Martedì 5 Aprile 2016 - 603ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 12:00)
Il Ministro degli esteri Gentiloni ha reso un'informativa sul caso di Giulio Regeni, il giovane studioso residente al Cairo, sequestrato il 25 gennaio scorso, atrocemente torturato e ucciso. La collaborazione tra il team investigativo italiano e le autorità egiziane è stata fin qui insufficiente e la procura ha giudicato carente il dossier trasmesso. Sono circolate molte voci sulla vicenda, tra cui quella di un'azione criminale per minare i rapporti tra Egitto e Italia e su Regeni informatore di un'intelligence: il Governo italiano non accetterà una verità di comodo. Il fatto che l'Egitto sia un alleato nel contrasto al terrorismo - ha dichiarato il Ministro - non è un ostacolo ma un incentivo per accertare la verità e il tema dei diritti umani è posto non per minare ma per consolidare la stabilità del Paese. Nei prossimi giorni, 7 e 8 aprile, ci saranno incontri con gli inquirenti che potrebbero essere decisivi per le indagini: in quella sede si verificherà se il canale di piena collaborazione, annunciato dal Presidente egiziano Al Sisi, funzionerà. Se il cambio di marcia non ci sarà, il Governo italiano adotterà misure adeguate e proporzionate e ne informerà il Parlamento. La ragion di Stato impone, infatti, di difendere la memoria del giovane italiano e la dignità dell'Italia.
Nel successivo dibattito hanno preso la parola i sen. Compagna (CoR), Divina (LN), Amoruso (AL-A), Romano (Aut), Ferrara (GAL), De Cristofaro (SI-SEL), Casini (AP), Lucidi (M5S), Paolo Romani (FI-PdL) e Martini (PD). I Gruppi di maggioranza hanno condiviso le parole equilibrate e ferme del Ministro; GAL, AP e FI-PdL hanno ricostruito il complesso contesto dell'omicidio: l'instabilità mediorientale e africana, la lotta contro Isis, i conflitti di potere interni all'Egitto. M5S si è dichiarato insoddisfatto dell'informativa: ha evidenziato gli interessi petroliferi di Eni e il traffico di armi verso l'Egitto, e ha accusato il Governo italiano di complicità con un regime che viola sistematicamente i diritti umani. Secondo SI-SEL il Governo italiano avrebbe dovuto agire con maggiore determinazione per ottenere verità e giustizia nei confronti degli apparati di sicurezza egiziani coinvolti nella vicenda.
Dopo la sospensione dei lavori, alla ripresa pomeridiana la sen. Catalfo (M5S), il sen. Candiani (LN), la sen. De Petris (SI-SEL), il sen. Paolo Romani (FI-PdL) e la sen. Bonfrisco (CoR) hanno chiesto la convocazione della Conferenza dei Capigruppo per calendarizzare una mozione di sfiducia in relazione agli sviluppi dell'inchiesta della magistratura di Potenza sull'emendamento governativo, inserito nella legge di stabilità, a tutela degli interessi petroliferi di Total. I sen. Giovanardi (GAL) e Falanga (AL-A) hanno invitato alla cautela. La Presidente di turno Lanzillotta rappresenterà la richiesta al Presidente Grasso.
L'Assemblea ha quindi avviato l'esame del ddl n. 2298 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il Capo I modifica il testo unico bancario: l'articolo 1 prevede che l'esercizio dell'attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo (BCC) è consentito solo alle BCC appartenenti ad un gruppo bancario cooperativo; sono innalzati i limiti al numero minimo di soci (500) e al valore nominale della partecipazione detenibile da ciascun socio (100 mila euro). Si stabilisce, inoltre, che la BCC esclusa da un gruppo bancario cooperativo può continuare l'attività bancaria solo a seguito di autorizzazione della Banca d'Italia e trasformazione in società per azioni. La Camera ha introdotto disposizioni per garantire la prudente gestione e l'efficienza del gruppo e l'articolo 2-bis, relativo al fondo temporaneo delle banche di credito cooperativo. Il Capo II reca misure volte a definire un meccanismo per smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci di banche e intermediari da attuare mediante la concessione di garanzie dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. L'articolo 3 definisce l'ambito di applicazione della misura, che è temporanea (fino al 16 agosto 2017 con possibilità di proroga previo parere positivo dell'Unione europea) e consiste nella concessione della garanzia statale su titoli cartolarizzati aventi come sottostanti i crediti in sofferenza delle banche e degli intermediari con sede in Italia. La Camera ha introdotto l'articolo 13-bis relativo alla vigilanza su obbligazioni bancarie cartolarizzate. Il Capo III reca disposizioni fiscali relative alle procedure di crisi. Il capo IV reca disposizioni in materia di gestione e tutela del risparmio. La Camera ha introdotto articoli aggiuntivi, dopo il 17, riguardanti il calcolo di interessi, gli assegni e altri strumenti bancari di pagamento.
Il relatore, sen. Moscardelli (PD), ha evidenziato che la trasformazione delle banche di credito cooperativo, che rappresentano il 57 per cento delle banche italiane, va inquadrata nell'ambito dell'unione bancaria europea che ha previsto norme omogenee e un sistema unico di vigilanza, di risoluzione delle crisi e di garanzia dei depositi. La crisi economica ha evidenziato l'eccessiva frammentazione del sistema bancario italiano e ha diminuito la redditività delle BCC: di qui la necessità di una riforma per far sì che la politica monetaria espansiva della BCE possa tradursi in un allentamento della stretta creditizia. Il relatore ha affermato che la riforma assicura la competitività delle BCC preservandone però i connotati di mutualità; ha richiamato l'estensione della garanzia pubblica agli intermediari, la maggiore flessibilità delle regole fiscali, l'importante ruolo della Banca d'Italia. Ha fornito infine chiarimenti sull'articolo 17-ter riguardante gli assegni bancari.
Le sen. Bernini (FI-PdL), Stefani (LN), Bottici (M5S) e De Petris (SI-SEL) hanno avanzato una pregiudiziale di costituzionalità: con modalità dirigiste e autoritarie il Governo realizza una riforma di sistema attraverso un decreto-legge evidentemente privo dei requisiti costituzionali di necessità e urgenza. Il provvedimento, peraltro, non chiarisce quale sarà la governance delle holding delle BCC, che è demandata a norme di rango secondario. Secondo SI-SEL il ddl non salvaguarda il carattere multualistico delle BCC; secondo M5S il provvedimento punisce il credito cooperativo, non tutela il risparmio, palesa i conflitti di interesse di un Governo che ha regalato 7,5 miliardi alle banche ed è espressione di lobby finanziarie e assicurative.
Dopo che il sen. Collina (PD) e Falanga (AL-A) si sono pronunciati contro, le questioni incidentali sono state respinte ed è iniziata la discussione generale. Hanno preso la parola i sen. Malan, Carraro (FI-PdL); Fornaro (PD); Molinari, Uras (Misto); Liuzzi (CoR); Arrigoni (LN); Caridi (GAL); Panizza (Aut).
Forza Italia ha rilevato che il decreto penalizza il sistema di credito più legato al territorio, che ha sostenuto le piccole e medie imprese; ha chiesto inoltre alla Presidenza di tutelare il ruolo del Senato che rischia di essere mortificato ancora una volta dal ricorso alla fiducia. Pur riconoscendo la necessità di intervenire per fronteggiare le difficoltà di patrimonializzazione delle BCC e l'aumento dei crediti deteriorati, il sen. Fornaro (PD) ha espresso perplessità sulle modalità di way out (uscita) e l'affrancamento delle riserve indivisibili, che non erano previsti nel progetto di autoriforma di Federcasse e rischiano di indebolire il sistema. Apprezzando le modifiche introdotte alla Camera, ha auspicato ulteriori modifiche, tra cui la possibilità di trasformazione in banche popolari. Secondo la Lega Nord l'introduzione della clausola del way out è una scappatoia offerta alle banche toscane che non vogliono aderire al gruppo. E' improbabile che la holding italiana di credito cooperativo riuscirà a competere sul mercato europeo: l'unico effetto della riforma sarà la distruzione di un patrimonio di aziende legate al territorio, asse portante del sistema produttivo del Paese. Il sen. Liuzzi (CoR) ha rilevato che la riforma è in bilico tra la novità del bail-in e gli aiuti di Stato e ha espresso perplessità sul meccanismo di garanzia, che riguarda solo i titoli più sicuri. Il sen. Panizza (Aut) ha apprezzato le modifiche introdotte alla Camera che salvaguardano le specificità delle banche italiane e in particolare quelle di Trento e Bolzano, ma ha condiviso le perplessità sul way out e ha auspicato l'inserimento, nello statuto della capogruppo, di norme a tutela della cooperazione e della mutualità.
(La seduta è terminata alle ore 19:49 )