Testata
Periodico di informazione
sull'attività parlamentare,
link e segnalazioni

14 ottobre 2024 | Numero 71
Temi e provvedimenti in Senato → Le approvazioni della settimana scorsa
X linkedin email
Economia e finanze

Approvata la risoluzione di maggioranza sul Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029

Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029

Nella seduta del 9 ottobre l'Assemblea del Senato ha approvato, con 95 voti favoreoli, 66 contrari e 4 astensioni, la proposta di risoluzione n. 6 della maggioranza sul Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 (Doc. CCXXXII n. 1), che impegna il Governo a rispettare la traiettoria di spesa indicata nel Piano.

In base a quanto richiesto dalle nuove norme sulla governance economica dell'UE di cui al Regolamento 2024/1263, il documento definisce la traiettoria della spesa pubblica aggregata netta, dalla quale sono esclusi gli stanziamenti finanziati da risorse europee, gli interessi passivi sul debito e gli effetti tipici di particolari categorie di spese, e delinea un piano pluriennale di riforme e investimenti con particolare riferimento ai settori della Pubblica amministrazione e della giustizia nonché in materia di compliance fiscale. A seguito della revisione dell'ISTAT sui conti pubblici del 23 settembre, sono stati quantificati i principali indicatori delle finanze pubbliche. Per la spesa aggregata netta si prevede un tasso di crescita dell'1,3% nel 2025, dell'1,6% nel 2026, dell'1,9% nel 2027, dell'1,7% nel 2028, dell'1,5% nel 2029, dell'1,1% nel 2030 e 1,2% nel 2031. Per il rapporto deficit/PIL, stimato al 3,8% per l'anno in corso, il Governo conta di poter scendere al 3,3% per il 2025 e, per il 2026, al 2,8%, quindi al di sotto della soglia del 3% per poter uscire dalla procedura per deficit eccessivo prevista dalla normativa europea. Il rapporto debito/PIL, che in base alla revisione dell’ISTAT si è attestata al 134,8% nel 2023, dovrebbe iniziare a scendere a partire dal 2027 (la normativa europea prescrive un calo medio annuo dell’1% dopo luscita dalla procedura per deficit eccessivo).

L'esame in Commissione

Sul provvedimento si è svolto un ciclo di audizioni preliminari nelle seduta delle Commissioni congiunte 5a Senato e V Camera tra il 3 e l'8 ottobre, con l'intervento di rappresentanti di ECCO, Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), Confcommercio-Imprese per l'Italia, Confesercenti, Confartigianato, CNA, Casartigiani, Alleanza delle Cooperative italiane, Confapi, Confprofessioni, Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti, COPAGRI, Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, ANCI, UPI, Conferenza delle regioni e delle province autonome, CNEL, Banca d'Italia, Corte dei Conti, ISTAT e Ufficio parlamentare di bilancio. Inoltre, l'8 ottobre è stato audito il Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.
L'esame del Documento è stato avviato in Commissione 5a l'8 ottobre, con la relazione del Presidente Calandrini (FdI), che ha ricordato che il Piano sarà sottoposto alla valutazione della Commissione europea e dovrà essere approvato con raccomandazione dal Consiglio dell'UE. Il Presidente ha inoltre rinviato per approfondimenti alla documentazione di finanza pubblica n. 13 a cura dai Servizi di documentazione del Senato e della Camera. In assenza di interventi, il Presidente ha dichiarato esperita la discussione generale. Il 9 ottobre, si sono svolte le dichiarazioni di voto sul conferimento del mandato al relatore a riferire all'Assemblea, con conseguente rinuncia alle repliche del relatore e del Governo. Sono intervenuti in rappresentanza dei rispettivi Gruppi, esprimendo contrarietà all'impostazione del Piano in esame, i senatori Magni (AVS), Manca (PD), Patuanelli (M5S), criticando in particolare i tagli alla finanza pubblica, il rischio di un sovradimensionamento dell'incremento reale del PIL e l'assenza di un'agenda della crescita, anche alla luce dell'andamento della produzione industriale relativamente ai dati sul lavoro. La Commissione ha quindi conferito il mandato al relatore, Presidente Calandrini, a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento in oggetto.

L'esame in Assemblea

Nella seduta del 9 ottobre, alla relazione illustrativa del senatore Calandrini (FdI) è seguita la discussione generale, con gli interventi dei senatori Monti (Misto), Ylenia Zambito, Nicita, Beatrice Lorenzin, Manca (PD), Dafne Musolino, Raffaella Paita (IV), Lombardo (Az), Maria Domenica Castellone, Elisa Pirro (M5S), Elena Testor, Borghi Claudio (LSP), Terzi Di Sant'Agata, Gelmetti (FdI), Magni (AVS) e Gasparri (FI-BP). I Gruppi di opposizione hanno criticato il Piano strutturale di bilancio, evidenziando la mancanza di politiche chiare e concrete, che rischiano di vincolare il Paese senza fornire soluzioni efficaci. Le preoccupazioni riguardano in particolare il futuro della sanità pubblica e il sistema previdenziale, temendo tagli e privatizzazioni; politiche che colpiscono le fasce più deboli della popolazione, accentuando le disuguaglianze sociali; misure inefficaci nel sostenere il potere d'acquisto delle famiglie; mancanza di investimenti significativi in settori cruciali come l'istruzione e l'innovazione. I Gruppi di maggioranza hanno sottolineato l'importanza del Piano, che ha l'obiettivo di stabilizzare l'Italia dopo anni di politiche assistenzialistiche, fornendo una visione a lungo termine e misure concrete: il Piano include interventi volti a migliorare la giustizia e a ottimizzare la spesa pubblica, sostenendo famiglie e imprese, con un focus su misure strutturali come il taglio del cuneo fiscale, e favorendo sinergie imprenditoriali per stimolare la crescita economica. Il senatore Monti, pur esprimendo dissenso su alcuni aspetti, ha riconosciuto un'evoluzione positiva nella cultura politica del Paese verso una maggiore responsabilità fiscale. Il Sottosegretario per l'economia e le finanze Freni ha difeso il piano governativo, sottolineando la sua programmazione e la riduzione del debito; ha contestato le accuse di mancanza di politiche sanitarie e fiscali e rassicurato riguardo alla tassazione sulla casa, affermando con fermezza che il Governo non prevede alcuna nuova tassa in questo settore. Ha quindi accolto la proposta di risoluzione n. 6 della maggioranza, esprimendo parere contrario sulle proposte nn. 1 (IV), 2 (M5S), 3 (PD), 4 (Az) e 5 (AVS).
Nelle dichiarazioni finali sono intervenuti i senatori Calenda (Az), che ha ironizzato su una sorprendente alleanza tra liberali, europeisti e montiani; Spagnolli (Aut), che ha evidenziato un forte scollamento tra le promesse della destra riguardo all'Europa e il contenuto del Piano, con misure come l'allineamento delle accise sulla benzina; Renzi (IV), che ha messo in evidenza l'incoerenza nelle politiche energetiche e la gestione della sanità, sottolineando l'aumento dei reati e la necessità di un approccio più concreto per affrontare le sfide del Paese; Magni (AVS), secondo cui il Governo ha accettato passivamente l'impostazione della Comunità europea, sostenendo che si stia attuando una politica di austerità che penalizza sempre le stesse categorie; Turco (M5S), che ha esortato a far fronte a tagli e sacrifici spostando il peso sulle banche, le aziende farmaceutiche e i settori che hanno speculato durante la crisi; Misiani (PD), che ha sostenuto che il Piano è debole sulle riforme, presentando solo buone intenzioni senza indicare tempi o risorse, e conferma riforme fiscali fallimentari che non stimoleranno la crescita; Salvitti (Cd'I), che ha sottolineato la responsabilità del Governo nel guidare lo sviluppo economico, citando la fiducia che gli elettori continuano a riporre nella sua gestione; Damiani (FI-BP), che ha richiamato i dati positivi, come il record di occupazione e la diminuzione dell'inflazione, ribadendo l'importanza di un approccio prudenziale nella gestione della finanza pubblica; Garavaglia (LSP), che ha ricordato che la regola europea prevede un blocco della crescita della spesa, ha discusso l'aumento delle entrate, con un incremento del 7 per cento nel primo semestre, e ha messo in evidenza la riduzione del tax gap; Lavinia Mennuni (FdI), che ha richiamato l'importanza del negoziato con la Commissione europea per ottenere maggiore flessibilità nel bilancio italiano e ha ribadito l'importanza di investire in famiglia, salute e lavoro.

Giustizia

Approvato in prima lettura il ddl sulla durata delle operazioni di intercettazione. Il testo passa alla Camera

durata delle operazioni di intercettazione

Nella seduta del 9 ottobre, con 83 voti favorevoli, 49 contrari e un'astensione, l'Assemblea ha approvato il ddl n. 932 sulle intercettazioni tra l'indagato e il proprio difensore e proroga delle operazioni, con il nuovo titolo "Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione". Il testo passa ora all'esame della Camera.

Il provvedimento, al fine di salvaguardare il diritto alla difesa in giudizio tutelato dall'articolo 24 della Costituzione, si modifica gli articoli 103 e 267 del codice di procedura penale, per definire con precisione l'ambito di applicazione del divieto di intercettazione delle conversazioni tra l'indagato e il proprio difensore. In particolare, stabilisce che le intercettazioni non possono durare più di 45 giorni, salvo casi di assoluta indispensabilità, con specifica motivazione; il limite non si applica ai procedimenti legati alla criminalità organizzata e al terrorismo, ai quali continua ad applicarsi la disciplina del decreto-legge n. 152 del 1991, che prevede criteri meno rigidi per l'autorizzazione delle intercettazioni.

L'esame in sede redigente e referente

L'esame è stato avviato, in sede redigente, in Commissione 2a nella seduta il 28 novembre, con la relazione della senatrice Stefani (LSP), e rimesso in sede referente il 6 dicembre. Il 27 febbraio sono stati pubblicati gli emendamenti presentati, illustrati il 5 marzo. Il 19 marzo la relatrice ha presentato il nuovo emendamento 2.100, in materia di limiti alla durata delle intercettazioni e relative deroghe, e il 26 marzo sono stati pubblicati i relativi subemendamenti. Il 9 aprile la relatrice ha presentato la riformulazione testo 2 dell'emendamento 2.100. Il 16 aprile sono stati presentati ulteriori 25 subemendamenti all'emendamento 2.100 (testo 2) e si è svolta la votazione degli emendamenti e dei subemendamenti.
Nella seduta del 23 aprile si sono svolte le dichiarazioni di voto, con gli interventi dei senatori Lopreiato (M5S) e Bazoli (PD), contrari, Zanettin (FI-BP), Scalfarotto (IV) e Rastrelli (FdI), favorevoli. È stata quindi posta ai voti ed è risultata approvata la proposta di coordinamento presentata dalla relatrice, pubblicata in allegato al resoconto, che modifica il titolo del ddl in conseguenza della soppressione degli articoli 1 e 3 del testo originario. La Commissione ha quindi conferito alla relatrice il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sull'approvazione del disegno di legge, nel testo risultante dalle modifiche apportate.

L'esame in Assemblea

Nella seduta del 9 ottobre, dopo la relazione illustrativa della senatrice Stefani (LSP) e la discussione generale, alla quale hanno preso parte i senatori Ada Lopreiato (M5S), Bazoli (PD) e Berrino (FdI), è stato approvato l'articolato senza emendamenti. Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole i senatori Zanettin (FI-BP), che ha rimarcato la necessità di un equilibrio tra l'efficacia delle indagini e il rispetto della privacy dei cittadini: sebbene le intercettazioni siano utili, non possono essere senza limiti, specialmente per reati minori; Potenti (LSP), che ha stigmatizzato lo sfruttamento mediatico del tema criticando l'allarmismo riguardo al sistema delle intercettazioni: la modifica proposta non costituisce una vera limitazione, ma un semplice passaggio di verifica; Rastrelli (FdI), che ha criticato la perdita di rigore nella disciplina delle intercettazioni, con proroghe diventate illimitate e senza adeguato controllo giurisdizionale, compromettendo i diritti fondamentali. Anche il senatore Scalfarotto (IV) ha espresso la convinzione che la repressione del crimine deve sempre essere bilanciata con la tutela dei diritti costituzionali, come la presunzione di innocenza e la privacy: le intercettazioni devono essere considerate un'eccezione, non la norma. Hanno dichiarato voto contrario i senatori Ilaria Cucchi (AVS), che ha contestato il metodo con cui si è portato in Aula il testo, profondamente modificato rispetto all'originale e senza un'adeguata istruttoria né audizioni di esperti; Scarpinato (M5S), che ha parlato di un atto politico mirato a indebolire la capacità dello Stato di combattere la criminalità: la maggioranza smantella sistematicamente gli strumenti di lotta contro la corruzione e il malaffare, e premia per contro l'omertà e i crimini dei colletti bianchi; Verini (PD), che ha accusato il Governo di "manettarismo" per aver introdotto oltre 30 nuovi reati e aumentato le pene, e ha sottolineato il rischio di delegittimare la magistratura e i pericoli per l'informazione e il giornalismo d'inchiesta.