estensione del voto segreto sul numero dei deputati i sen. Palma (FI-PdL) e Lanzillotta (SC). Il sen. Casini (PI) ha segnalato che sulla riduzione del numero dei deputati il Senato si è già pronunciato negativamente: l'emendamento andrebbe considerato precluso. Hanno condiviso questa tesi i sen. Matteoli (FI-PdL) e Scalia (PD). Anche secondo la relatrice Finocchiaro (PD) l'Assemblea si è già pronunciata, negativamente, sulla riduzione del numero dei deputati. Secondo il sen. D'Anna (GAL) la segretezza del voto è una tutela: nello scrutinio palese prevale evidentemente la minaccia dei capipartito di non ricandidare i senatori dissenzienti. I sen. Barozzino (SEL), Campanella (Misto) e Ciampolillo (M5S) hanno chiesto alla Presidenza di confermare la linea già assunta nei giorni scorsi di non ammettere, dopo un voto negativo, altre proposte di votazione per parti separate. Secondo il sen. Minzolini (FI-PdL) la negazione dello scrutinio segreto avvalora la tesi che il voto è condizionato da ricatti. Secondo il sen. Di Maggio (PI) la decisione del Presidente di ammettere il voto segreto è stata già presa ed è inappellabile.

Il Presidente del Senato, richiamando l'articolo 102 del Regolamento, non ha ammesso la richiesta di votazione per parti separate avanzata dalla sen. Ghedini (PD). Ha invece revocato il voto segreto per l'emendamento 1.0.22, richiamando i criteri enunciati il 23 luglio scorso e la votazione già avvenuta dell'emendamento 1.32 sulle minoranze linguistiche. Messo ai voti, a scrutinio palese, l'emendamento 1.0.22 è stato respinto.

Dopo la pausa, per l'audizione del Ministro degli esteri, alla ripresa dei lavori, i sen. di Lega Nord e Movimento 5 Stelle hanno scandito a gran voce: Libertà! Libertà! Libertà!

In replica ad una notizia di agenzia, il Presidente Grasso ha negato di essere fuggito dall'Aula dopo la votazione dell'emendamento 1.0.22. Ha ricordato che le sue decisioni, a fasi alterne, hanno scontentato parti politiche diverse. Ha precisato che, non essendo spacchettabile l'emendamento 1.0.22, la Presidenza ha considerato prevalente la materia per la quale è previsto lo scrutinio palese.

Secondo il sen. Divina (LN) le forzature regolamentari avvenute nell'esame del ddl costituzionale non hanno precedenti. Il Presidente, comunicate le sue decisioni sulle modalità di votazione, avrebbe dovuto dare la parola al Gruppo che l'aveva chiesta,anziché mettere in votazione l'emendamento e sospendere repentinamente la seduta.

Secondo il sen. Crimi (M5S) il Presidente del Senato non ha concesso la parola al sen. Candiani (LN), che avrebbe potuto ritirare l'emendamento, e non ha consentito le dichiarazioni di voto. Ha sospeso repentinamente la seduta offrendo l'immagine plastica di una fuga, dopo aver revocato la sua precedente decisione. La prima votazione a scrutinio segreto, infatti, ha rivelato problemi di tenuta della maggioranza su un emendamento che non stravolge l'impianto del ddl ma invia un segnale. Ha chiesto infine l'annullamento della votazione dell'emendamento 1.0.22. Il sen. Uras (Misto-SEL), nell'associarsi alla richiesta, non ha contestato la decisione sul voto segreto ma ha chiesto chiarimenti sulla conduzione dei lavori e il rispetto delle regole. Il sen. Falanga (FI-PdL) ha invitato i colleghi a votare secondo coscienza e a esprimere il dissenso anche nello scrutinio palese. Secondo il sen. Campanella (Misto) la Presidenza ha tutelato l'interesse politico della maggioranza, che dalla sua ha già la forza dei numeri. Il sen. Candiani (LN) ha sollevato il dubbio che le reiterate forzature inficino la legittimità del provvedimento.

I senatori di M5S, Lega Nord e SEL hanno scandito a gran voce: Libertà! Libertà! Il Presidente ha più volte sospeso la seduta.

Il Presidente ha affermato che non ci sono i presupposti per annullare la votazione. Il sen. Centinaio (LN) ha rilevato che ieri le votazioni sono procedute velocemente, come auspicato dal Presidente: il clima è ora funestato da una decisione autoritaria. Se il Presidente del Senato risponde ai Capigruppo di maggioranza, è inutile per le opposizioni partecipare ai lavori.

Il Presidente Grasso ha convocato la Conferenza dei Capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, dopo una lunga sospensione, il sen. Crosio (LN) ha espresso la convinzione che questa sera non vi siano le condizioni per proseguire serenamente un dibattito, ostacolato da un sistema parallelo di mezze verità e di bugie.

Il Presidente del Senato ha ringraziato il sen. Crosio (LN) per i toni pacati. Ha colto l'occasione per precisare il suo pensiero sui poteri di polizia in Senato, che è stato equivocato dalle agenzie di stampa. Ha poi invitato l'Aula a proseguire per dare al Paese l'idea che si vuole arrivare ad una riforma.

La sen. De Pin (Misto) ha ricordato che un certo tipo di riforma costituzionale è stata sollecitata all'Italia dalla BCE, insieme alla privatizzazione dei servizi e alla riduzione delle tutele del lavoro. Ha poi chiesto al Presidente di non applicare il canguro per favorire una riforma che abbia il più largo consenso possibile. Il sen. Ichino (SC) ha rilevato che nell'ultima votazione a scrutinio palese lo scarto tra maggioranza e opposizione era rilevante. Il sen. Martelli (M5S) ha ricordato che il Regolamento non può essere forzato per finalità politiche. Ha sollecitato la Presidenza a pronunciarsi sulla possibilità di votare emendamenti per parti separate e ha chiesto certezza sui tempi di discussione. Il sen. Susta (SC) ha chiesto di tornare al confronto di merito e alle votazioni, riconoscendo alle opposizioni di aver dato sin qui un contributo costruttivo. I sen. Sacconi (NCD), Zanda (PD) e Romano (PI) hanno chiesto di riprendere la votazione degli emendamenti. Secondo la sen. Petraglia (Misto-SEL) è stata scritta una brutta pagina di storia parlamentare, frutto del muro contro muro, in cui non ci sono né vincitori né vinti. Le opposizioni non si sono sentite garantite: sarebbe auspicabile un rinvio a domani per ritrovare lucidità e trovare un confronto di merito. Il sen. Ferrara (GAL) ha proposto, per rasserenare il clima, di passare al voto sui presupposti di costituzionalità in ordine al decreto carceri. Il sen. Bruno (FI-PdL) si è rimesso alla decisione del Presidente sul prosieguo dei lavori. Secondo il sen. Tosato (LN) la situazione di stallo è responsabilità del Governo che non ha mai dato risposte su questioni importanti ma ha imposto la data dell'8 agosto. Alla Lega non interessa l'offerta del PD di terminare le votazioni a settembre: si potrebbe approvare la riforma domani se il Parlamento non fosse ostaggio dell'arroganza del Presidente del Consiglio. La votazione a scrutinio segreto ha dimostrato che i senatori votano a favore del ddl sotto ricatto di due capipartito. Il sen. Mauro (PI) ha proposto un rinvio a domani con l'impegno a concentrare il confronto, giorno per giorno, su questioni di merito. Anche secondo il sen. Morra (M5S) la situazione attuale è frutto della tracotanza del premier, che usa il ddl costituzionale come arma di distrazione di massa. Il sen. Zanda (PD) ha sollecitato il Presidente a far votare l'Aula. Il sen. Volpi (LN) ha rilevato che il Gruppo ha offerto una soluzione ma la maggioranza ha opposto un rifiuto. Il premier si è spinto a definire costituzionalisti incappucciati i senatori che hanno votato a favore dell'emendamento 1.1979.

Al passaggio all'emendamento 1.0.23 i sentori della Lega hanno iniziato a suonare fischietti e hanno esposto cartelli di protesta. Nella concitazione che ne è seguita è rimasta ferita la sen. Bianconi (NCD) e ha avuto un malore il sen. Consiglio (LN).

Quanto è accaduto - ha affermato il Presidente Grasso - è un colpo drammatico alla credibilità del Senato. Il Consiglio di Presidenza sarà convocato per comminare le giuste sanzioni.

La seduta riprenderà domani con l'esame del ddl costituzionale.

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