Mercoledì 14 Dicembre 2016 - 734ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 09:33)
Con 169 voti favorevoli e 99 contrari, l'Assemblea ha approvato la mozione di fiducia al Governo presieduto da Paolo Gentiloni.
Nella seduta di ieri il Presidente del Consiglio Gentiloni ha consegnato in Senato il testo delle dichiarazioni programmaticherese alla Camera dei deputati. Nel testo il nuovo premier ha definito l'Esecutivo un Governo di responsabilità, la cui durata sarà decisa dalle forze politiche; ha menzionato tra le priorità del Governo l'intervento per le zone colpite dal terremoto e gli appuntamenti internazionali: l'ingresso dell'Italia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'assunzione della presidenza del G7, il Consiglio europeo dei prossimi giorni che si occuperà del rinnovo del regolamento di Dublino, della crisi siriana e dei rapporti con la Russia. Il nuovo Governo rivendica continuità con le politiche degli ultimi tre anni, ma intende segnare una discontinuità sul piano del confronto pubblico, affrontando con maggiore determinazione il disagio della classe media e del Mezzogiorno e facilitando il confronto parlamentare per definire con urgenza regole elettorali certe e applicabili.
Nella discussione, alla quale non ha partecipato il Gruppo M5S,sono intervenutii sen. Barozzino, De Cristofaro, Mineo (SI-Sel); Compagna, Di Maggio, Tarquinio (CoR), Arrigoni, Candiani (LN); Mirabelli, Cecilia Guerra, Magda Zanoni, Marcucci, Tronti (PD); Mario Mauro, Giovanardi, Quagliarello (GAL); Carraro, Malan, D'Alì (FI-PdL); Buemi, Elena Cattaneo (Aut); Torrisi, Mancuso (AP); Serenella Fucksia, Uras (Misto).
Pur apprezzando il garbo istituzionale del Presidente Gentiloni, dopo le provocazioni e i diktat di Renzi, SI-Sel non può dare la fiducia ad un Governo che, per composizione e contenuti, è la fotocopia del precedente Esecutivo, artefice di una rottura con il mondo del lavoro e promotore di una pericolosa demagogia dall'alto. Il Parlamento dovrà approvare una legge elettorale condivisa che non preveda premi truffa e restituisca agli elettori il diritto di scelta dei propri rappresentanti. Nel confermare un ruolo di opposizione, il Gruppo CoR, che è nato dalla contrarietà alla riforma costituzionale e all'Italicum, ha annunciato un contributo costruttivo sui provvedimenti volti ad affrontare le emergenze del Paese (lavoro, immigrazione, economia, Mezzogiorno) se il Governo sarà rispettoso del Parlamento e disponibile al dialogo. La Lega Nord ha promesso un'opposizione durissima al quarto Esecutivo non eletto dai cittadini che, ignorando il messaggio di venti milioni di cittadini, conferma i Ministri più contestati, che avevano promesso le dimissioni in caso di sconfitta referendaria. Il Gruppo ha sottolineato il fallimento delle politiche sull'immigrazione e delle riforme del mercato del lavoro, della scuola, della pubblica amministrazione, delle banche; ha quindi annunciato iniziative di piazza per rivendicare l'esercizio della sovranità popolare. Annunciando l'opposizione al Governo, GAL ha criticato la classe dirigente del PD, ripiegata su lotte intestine; ha accusato la maggioranza di voler boicottare la legge elettorale e ha chiesto chiarezza su tre emergenze strutturali: situazione del credito, conti della previdenza, immigrazione. I senatori di FI-PdL hanno messo l'accento sulle macerie del Governo Renzi (sofferenze bancarie, debiti della pubblica amministrazione, province non abolite, mancanza di una legge elettorale per il Senato, conti pubblici dissestati, aumento della pressione fiscale, sanzioni alla Russia); hanno rilevato inoltre la necessità di una legge elettorale coerente con la forma di governo parlamentare. Il Capogruppo Romani, in sede di dichiarazione di voto, ha dato atto al Presidente Gentiloni del segno di discontinuità rispetto alle imposizioni e le forzature di Renzi, che ha ingessato il Paese in una campagna referendaria divisiva; ha quindi annunciato un'opposizione leale e ha lanciato una sfida: varare insieme alla legge elettorale la riforma dei partiti e la regolamentazione delle primarie per consentire al futuro Parlamento di svolgere legittimamente un ruolo costituente. Il Gruppo Misto ha espresso apprezzamento per lo stile del Presidente Gentiloni e per alcuni contenuti del programma. La maggioranza del PD hadichiaratoun sostegno leale al Governo, valorizzando il ritorno al confronto e tracciando un bilancio positivo del precedente Esecutivo; la sen. Guerra ha annunciato una fiducia esigente, ponendo l'accento sul disagio sociale, sui limiti del Jobs Act e della politica dei bonus e sull'universalità del servizio sanitario; il sen. Tronti ha sottolineato la necessità di interpretare con gli strumenti della politica, anziché dell'antipolitica, il disagio sociale e di adoperare un linguaggio più corrispondente alla vera situazione del Paese. Il Capogruppo Zanda, in sede di dichiarazione di voto, ha affermato che l'esito referendario lascia insoluto il nodo dell'adeguamento istituzionale del Paese per affrontare le sfide della competizione globale. Per questa ragione, e in considerazione della crisi dell'Europa, che rischia la disgregazione, il PD aveva proposto un governo di coesione nazionale. I senatori di AP, nell'annunciarela fiducia ad un Governo con pieni poteri, hanno accusato di irresponsabilità le forze politiche che chiedono elezioni immediate, senza armonizzare i sistemi elettorali di Camera e Senato, e hanno invocato un accordo di legislatura per pacificare il quadro politico, unire il Paese e rinsaldare le istituzioni.
In replica il Presidente del Consiglio Gentiloni ha annunciato fiducia e rispetto per le prerogative del Senato. Rispondendo alle critiche di continuità, ha ricordato che le dimissioni di Renzi non erano dovute e l'ipotesi di un governo di convergenza generale è stata respinta nelle consultazioni. Ha ribadito che il Governo dovrà completare le riforme (giustizia, pensioni, lavoro) avviate negli ultimi anni, affrontando con politiche credibili i problemi dell'emarginazione sociale. Ha invitato, infine, le forze politiche che hanno avversato la riforma costituzionale in nome del ruolo del Parlamento a partecipare al confronto sulla legge elettorale, che il Governo faciliterà e solleciterà.
Hanno dichiarato la fiducia i sen. Alessandra Bencini (Misto-IdV), Manuela Repetti (Misto), Zeller (Aut), Laura Bianconi (AP), Zanda (PD). Il sen. Monti (Misto), evidenziata l'inadeguatezza politica di Renzi che ha cercato il referendum anziché lavorare in Parlamento per evitarlo, ha annunciato una fiducia condizionata ad una politica europea incisiva e meno rumorosa, al consolidamento dei conti pubblici, alla serietà dell'azione e dello stile di governo.
Hanno negato la fiducia i sen. Laura Bignami (Misto), D'Ambrosio Lettieri (CoR), Centinaio (LN), che ha annunciato l'uscita dall'Aula del Gruppo, Mario Ferrara (GAL), Loredana De Petris (SI-Sel), Elena Montevecchi (M5S). Secondo Movimento 5 Stelle Renzi è il regista del nuovo Governo che controlla attraverso il Ministro Lotti, con deleghe all'editoria e al Cipe, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Boschi, coinvolta nello scandalo Etruria e madrina della riforma costituzionale che ha bloccato il Parlamento per due anni. Nel nuovo Esecutivo, che ignora il voto espresso dai cittadini, sono confermati il Ministro del lavoro, autore del Job Act, il Ministro della pubblica amministrazione, che si è fatta bocciare la riforma dalla Consulta, il Ministro dell'ambiente, nuclearista favorevole agli inceneritori, il Ministro della cultura, che ha smantellato le soprintendenze, il Ministro della giustizia, incapace di far approvare una legge sulla corruzione. Il sen. Mazzoni (AL-A) ha annunciato la non partecipazione al voto di fiducia del Gruppo che, dopo aver appoggiato generosamente il Governo Renzi, ha ottenuto un rifiuto alla richiesta di partecipare a pieno titolo al nuovo Esecutivo. In dissenso dal Gruppo il sen. Amoruso (AL-A) ha annunciato voto contrario. In dissenso dal Gruppo il sen. Sacconi (AP) ha annunciato la non partecipazione al voto.
(La seduta è terminata alle ore 16:10 )