Mercoledì 27 Aprile 2016 - 616ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 16:30)
A conclusione dell'esame del Documento di economia e finanza 2016, l'Assemblea ha approvato a maggioranza assoluta la proposta di risoluzione n.100, presentata dalla maggioranza, che autorizza il Governo a dare attuazione a quanto indicato nella relazione che ridefinisce il piano di rientro dal debito, posticipando al 2019 il raggiungimento dell'obiettivo di medio periodo. E' stata approvata inoltre, senza emendamenti, la proposta di risoluzione n. 5 della maggioranza che impegna il Governo a sterilizzare nella prossima manovra le clausole di salvaguardia per un ammontare pari allo 0,9 per cento del Pil, ad aprire un confronto con la Commissione europea per rivedere la metodologia di calcolo del prodotto potenziale, a far risalire il rapporto tra investimenti e Pil, a proseguire l'azione di rilancio delle aree sottoutilizzate, ad adottare interventi in materia previdenziale per introdurre elementi di flessibilità in uscita, a promuovere la contrattazione decentrata, a promuovere politiche fiscali orientate alla famiglia e al sostegno alla natalità, a rafforzare le misure per la ricerca, a proseguire l'azione di rafforzamento del sistema bancario, a procedere nella riforma del sistema tributario, a proseguire nel percorso di revisione della spesa, assicurando che la spending review in ambito sanitario avvenga attraverso recuperi di efficienza senza riduzione di servizi.
Il DEF, che si articola in tre sezioni - programma di stabilità, analisi e tendenze della finanza pubblica, programma nazionale di riforma - prevede nel 2016 una crescita del Pil pari all'1,2 per cento (nel 2015 è stata dello 0,8). L'avanzo primario è stimato all'1,7 per cento e l'indebitamento netto al 2,3 per cento del Pil, con un progressivo miglioramento negli anni successivi (1,8 nel 2017 e 0,9 nel 2018 fino al surplus dello 0,4 nel 2019). Il rapporto debito Pil scenderà nel 2016 dal 132,7 al 132,4 per cento. Il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine è rinviato al 2019.
Nella seduta antimeridiana si è svolta la discussione e il relatore, sen. Santini (PD), ha richiamato come punto qualificante del DEF l'utilizzo della flessibilità a sostegno della crescita ma ha osservato che, senza un cambio di passo in Europa, diventa più complicato agganciare la ripresa.
Secondo le opposizioni il DEF è inattendibile e approssimativo: le previsioni di crescita sono costantemente riviste al ribasso, gli effetti delle riforme del Governo sono sovrastimati, i rischi derivanti dal rallentamento dell'economia mondiale sono sottostimati, la critica ai vincoli europei è generica e poco incisiva. Il tasso di crescita e di occupazione rimane inferiore alla media europea, mentre aumenta il gap tra Nord e Sud del Paese. L'adesione ai diktat europei comporta la diminuzione delle prestazioni sociali, la compressione dei diritti dei cittadini e la svendita del patrimonio industriale dell'Italia. La politica di bonus, volta ad aumentare il consenso al Governo, non ha avuto effetti strutturali sulla crescita; il Job Act non ha aumentato l'occupazione ma ha ridotto i diritti dei lavoratori; gli investimenti pubblici sono insufficienti; la spesa primaria non è diminuita mentre sono aumentati i tagli lineari agli enti locali e sono ridotte le prestazioni sanitarie; non è chiaro, infine, come verranno neutralizzati gli aumenti dell'Iva e delle accise.
La proposta di risoluzione n. 1 di SI-SEL indica la necessità di abbandonare le politiche di austerità e di perseguire un nuovo modello di sviluppo attraverso politiche espansive fondate su investimenti pubblici in istruzione, innovazione, ricerca, occupazione; impegna quindi il Governo a farsi promotore di un'iniziativa in sede europea per la revisione del Fiscal compact, a rivedere il principio del pareggio del bilancio, a introdurre indicatori di benessere nei documenti di finanza pubblica, a varare una diversa manovra, incentrata su un piano straordinario del lavoro e sul reddito di cittadinanza, che porti l'indebitamento netto al tre per cento e recuperi risorse con diversi interventi (tobin tax, patrimoniale sulla ricchezze finanziarie, definanziamento F-35 e TAV).
La proposta di risoluzione n. 3 di M5S indica scelte alternative e interventi dettagliati in diverse materie (tributaria e bancaria, giustizia, lavoro, ambiente, politica energetica, politiche sociali, infrastrutture, privatizzazioni, aree sottosviluppate, difesa, giustizia, affari esteri); in materia economico-finanziaria impegna il Governo a correggere gli indirizzi neoliberisti seguiti negli ultimi anni, a integrare le informazioni sul debito pubblico indicando anche il debito privato, ad adottare indicatori di benessere, a non considerare vincolante l'obiettivo di medio periodo e a promuovere la rivisitazione dei trattati che impongono l'austerity.
La proposta di risoluzione n. 4 di CoR afferma che una crescita robusta si ottiene con interventi sul lato dell'offerta, non con il ricorso al deficit e a misure frammentarie di sostegno dei consumi; prevede quindi una revisione del piano strategico degli investimenti, una revisione della tassazione gravante su persone fisiche e giuridiche, una revisione del bail-in, una liberalizzazione effettiva del mercato del lavoro, una riforma della previdenza basata su tre pilastri: una pensione di base uguale per tutti, una basata sul sistema contributivo e una basata sul sistema complementare oltre a misure di riequilibrio per i lavoratori autonomi, e una maggiore detrazione fiscale per polizze finalizzate alla long term care e strumenti di finanza sociale per lavoratori che assistono un familiare con disabilità o patologie gravi.
La proposta di risoluzione n. 6 di FI-PdL valuta non condivisibile nella sua interezza il DEF 2016 e richiede un'analisi sull'adeguatezza del sistema previdenziale, sulla disoccupazione ed emigrazione giovanile, sui contratti stipulati con l'esenzione contributiva, sui pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni, sulle infrastrutture non completate; impegna il Governo ad adoperarsi in sede europea per revocare le misure restrittive contro la Russia che danneggiano l'economia italiana; richiede inoltre una relazione dettagliata sulla riduzione della pressione fiscale e suggerisce nella prossima manovra la riduzione del carico fiscale sugli immobili.
La proposta di risoluzione n. 7 di LN prevede numerosi impegni, tra i quali un riordino del sistema fiscale, una riorganizzazione del sistema bancario che valorizzi il modello di banca tradizionale, iniziative a sostegno delle piccole e medie imprese, un'azione incisiva di riduzione del costo del lavoro, l'introduzione dei costi standard, interventi per il riassetto delle aree a rischio idrogeologico.
In replica il Vice Ministro dell'economia Morando ha accolto le proposte di risoluzione della maggioranza, mentre ha espresso parere contrario sulle proposte di risoluzione di SI-SEL, M5S, CoR, FI-PdL e LN. Il Vice Ministro ha indicato le ragioni della temporanea deviazione dal percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio periodo: il Governo ritiene che una stretta fiscale sia inopportuna e controproducente per i rischi di deflazione e stagnazione e che l'insufficiente coordinamento delle politiche fiscali europee (la mancata espansione di consumi e investimenti da parte dei Paesi in surplus commerciale e l'assenza di una garanzia europea sui depositi) impedisca di affrontare gli squilibri dell'Unione. Il Vice Ministro ha sottolineato che le previsioni del DEF si situano al limite estremo delle stime dell'ufficio parlamentare del bilancio e che la pressione fiscale sui produttori è stata ridotta: un'ulteriore diminuzione di dieci punti della total rate tax consentirebbe alle imprese italiane di competere in condizioni di parità con i concorrenti tedeschi.
I sen. Uras e Stefano (Misto) hanno accolto l'invito del Governo a ritirare la proposta di risoluzione n. 2, che impegna il Governo ad attivare un piano nazionale di riequilibrio territoriale. Il Gruppo AL-A ha accettato l'invito a convergere sulla proposta di maggioranza e a ritirare quindi la proposta di risoluzione n. 8, che sottolinea il legame tra riforme istituzionali e riforme strutturali.
I 23 emendamenti presentati alla proposta di risoluzione n. 5 sono stati respinti. Hanno svolto dichiarazione di voto i sen. Anna Bonfrisco (CR), Silvana Comaroli (LN), Giovanni Mauro (GAL), Ruvolo (AL-A), Alessandra Bencini (Misto-IdV), Fravezzi (Aut), Loredana De Petris (SI-SEL), Gualdani (AP), Barbara Lezzi (M5S), D'Alì (FI-PdL), Guerrieri Paleotti (PD).
(La seduta è terminata alle ore 19:23 )