Nella seduta dell'11 febbraio l'Assemblea del Senato ha approvato, con 87 voti favorevoli e 52 contrari, il ddl n. 1351, recante disposizioni di aggiornamento della delega in materia di interventi a sostegno della competitività dei capitali. Il testo è quindi passato all'esame dell'altro ramo del Parlamento.
La legge n. 21/2024 ha previsto, tra le varie misure volte ad ampliare l'accesso e consolidare la permanenza delle imprese sui mercati di capitali, la delega al Governo per la riforma del Testo unico in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo n. 58/1998. Il ddl dispone la proroga di tale delega per un ulteriore anno, fino al 27 marzo 2026. Prevede inoltre l'estensione da 18 a 24 mesi del termine per l'eventuale emanazione di successivi decreti legislativi recanti correzioni e integrazioni.
L'esame in sede referente
Il disegno di legge è stato incardinato nella 6a Commissione il 21
gennaio con la relazione del Presidente Garavaglia (LSP). Il 22
gennaio, dichiarata aperta la discussione generale, il senatore Turco
(M5S) ha chiesto lo svolgimento di una procedura informativa sullo stato
dei lavori per la redazione degli schemi di decreto legislativo di riforma
del Testo Unico sulla Finanza, nonché per approfondire i contorni di
operazioni societarie che riguardano la Banca Popolare di Milano e la
Società Generali, per valutarne le conseguenze per i risparmiatori e per
il mercato dei capitali in genere, e il Presidente Garavaglia ha ribadito
l'intenzione della maggioranza svolgere un più esaustivo ciclo di
audizioni sui singoli schemi di decreto, successivamente all'approvazione
del ddl. Il 24 gennaio è scaduto il termine per la presentazione di ordini
del giorno ed emendamenti e il 27 gennaio quello per i subemendamenti agli
emendamenti di relatore e Governo. Il 28 gennaio sono stati pubblicati gli
emendamenti
e subemendamenti presentati e il sottosegretario per l'economia e le
finanze Freni, constatata in Commissione la mancanza di una prospettiva
condivisa, ha annunciato il ritiro dell'emendamento del Governo 1.0.2000,
presentato nell'ottica di concentrare in un unico strumento normativo la
legislazione delegata di riforma del TUF e l'esercizio delle deleghe per
il recepimento delle direttive europee in materia di mercati finanziari,
non ancora presenti nel ddl di delegazione europea. Il 5 febbraio si è
concluso l'esame delle proposte emendative: sono stati approvati gli
emendamenti del relatore 1.1000
(testo 3) contenente la delega al Governo per la riforma organica e
il riordino del sistema sanzionatorio di cui al Testo unico delle
disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (decreto
legislativo n. 58/1998), e 1.0.1000,
che introduce, per le piccole banche, alcune deroghe ai previsti obblighi
di trasparenza tra istituti e clienti nella fornitura di servizi
finanziari e di investimento, relativamente all'acquisto o alla
sottoscrizione di azioni entro specifici importi.
Nella seduta dell'11
febbraio il relatore Garavaglia ha presentato il subemendamento
1.1000 (testo 3) /1a Commissione, in accoglimento dell'osservazione
contenuta nel parere espresso dalla Commissione Affari costituzionali, e
l'emendamento di coordinamento Coord.
1 finalizzato a reinserire la clausola che la decorrenza del termine
senza l'espressione del parere non impedisce l'adozione dello schema di
decreto legislativo, una volta ampliato il termine da 40 a 60 giorni.
Previa dichiarazione di voto contrario della senatrice Tajani
sull'emendamento Coord. 1, entrambi gli emendamenti del relatore sono
stati approvati. La Commissione ha quindi conferito il mandato al
Presidente relatore a riferire favorevolmente in Assemblea sul testo del
disegno di legge come modificato.
La discussione in Assemblea
Nella seduta dell'11 febbraio il disegno di legge è stato illustrato all'Assemblea dal relatore Garavaglia, che ha sottolineato come nel corso dell'esame in sede referente la Commissione abbia deliberato di ampliare la delega, includendo adeguamenti ai regolamenti UE sui bonifici istantanei, garantendo tutele contro i rischi di truffe, il rafforzamento dell'albo dei consulenti finanziari e la tutela della specificità del sistema bancario italiano. Il relatore ha inoltre riferito che la maggioranza ha scelto di rimandare il confronto con gli operatori alla fase attuativa delle misure. Nella discussione generale è intervenuto il senatore Losacco (PD). Dopo una breve sospensione in attesa del parere della 5a Commissione, è stato approvato l'articolato. Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole i senatori Salvitti (Cd'I), che ha sostenuto che il ddl migliora la competitività del mercato dei capitali italiani e modernizza il quadro normativo, richiamando i risultati positivi degli indicatori economici nazionali; Trevisi (FI-BP), che ha ribadito la necessità di rendere il mercato dei capitali italiano più attrattivo e dinamico, apprezzando le misure introdotte per incentivare gli investimenti istituzionali; Borghesi (LSP), che ha sottolineato l'importanza delle norme a tutela della trasparenza, della vigilanza e della sicurezza nei bonifici istantanei, nonché la salvaguardia delle banche del territorio; Orsomarso (FdI), che ha espresso un forte sostegno al lavoro serio del Governo, evidenziando la stabilità del sistema economico e bancario nazionale, nella convinzione che, nonostante le divergenze politiche, ci sia spazio per un confronto costruttivo. Hanno dichiarato voto contrario la senatrice Dafne Musolino (IV), che ha accusato l'Esecutivo di chiedere ulteriori mesi senza aver fornito risultati concreti nei primi dodici; il senatore Magni (AVS), che ha sottolineato il rischio che interessi particolari influenzino le scelte legislative, ritenendo inopportuna la proroga in quanto servono risposte più rapide e chiare; il seantore Turco (M5S), che ha bocciato l'ampliamento della delega al Governo senza adeguati approfondimenti, denunciando la possibilità di condoni nel sistema sanzionatorio e l'assenza di misure concrete per rilanciare il mercato dei capitali; la senatrice Cristina Tajani (PD), che ha criticato l'assenza di una chiara visione strategica da parte del Governo sulla riforma del mercato dei capitali e la mancanza di indicazioni precise sulla riorganizzazione del sistema sanzionatorio, auspicando un confronto per approfondire gli effetti delle operazioni finanziarie in corso.