Giovedì 9 Aprile 2015 - 426ª Seduta pubblica
(La seduta ha inizio alle ore 09:33)
L'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 1232-B, recante modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali.
La Camera ha soppresso l'articolo 3 del testo licenziato dal Senato, che prevedeva l'esclusione della custodia in carcere e degli arresti domiciliari, ogniqualvolta il giudice ritenesse che con la sentenza potesse essere concessa la sospensione condizionale della pena. La disciplina in questione risulta superata dal decreto-legge convertito dalla legge n. 117 del 2014, che ha escluso la custodia cautelare o gli arresti domiciliari qualora il giudice ritenga che, all'esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni. La previsione non opera per alcuni reati di grave allarme sociale, ovvero qualora gli arresti domiciliari non possano essere disposti per mancanza di uno dei luoghi previsti dal codice. L'articolo 4 limita la presunzione di idoneità della misura carceraria per esigenze cautelari ai soli delitti di associazione sovversiva, associazione terroristica, anche internazionale, e associazione mafiosa. La Camera ha soppresso l'integrazione dell'elenco con i delitti di scambio elettorale politico-mafioso e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. L'altro ramo del Parlamento ha, infine, soppresso l'articolo 16, che integrava il catalogo degli illeciti disciplinari dei magistrati con l'ipotesi di mancata osservanza dei termini per la trasmissione degli atti al tribunale del riesame. Il profilo disciplinare in questione è coperto, infatti, dalla disciplina inerente al reiterato, grave e ingiustificato ritardo nel compimento di atti relativi all'esercizio delle funzioni del magistrato.
Nella seduta pomeridiana di ieri è iniziata la discussione generale, che si è conclusa oggi con gli interventi dei sen. Barani (GAL), il quale ha annunciato voto contrario per la soppressione dell'articolo 3, e Lo Giudice (PD), il quale ha ricordato che il provvedimento prevede misure alternative alla carcerazione preventiva e limita l'adozione della custodia cautelare in carcere ai casi in cui sia attuale e concreto il pericolo di fuga e reiterazione del reato. Dopo la replica del relatore, sen. D'Ascola (NCD-UDC), è intervenuto il Vice Ministro della giustizia Costa il quale ha ricordato che lo Stato paga 580 milioni di euro di risarcimento per ingiusta detenzione. In base al ddl, la custodia cautelare in carcere sarà adottata quando ogni misura alternativa risulti assolutamente inadeguata.
Respinti tutti gli emendamenti, nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole i sen. De Cristofaro (SEL); Albertini (NCD-UDC); Malan (FI-PdL), il quale ha però ricordato che il vero problema della giustizia italiana è la durata dei processi; Lumia (PD), secondo il quale il provvedimento bilancia esigenze di garanzia e di sicurezza. Considerando peggiorative le modifiche della Camera, la sen. Stefani (LN) e il sen. Buccarella (M5S) hanno annunciato l'astensione.
L'Assemblea ha approvato la risoluzione della 14a Commissione sulle politiche europee nel Mediterraneo.
La Commissione ritiene che, dopo l'enfasi posta sull'ultimo allargamento dell'Unione a Nord e a Est, sia essenziale restituire priorità strategica alla frontiera Sud dell'Unione, considerata la rilevanza che riveste il Mediterraneo in termini di sicurezza, di flussi migratori e di rapporti economici e commerciali. Considera quindi necessario un profondo cambiamento di approccio dell'UE secondo le seguenti linee direttrici: a) sviluppare modelli incentrati sulla cooperazione decentralizzata e multilivello; b) fondare il partenariato tra l'UE e i Paesi della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo sui principi di parità e di reciprocità; c) promuovere le possibili sinergie economico-produttive tra le due sponde del Mediterraneo, derivanti dalla complementarietà delle risorse materiali e immateriali; d) riprendere l'ipotesi della istituzione di una banca mediterranea. La Commissione ritiene che il processo di democratizzazione avviato dalla rivoluzione dei gelsomini in Tunisia e dalla primavera araba dei Paesi del Maghreb e Mashrek possa costituire un modello di riferimento e una dimostrazione della possibilità di coesistenza tra le regole della democrazia occidentale e la religione islamica. Esprime, peraltro, preoccupazione per i gravi fattori di instabilità nell'area, con particolare riferimento ai rischi per l'integrità territoriale della Libia, alle gravi minacce alla sicurezza provenienti dall'ISIS, alla recente escalation del conflitto in Medio Oriente, allo stallo dei negoziati per una soluzione politica del conflitto in Siria. Ritiene quindi essenziale che l'UE elabori una nuova strategia di sicurezza a livello regionale, in partnership con gli stessi Paesi arabi e adotti un ruolo di protagonista in relazione al conflitto israelo-palestinese, incoraggiando le parti a riprendere la via del dialogo in vista del raggiungimento di un accordo basato sulla soluzione a due Stati prospettata dalle Nazioni Unite. Ritiene, inoltre, che la profonda e prolungata instabilità nell'area del Mediterraneo renda imprescindibile una politica comune in materia di flussi migratori che, in attuazione del principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità, consenta all'UE di agire in modo organico e integrato nei confronti del fenomeno dell'immigrazione illegale. La Commissione auspica che sia sostenuta con forza l'operazione Tritone, che siano garantite efficaci forme di sostegno ai Paesi chiamati a sostenere in prima battuta l'impatto dei nuovi flussi di rifugiati e migranti provenienti dalla Siria e che l'UE si faccia carico della stipula di accordi per il contrasto alle migrazioni irregolari e il rimpatrio dei clandestini, superando la logica dei trattati bilaterali. La Commissione propone infine di istituire una sessione parlamentare sulle politiche mediterranee.
Dopo la relazione del sen. Giovanni Mauro (GAL), nella discussione sono intervenuti i sen. Chiti (PD) e Casini (NCD-UDC). Dopo il parere favorevole del Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, hanno svolto dichiarazione di voto a favore del documento i sen. Candiani (LN), Molinari (Misto), Mancuso (NCD-UDC), Montevecchi (M5S), Amoruso (FI-PdL) e Cociancich (PD). In dissenso dal Gruppo, il sen. D'Alì (FI-PdL) ha annunciato l'astensione su un documento debole, che non menziona le questioni energetiche, la politica dei trasporti, la salvaguardia delle tipicità del Mediterraneo, gli investimenti del piano Juncker.
Nel corso della seduta l'Assemblea ha osservato un minuto di silenzio in onore delle vittime dell'odierno attentato al Tribunale di Milano.
L'Assemblea ha approvato mozioni sul piano di razionalizzazione di Poste italiane SpA. I testi riformulati impegnano il Governo a sollecitare AGCOM Poste italiane affinché, al termine del confronto con gli enti locali, pubblichino la lista completa degli uffici prossimi alla chiusura o interessati da una riduzione di orario, al fine di assicurare il mantenimento dell'operatività del servizio universale nel 96 per cento dei comuni italiani; a valutare la possibilità che alcuni servizi siano offerti non in regime di esclusiva da Poste italiane; a valutare l'impatto sociale e occupazionale della razionalizzazione degli uffici; ad adoperarsi per garantire la permanenza degli uffici postali nei comuni rurali, montani e svantaggiati.
Il sen. Arrigoni (LN) ha illustrato la mozione n. 384; il sen. Mandelli (FI-PdL) ha illustrato la mozione n. 395; il sen. Uras (SEL-Misto) ha illustrato la mozione n. 396; il sen. Santini (PD) ha illustrato la mozione n. 399; il sen. Lucidi (M5S) ha illustrato la mozione n. 400; il sen. Panizza (Aut) e la sen. Bellot (Misto) hanno illustrato gli ordini del giorno G1 e G2.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Giacomelli, nell'esprimere apprezzamento per le mozioni, delle quali ha richiesto riformulazioni, ha precisato che Poste italiane, lo scorso 7 aprile, ha comunicato il differimento dell'attuazione del piano industriale. Il Governo è intervenuto, infatti, per sollecitare un confronto serio con gli enti locali al fine di mitigare l'impatto sociale della razionalizzazione e garantire la piena operatività del servizio universale.
L'Assemblea ha avviato l'esame del ddl n. 1791, recante ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno, già approvato dalla Camera dei deputati.
La Convenzione del 1980 - hanno ricordato i relatori, sen. Emma Fattorini e Lumia (PD) - è l'unico strumento internazionale vincolante sulla protezione fisica del materiale nucleare e le modifiche approvate nel 2005, in conseguenza dei fatti dell'11 settembre 2001, hanno esteso la normativa all'ambito del trasporto delle materie nucleari e alla protezione delle installazioni, con particolare attenzione ai rischi di sabotaggio. L'articolo 8 del ddl inserisce nel codice penale il nuovo delitto di attentato alla sicurezza delle installazioni nucleari e lo punisce con la reclusione da quattro a otto anni. In considerazione dell'approvazione del ddl sui reati ambientali, le Commissioni hanno soppresso gli articoli 10, 11 e 12, concernenti il reato di traffico e abbandono di materie nucleari.
In conseguenza della mancanza del numero legale, il seguito dell'esame è stato rinviato ad altra seduta.
(La seduta è terminata alle ore 15:03 )