Rapporto debito pubblico e saldi primari strutturali nei paesi
dell'area dell'euro (2023) (Fonte: BCE)
Più di cinquemila miliardi di euro - 5.400 per la precisione - nel periodo 2025-2031. È questa la cifra che quattro economisti della Banca centrale europea ipotizzano nel blog della BCE per gli investimenti necessari a livello europeo nei settori della difesa, dell'innovazione digitale e dell'ambiente.
Per arrivare a mettere insieme questa enorme massa di denaro, c'è bisogno di una mobilitazione complessiva del capitale privato e delle risorse che i singoli governi possono mettere in campo. La parte del leone - si legge nel blog - deve essere sostenuta dalle imprese private, dagli investitori e dalle famiglie. Ma una parte consistente - circa 1.300 miliardi di euro - dovrà essere finanziata da fonti pubbliche UE.
In particolare, dalle risorse esistenti dell'Unione europea - cioè dal bilancio UE, dal PNRR, dalla Banca europea degli investimenti e da altre iniziative di finanziamento come InvestEU - possono provenire circa 400 miliardi, stimano gli autori dell'articolo.
A livello UE c'è quindi un divario tra finanziamenti pubblici disponibili e necessari di oltre 900 miliardi di euro nel periodo 2025-2031, da colmare a livello nazionale e comunitario. Pur trattandosi di stime approssimative, esse forniscono un ordine di grandezza delle sfide che attendono l'Unione.
Le preoccupazioni inevitabilmente si concentrano sui Paesi ad alto debito
e con rilevanti deficit strutturali, per i quali non sarà facile trovare
le risorse necessarie.
Nell'area dell'euro, le posizioni fiscali dei paesi variano notevolmente:
il rapporto debito pubblico/PIL varia tra il 20% dell'Estonia e il
160% della Grecia nel 2023. Inoltre, alcuni dei Paesi ad alto debito
soffrono di ampi disavanzi fiscali sottostanti, che nel grafico di questa pagina
sono rappresentati dai saldi di bilancio pubblici al netto della spesa
per interessi e corretti per il ciclo economico ("saldi primari strutturali").
Non esiste una soluzione miracolosa su cui si possa contare, scrivono gli autori del blog. Norme fiscali dell'UE più favorevoli agli investimenti, come quelle decise nell'aprile di quest'anno, vanno nella giusta direzione, ma gli investimenti pubblici a livello nazionale devono fare i conti con i limiti in termini di capacità amministrativa di spesa e, in alcuni casi, non sarebbero compatibili dal punto di vista delle finanze pubbliche. La maggior parte dei finanziamenti dovrà dunque provenire da fonti private. Per mobilitare i finanziamenti privati occorre però un mercato europeo dei capitali accompagnato da un mercato unico rafforzato, da migliori condizioni quadro per fare impresa, da una tassazione delle imprese più favorevole agli investimenti.
Nei Paesi ad alto debito, i risultati in termini di crescita e di debito dipenderanno dal successo dell'attuazione da parte dei governi dei piani di ripresa e di resilienza. In questo caso sarà fondamentale che i Paesi siano in grado di rispettare i requisiti di aggiustamento fiscale in modo favorevole agli investimenti. Ciò include il miglioramento della qualità delle finanze pubbliche attraverso il taglio delle spese meno produttive.
Il prossimo bilancio dell'UE (2028-2034) - concludono i quattro autori del blog - potrebbe fungere da catalizzatore, finanziando appalti congiunti per la difesa e per le reti energetiche e progetti nei computer ad alta potenza di calcolo.