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23 dicembre 2024 | Numero 81
Segnalazioni → Banca centrale europea
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Articolo pubblicato dal blog della BCE

Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e la crisi del 2010: così l'aiuto di UE e FMI ha ripristinato stabilità finanziaria, sostenibilità del debito e crescita

Registrati avanzi di bilancio nel 2023. La Commissione europea prevede che il rapporto debito pubblico/PIL diminuisca costantemente nei prossimi dieci anni

«La situazione economica di Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro è sostanzialmente migliorata nell'ultimo decennio. Le misure politiche introdotte durante la crisi hanno contribuito a ridurre gli squilibri e hanno portato a una maggiore crescita e a un calo più marcato del debito pubblico rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell'area dell'euro».

È quanto si legge nel blog della BCE, in un post pubblicato il 3 dicembre, con il titolo "Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro: crisi e ripresa", dedicato appunto alla performance dei quattro paesi dopo la crisi del 2010-2012.

Cosa accadde dopo la crisi? Gli autori del post ricordano i deficit troppo elevati, regole fiscali applicate in modo non efficace, rigidità del mercato del lavoro e la perdita generale di competitività.
Gli stretti legami tra banche e governi nazionali contribuirono alle vulnerabilità. Risultato: alla fine venne meno la fiducia complessiva in questi Paesi, alla loro possibilità di prosperare nelle condizioni di una moneta unica.

I governi di Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro furono costretti a chiedere assistenza finanziaria agli Stati membri dell'area euro e al Fondo Monetario Internazionale (FMI).
I prestiti furono concessi a condizione che i 4 Paesi attuassero profondi cambiamenti nelle politiche pubbliche e nel funzionamento delle loro economie, in modo da ripristinare solidi fondamenti economici e finanziari.
I programmi UE/FMI miravano a recuperare la stabilità del sistema fiscale e finanziario, a ripristinare la competitività e a conseguire una crescita più elevata e sostenibile, cercando al contempo di mitigare gli inevitabili costi economici e sociali.

La possibilità di recuperare competitività abbassando i tassi di interesse e svalutando il tasso di cambio era preclusa poiché i 4 Paesi fanno parte di un'unione valutaria, l'area euro, quindi non hanno più una valuta nazionale o un tasso di interesse proprio. Pertanto, le economie nazionali hanno dovuto adeguarsi attraverso la cosiddetta svalutazione interna, ossia una crescita dei salari e dei prezzi inferiore rispetto al resto dell'area euro , per ripristinare la competitività in termini di costi e prezzi, affrontando quindi un costo sociale elevato.

Ma quali sono i risultati della cura imposta da UE e FMI?
Negli ultimi dieci anni, si legge nel blog della BCE, tutti e quattro i Paesi si sono ripresi molto bene, superando il resto dell'area euro in termini di produzione economica e creazione di posti di lavoro .
Non tutti, per la verità, si sono ripresi con la stessa rapidità. Mentre per Irlanda, Portogallo e Cipro la ripresa è iniziata già nel periodo 2012-2014, per la Grecia l'inizio è stato più lento, anche a causa delle crisi politiche nel 2012 e nel 2015. Tuttavia, tutti e quattro i Paesi hanno registrato una forte performance dal 2019 e hanno continuato a riprendersi nonostante shock come la pandemia, la guerra russa contro l'Ucraina e la relativa impennata dei prezzi dell'energia.

Per quanto riguarda il debito pubblico, al momento della crisi in tutti i 4 Paesi aveva superato il 100% del PIL. Ad eccezione della Grecia, i livelli di debito hanno cominciato però a diminuire dopo la crisi. Un calo interrotto solo dal grave shock pandemico del 2020.
Nel 2023, Cipro, Irlanda e Portogallo hanno addirittura registrato avanzi di bilancio. E si prevede che questa tendenza continui.
La Commissione europea, in particolare, prevede che il rapporto debito pubblico/PIL diminuirà costantemente nei prossimi dieci anni in tutti e quattro i Paesi. Questo è in chiaro contrasto con Paesi come Francia, Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi, e aiuta Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro a diventare debitori più solidi agli occhi degli investitori. Con un vantaggio evidente: sebbene i 4 Paesi debbano ancora pagare interessi più elevati rispetto ai paesi dell'area euro fiscalmente più solidi, i premi per il rischio sono diminuiti.

Nonostante gli indubbi progressi registrati, sottolinea infine il blog della BCE, i responsabili politici dei quattro Paesi devono ancora affrontare grandi sfide. In particolare, il debito pubblico è tuttora elevato, le passività esterne restano alte e la crescita della produttività è tuttora bassa.
Queste debolezze variano da Paese a Paese e potrebbero peggiorare in presenza di nuove sfide geopolitiche, con l'invecchiamento della popolazione e i cambiamenti climatici. Pertanto, sono ancora necessari notevoli sforzi di politica strutturale.

Produzione economica reale pro capite.
                              A destra: Tasso di occupazione
Grafico a sinistra: produzione economica reale pro capite. A destra: Tasso di occupazione.
Con la sigla "EA-9" si intendono i seguenti nove paesi: Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Belgio, ovvero i paesi che hanno aderito all'euro fin dall'inizio, nel 1999, esclusi Irlanda e Portogallo.
Dal blog della Banca centrale europea

Produzione economica reale pro capite.
                              A destra: Tasso di occupazione
Grafico a sinistra: rapporto debito pubblico/PIL. A destra: variazione del debito pubblico pro capite e variazione cumulativa del reddito disponibile reale pro capite
Dal blog della Banca centrale europea