Nella seduta del 9 ottobre l'Assemblea del Senato ha approvato, con 95 voti favoreoli, 66 contrari e 4 astensioni, la proposta di risoluzione n. 6 della maggioranza sul Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 (Doc. CCXXXII n. 1), che impegna il Governo a rispettare la traiettoria di spesa indicata nel Piano.
In base a quanto richiesto dalle nuove norme sulla governance economica dell'UE di cui al Regolamento 2024/1263, il documento definisce la traiettoria della spesa pubblica aggregata netta, dalla quale sono esclusi gli stanziamenti finanziati da risorse europee, gli interessi passivi sul debito e gli effetti tipici di particolari categorie di spese, e delinea un piano pluriennale di riforme e investimenti con particolare riferimento ai settori della Pubblica amministrazione e della giustizia nonché in materia di compliance fiscale. A seguito della revisione dell'ISTAT sui conti pubblici del 23 settembre, sono stati quantificati i principali indicatori delle finanze pubbliche. Per la spesa aggregata netta si prevede un tasso di crescita dell'1,3% nel 2025, dell'1,6% nel 2026, dell'1,9% nel 2027, dell'1,7% nel 2028, dell'1,5% nel 2029, dell'1,1% nel 2030 e 1,2% nel 2031. Per il rapporto deficit/PIL, stimato al 3,8% per l'anno in corso, il Governo conta di poter scendere al 3,3% per il 2025 e, per il 2026, al 2,8%, quindi al di sotto della soglia del 3% per poter uscire dalla procedura per deficit eccessivo prevista dalla normativa europea. Il rapporto debito/PIL, che in base alla revisione dell’ISTAT si è attestata al 134,8% nel 2023, dovrebbe iniziare a scendere a partire dal 2027 (la normativa europea prescrive un calo medio annuo dell’1% dopo luscita dalla procedura per deficit eccessivo).
L'esame in Commissione
Sul provvedimento si è svolto un ciclo di audizioni preliminari nelle
seduta delle Commissioni congiunte 5a Senato e V Camera tra il 3 e l'8
ottobre, con l'intervento di rappresentanti di ECCO, Associazione
nazionale costruttori edili (ANCE), Confcommercio-Imprese per l'Italia,
Confesercenti, Confartigianato, CNA, Casartigiani, Alleanza delle
Cooperative italiane, Confapi, Confprofessioni, Confagricoltura,
CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti, COPAGRI, Consiglio nazionale dei
dottori commercialisti e degli esperti contabili, ANCI, UPI, Conferenza
delle regioni e delle province autonome, CNEL, Banca d'Italia, Corte dei
Conti, ISTAT e Ufficio parlamentare di bilancio. Inoltre, l'8 ottobre è
stato audito il Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo
Giorgetti.
L'esame del Documento è stato avviato in Commissione 5a l'8
ottobre, con la relazione del Presidente Calandrini (FdI), che ha
ricordato che il Piano sarà sottoposto alla valutazione della Commissione
europea e dovrà essere approvato con raccomandazione dal Consiglio
dell'UE. Il Presidente ha inoltre rinviato per approfondimenti alla
documentazione di finanza pubblica n.
13 a cura dai Servizi di documentazione del Senato e della Camera.
In assenza di interventi, il Presidente ha dichiarato esperita la
discussione generale. Il 9
ottobre, si sono svolte le dichiarazioni di voto sul conferimento
del mandato al relatore a riferire all'Assemblea, con conseguente rinuncia
alle repliche del relatore e del Governo. Sono intervenuti in
rappresentanza dei rispettivi Gruppi, esprimendo contrarietà
all'impostazione del Piano in esame, i senatori Magni (AVS), Manca (PD),
Patuanelli (M5S), criticando in particolare i tagli alla finanza pubblica,
il rischio di un sovradimensionamento dell'incremento reale del PIL e
l'assenza di un'agenda della crescita, anche alla luce dell'andamento
della produzione industriale relativamente ai dati sul lavoro. La
Commissione ha quindi conferito il mandato al relatore, Presidente
Calandrini, a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento in
oggetto.
L'esame in Assemblea
Nella seduta del 9
ottobre, alla relazione illustrativa del senatore Calandrini (FdI) è
seguita la discussione generale, con gli interventi dei senatori Monti
(Misto), Ylenia Zambito, Nicita, Beatrice Lorenzin, Manca (PD), Dafne
Musolino, Raffaella Paita (IV), Lombardo (Az), Maria Domenica Castellone,
Elisa Pirro (M5S), Elena Testor, Borghi Claudio (LSP), Terzi Di
Sant'Agata, Gelmetti (FdI), Magni (AVS) e Gasparri (FI-BP). I Gruppi di
opposizione hanno criticato il Piano strutturale di bilancio, evidenziando
la mancanza di politiche chiare e concrete, che rischiano di vincolare il
Paese senza fornire soluzioni efficaci. Le preoccupazioni riguardano in
particolare il futuro della sanità pubblica e il sistema previdenziale,
temendo tagli e privatizzazioni; politiche che colpiscono le fasce più
deboli della popolazione, accentuando le disuguaglianze sociali; misure
inefficaci nel sostenere il potere d'acquisto delle famiglie; mancanza di
investimenti significativi in settori cruciali come l'istruzione e
l'innovazione. I Gruppi di maggioranza hanno sottolineato l'importanza del
Piano, che ha l'obiettivo di stabilizzare l'Italia dopo anni di politiche
assistenzialistiche, fornendo una visione a lungo termine e misure
concrete: il Piano include interventi volti a migliorare la giustizia e a
ottimizzare la spesa pubblica, sostenendo famiglie e imprese, con un focus
su misure strutturali come il taglio del cuneo fiscale, e favorendo
sinergie imprenditoriali per stimolare la crescita economica. Il senatore
Monti, pur esprimendo dissenso su alcuni aspetti, ha riconosciuto
un'evoluzione positiva nella cultura politica del Paese verso una maggiore
responsabilità fiscale. Il Sottosegretario per l'economia e le finanze
Freni ha difeso il piano governativo, sottolineando la sua programmazione
e la riduzione del debito; ha contestato le accuse di mancanza di
politiche sanitarie e fiscali e rassicurato riguardo alla tassazione sulla
casa, affermando con fermezza che il Governo non prevede alcuna nuova
tassa in questo settore. Ha quindi accolto la proposta di risoluzione n. 6
della maggioranza, esprimendo parere contrario sulle proposte nn. 1 (IV),
2 (M5S), 3 (PD), 4 (Az) e 5 (AVS).
Nelle dichiarazioni finali sono intervenuti i senatori Calenda (Az), che
ha ironizzato su una sorprendente alleanza tra liberali, europeisti e
montiani; Spagnolli (Aut), che ha evidenziato un forte scollamento tra le
promesse della destra riguardo all'Europa e il contenuto del Piano, con
misure come l'allineamento delle accise sulla benzina; Renzi (IV), che ha
messo in evidenza l'incoerenza nelle politiche energetiche e la gestione
della sanità, sottolineando l'aumento dei reati e la necessità di un
approccio più concreto per affrontare le sfide del Paese; Magni (AVS),
secondo cui il Governo ha accettato passivamente l'impostazione della
Comunità europea, sostenendo che si stia attuando una politica di
austerità che penalizza sempre le stesse categorie; Turco (M5S), che ha
esortato a far fronte a tagli e sacrifici spostando il peso sulle banche,
le aziende farmaceutiche e i settori che hanno speculato durante la crisi;
Misiani (PD), che ha sostenuto che il Piano è debole sulle riforme,
presentando solo buone intenzioni senza indicare tempi o risorse, e
conferma riforme fiscali fallimentari che non stimoleranno la crescita;
Salvitti (Cd'I), che ha sottolineato la responsabilità del Governo nel
guidare lo sviluppo economico, citando la fiducia che gli elettori
continuano a riporre nella sua gestione; Damiani (FI-BP), che ha
richiamato i dati positivi, come il record di occupazione e la diminuzione
dell'inflazione, ribadendo l'importanza di un approccio prudenziale nella
gestione della finanza pubblica; Garavaglia (LSP), che ha ricordato che la
regola europea prevede un blocco della crescita della spesa, ha discusso
l'aumento delle entrate, con un incremento del 7 per cento nel primo
semestre, e ha messo in evidenza la riduzione del tax gap; Lavinia Mennuni
(FdI), che ha richiamato l'importanza del negoziato con la Commissione
europea per ottenere maggiore flessibilità nel bilancio italiano e ha
ribadito l'importanza di investire in famiglia, salute e lavoro.