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15 luglio 2024 | Numero 62
Segnalazioni → Eurostat
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La pubblicazione Eurostat "Key figures on Europe - 2024 edition"

Popolazione, economia e ambiente: tutte le cifre chiave sull'Europa

Settantasette pagine dense di cifre, percentuali e grafici. È la pubblicazione "Key figures on Europe. 2024 Edition" di Eurostat, disponibile nel sito dell'ufficio statistico dell'Unione europea.

La pubblicazione fornisce una selezione di statistiche chiave sull'UE, i suoi Stati membri e i Paesi dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA). Include visualizzazioni, presentazioni di dati, testi concisi, e consente di confrontare i Paesi dell'UE. Gli indicatori sono relativi a 3 aree principali:

  1. persone e società;
  2. economia e affari;
  3. ambiente e risorse naturali.

Vediamo alcune immagini, partendo dal grafico che mostra la distribuzione della popolazione.

Popolazione UE

Nell'ultimo decennio, il numero totale di abitanti dell'Unione è cresciuto a un ritmo relativamente lento rispetto agli sviluppi storici. Nel corso del 2020 e del 2021, la popolazione UE è diminuita; in una certa misura ciò è dovuto all'impatto dell'epidemia da COVID-19.
Al 1° gennaio 2023, nell'UE vivevano 448,8 milioni di persone, 1,93 milioni in più rispetto al 1° gennaio 2022.
Insieme, Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia ospitano quasi due terzi (66%) della popolazione.

Per quanto riguarda l'aspettativa di vita, dopo un calo nel 2020 e nel 2021, è cresciuta nuovamente nel 2022, risalendo a 83,3 anni per le donne e a 77,9 anni per gli uomini. Questi livelli sono superiori a quelli del 2020, ma inferiori a quelli osservati nel 2019.

Aspettativa 
                         di vita alla nascita

Tra i Paesi UE, la Spagna ha registrato la più alta aspettativa di vita media alla nascita nel 2022 (con 83,2 anni, media per entrambi i sessi), mentre la più bassa è stata registrata in Bulgaria (74,2 anni).
In Italia sono stati registrati 82,8 anni nel 2022 e 83,8 nel 2023 (vedi anche online Life expectancy by age and sex).

Uso di internet

Per quanto riguarda l'uso di Internet, nel 2023 il 91,4% degli europei (di età compresa tra i 16 e i 74 anni) ha dichiarato di avere consultato il web nei 3 mesi precedenti l'indagine. Le attività più comunemente svolte sono: inviare/ricevere e-mail (78,7%), usare la messaggistica istantanea (74,9%), telefonare o fare videochiamate (68,8%) e trovare informazioni su beni e servizi. La maggior parte delle persone ha utilizzato internet anche per l'internet banking (63,9%), per partecipare ai social network (59,3%) e per cercare informazioni sulla salute (56,3%).

Qui però c'è un dato poco confortante per il nostro Paese: l'Italia è il Paese UE con la percentuale più bassa di persone che utilizzano internet per leggere siti di notizie online, giornali e riviste: 52,8% contro una media UE del 64,3%. In testa alla classifica c'è la Finlandia, con il 90,8%, seguita dalla Danimarca con l'86,7% (vedi anche online Individuals - internet activities).

Energia: dipendenza da importazioni

Di notevole interesse il dato sul tasso di dipendenza energetica, che indica la misura in cui un'economia dipende dalle importazioni per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Nel 2022, il tasso di dipendenza dell'UE era del 62,5%: in altre parole, le importazioni nette rappresentavano più di tre quinti dell'energia lorda disponibile. Nessuno dei Paesi dell'UE è autosufficiente rispetto al proprio fabbisogno energetico, e alcuni dei più piccoli - Malta, Cipro e Lussemburgo - dipendono da forniture esterne per oltre il 90% del proprio fabbisogno. L'Italia ha un tasso di dipendenza pari al 79,1%. La Francia si colloca nella fascia bassa della classifica, con il 51,9% di dipendenza energetica.

Energia rinnovabile

La pubblicazione di Eurostat segnala anche che nel 2022, il 23% del consumo finale lordo di energia dell'UE proveniva da fonti rinnovabili, rispetto al 16% del decennio precedente. La "prima della classe" è la Svezia, con il 66% del consumo finale di energia proveniente da fonti rinnovabili, mentre quote superiori ai due quinti sono state registrate anche in Finlandia (47,8%), Lettonia (43,3%) e Danimarca (41,6%). L'Italia si colloca al di sotto della media UE, con il 19,1%.