Mercoledì 26 Aprile 2017 - 812ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 11:04)

A conclusione dell'esame del Documento di economia e finanza 2017, l'Assemblea ha approvato la risoluzione di maggioranza n. 4 (testo 2) presentata dai sen. Zanda (PD), Laura Bianconi (AP), Zeller (Aut) e Cecilia Guerra (Art.1-MDP).

Nel DEF il Governo afferma che obiettivo prioritario della politica di bilancio resta l'innalzamento di crescita e occupazione, nel rispetto delle esigenze di consolidamento della finanza pubblica, e precisa che le previsioni sono ispirate a principi di prudenza. La valutazione congiunturale dell'economia italiana è favorevole: nella seconda metà del 2016 la crescita ha ripreso slancio, anche se permangono fattori di incertezza legati a rischi geopolitici e a eventuali politiche protezionistiche. La previsione di crescita del Pil per il 2017 è dell'1,1 per cento (1 per cento nel 2018 e 1,1 nel 2019). L'indebitamento netto è programmato al 2,1 per cento nel 2017, all'1,2 nel 2018 e allo 0,2 nel 2019, il pareggio strutturale sarà raggiunto nel 2020. Con la manovra correttiva di 3,4 miliardi, le cui principali misure sono l'estensione dello split payment, gli interventi su compensazioni, Ace, patent box e giochi) l'indebitamento programmatico scende dunque dello 0,2 per cento. Nel DEF è confermato l'impegno a sterilizzare le clausole di salvaguardia (aumento dell'Iva e delle accise) con nuovi interventi di revisione della spesa e di contrasto all'evasione fiscale nella legge di bilancio 2018. Il rapporto debito/Pil nel 2017, comprensivo di possibili interventi di ricapitalizzazione delle banche, è programmato al 132,5 per cento. La diminuzione del rapporto dovrebbe accelerare nel periodo 2018-2020 grazie all'aumento del surplus primario. Il programma nazionale di riforme per il 2017 prevede misure per la concorrenza e l'apertura dei mercati, politiche attive per il lavoro e contrattazione di secondo livello, contrasto alla povertà (per cui vengono stanziati 1,2 miliardi), interventi sulla giustizia (riforma del processo penale e efficienza della giustizia civile).

La risoluzione di maggioranza impegna il Governo a conseguire i saldi programmatici di finanza pubblica; a promuovere una riforma della politica economica europea sostenendo con maggior forza l'introduzione di uno strumento comune di stabilizzazione macroeconomica; a disattivare l'incremento delle aliquote IVA e delle accise nel 2018; a rafforzare gli investimenti pubblici; a favorire forme di reale autonomia e responsabilità finanziaria degli enti locali; a dare attuazione alla delega per il contrasto alla povertà; a dare seguito agli impegni assunti sul pubblico impiego; a intervenire sul cuneo fiscale per favorire l'occupazione giovanile; a proseguire la semplificazione del sistema tributario e a ridefinire l'IRPEF; a valutare il programma di privatizzazioni anche in rapporto agli obiettivi strategici di politica industriale; a proseguire nello sforzo di messa in sicurezza degli edifici; a considerare collegato alla manovra il ddl recante delega per il codice dello spettacolo.

Il relatore, sen. Guerrieri Paleotti (PD), illustrando il DEF, ha evidenziato la continuità con le politiche degli ultimi tre anni che puntano a far uscire il Paese dalla stretta tra bassa crescita ed elevato stock di debito. L'ambizioso programma di riduzione del debito deve essere conseguito in tempi certi e con misure credibili, anche in considerazione del fatto che nel 2018 cesserà l'acquisto di titoli della BCE; da questo punto di vista va verificata la compatibilità della sostituzione delle clausole di salvaguardia con il conseguimento del pareggio strutturale. E' auspicabile una revisione in sede europea del patto di stabilità per non compromettere la ripresa ma, secondo il relatore, non esistono scorciatoie o alternative rispetto all'aggiustamento. Infine, il sen. Guerrieri Paleotti ha posto l'accento sulla necessità di aumentare gli investimenti pubblici migliorando la progettazione e la realizzazione delle opere e ha apprezzato l'inserimento nel DEF di indicatori di benessere equo e sostenibile.

Nella discussione hanno preso la parola i sen. Anna Cinzia Bonfrisco, D'Ambrosio Lettieri (Misto), Magda Zanoni, Moscardelli, Annamaria Parente, Lumia, Filippi, Bianco, Rosa Maria Di Giorgi, Santini (PD), Tosato, Crosio (LN), Lucrezia Ricchiuti, Nerina Dirindin (Art.1-MDP), Paola De Pin, Monica Casaletto (GAL), Zuffada, Boccardi, Ceroni, Azzollini (FI-PdL), Giovanna Mangili, Elisa Bulgarelli (M5S), Raffaela Bellot (Misto-Fare), Mazzoni (ALA), Orellana, Berger (Aut), Conte (AP), Bocchino (SI-Sel). Secondo la Lega Nord il documento certifica il fallimento delle politiche degli ultimi anni che stanno condannando il Paese a una lenta agonia. Il Governo non è riuscito a rispettare i parametri europei né a rilanciare la crescita: il pareggio strutturale è costantemente rinviato, la crescita è modestissima, le risorse destinate all'accoglienza dei migranti superano quelle stanziate per il contrasto della povertà, non vi è la possibilità di neutralizzare le clausole di salvaguardia. La manovra aggiuntiva richiesta dalla Commissione europea si compone per tre quarti di aumenti delle entrate e lo split payment priva le imprese di liquidità. Secondo Art.1-MDP occorrerebbe destinare lo 0,5 per cento del Pil per tre anni ad un piano per il lavoro e per l'ambiente. Il DEF è generico e deludente: si prosegue la politica dell'offerta, basata su bonus e sconti fiscali, anziché concentrare le risorse su investimenti pubblici ad alto moltiplicatore; il Governo non assume impegni per l'occupazione giovanile e per il Mezzogiorno, taglia la spesa sanitaria e la spesa per l'istruzione, non prende una posizione politica sul Fiscal compact. Secondo M5S le politiche di austerità degli ultimi anni non hanno avuto un tratto espansivo né hanno tracciato un modello di sviluppo più equo e sostenibile. La quota italiana sulle esportazioni mondiali è diminuita e il made in Italy incontra crescenti difficoltà competitive. I dati sulla povertà assoluta e relativa indicano che tredici milioni di italiani sono in difficoltà. Nel DEF manca una strategia di lotta alla povertà e alla diseguaglianza, non si indicano risorse per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, crolla il rapporto tra Pil e spesa sanitaria, non si prende in considerazione la possibilità di non ratificare il Fiscal compact. Secondo FI-PdL le politiche degli ultimi anni, nonostante alcuni fattori congiunturali favorevoli, non hanno rilanciato la crescita italiana, che resta tra le più basse in Europa, ma hanno aumentato la pressione fiscale portandola a livelli insostenibili. Lo Stato spende per l'accoglienza dei migranti 4,6 miliardi, più di quanto destina ai cittadini italiani in difficoltà. Il cuneo fiscale è uno dei più elevati, gli investimenti sono in calo anche in conseguenza delle complicazioni procedurali introdotte dal codice degli appalti. Gli enti locali non riescono ad assolvere ai loro compiti e i fondi comunitari per il Mezzogiorno restano inutilizzati. Secondo SI-Sel il DEF è lo specchio di un euroriformismo di facciata e di piccolo cabotaggio. Si prosegue con una politica fatta di un po' di sgravi, di tagli consistenti alla spesa sociale, di rinvii della riduzione della pressione fiscale, di precarizzazione del lavoro e di massicce privatizzazioni.

In replica il Vice Ministro dell'economia Morando, dopo aver accettato la proposta di risoluzione presentata dai Gruppi di maggioranza, ha sottolineato positivamente la vicinanza del quadro tendenziale al quadro programmatico; ha ricordato i risulti conseguiti sul versante del contenimento della spesa pubblica, che resta elevata a causa della spesa previdenziale. Ha richiamato la riforma del bilancio che consentirà dal prossimo anno interventi di riduzione selettiva della spesa; ha imputato la bassa crescita italiana alla scarsa produttività, negando una correlazione con la politica fiscale europea, e ha ricondotto il peggioramento del rating dell'Italia al rischio di instabilità politica legato ad un eventuale referendum sulla permanenza nell'euro.

Tutti gli emendamenti presentati alla risoluzione di maggioranza sono stati respinti. Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto contrario i sen. Silvana Comaroli (LN), Barani (ALA), Barbara Lezzi (M5S), Alessia Petraglia (SI-Sel), Mandelli (FI-PdL). Hanno annunciato voto favorevole i sen. Cecilia Guerra (Art.1-MDP), la quale ha precisato che il voto favorevole rappresenta l'apertura di un confronto con il Governo, Fravezzi (Aut), Gualdani (AP) e Tonini (PD).

Su richiesta del relatore Luigi Marino, il seguito dell'esame della legge annuale su mercato e concorrenza è stato rinviato a domani mattina.

(La seduta è terminata alle ore 18:02 )



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