Le risorse proprie dell'Unione europea costituiscono le principali fonti di entrate del bilancio UE. Fino al 2021 vi erano tre risorse proprie:
- le risorse proprie tradizionali (principalmente derivanti dai dazi doganali applicati alle importazioni verso l'UE)
- una risorsa propria basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA)
- una risorsa propria basata sul reddito nazionale lordo (RNL)
Nel gennaio 2021 l'UE ha introdotto una nuova risorsa propria basata
sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati prodotti dagli Stati
membri, costituita da un contributo nazionale calcolato sulla base
di un importo di 0,80 euro per chilogrammo non riciclato.
L'obiettivo era diversificare le fonti di entrate dell'Unione
e contribuire agli obiettivi ambientali, fornendo agli Stati membri
un incentivo per ridurre questo tipo di rifiuti.
Nel 2023 le entrate derivanti da questa risorsa ammontavano a 7,2
miliardi di euro, pari al 4 per cento delle entrate complessive dell'UE.
Ma, osserva la Corte dei conti europea, la "risorsa propria basata
sulla plastica" non ha funzionato agevolmente.
Le azioni volte a monitorare e a sostenere l'attuazione non sono
state tempestive, con molti dei paesi UE impreparati alla sfida.
Si registrano in particolare problemi con la comparabilità e
l'affidabilità dei dati, nonché a causa della mancanza di controlli
adeguati sui rifiuti di imballaggio di plastica effettivamente riciclati.
È quanto si legge nel sito della Corte dei conti europea, nella Relazione speciale 16/2024, resa nota il 16 settembre, con il titolo "Entrate dell'UE basate sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati - Un esordio difficile ostacolato da dati che non sono sufficientemente comparabili o affidabili".
«Dopo aver utilizzato le stesse risorse proprie per 33 anni, nel 2021 l'UE ha introdotto una fonte aggiuntiva di entrate basata sui rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati generati dagli Stati membri. Tuttavia, il metodo di calcolo di questa nuova entrata presenta ancora troppe debolezze», ha dichiarato Lefteris Christoforou, componente della Corte responsabile dell'audit. «Pertanto, chiediamo alla Commissione europea di risolvere immediatamente il problema e che gli insegnamenti tratti in questa occasione vengano sfruttati nell'elaborazione di potenziali future fonti di entrate dell'Unione».
La Corte dei conti europea segnala che
solo 5 paesi UE avevano
recepito entro i termini le disposizioni della direttiva sugli imballaggi
e i rifiuti
di imballaggio nella legislazione nazionale, inducendo
la Commissione europea ad avviare procedure di infrazione nei confronti
dei 22 Stati membri rimanenti.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la Corte ha notato che almeno
una disposizione fondamentale (ad esempio, la definizione di "plastica"
e di "imballaggio", o il calcolo dei rifiuti di imballaggi di plastica
generati e riciclati) non era stata adeguatamente recepita.
Dare seguito a tali questioni può richiedere anni. E fino ad allora,
i paesi UE probabilmente continueranno a utilizzare definizioni incoerenti
e metodi di compilazione errati che incidono sul calcolo dei rispettivi
contributi: è per questo motivo che la Corte esorta la Commissione
europea ad affrontare al più presto la situazione.