Fusione nucleare: aumentano start-up e investimenti privati
Il 6
marzo la 8a Commissione ha avviato l'
indagine conoscitiva in
materia di energia prodotta mediante fusione nucleare
.
Sono stati auditi il presidente dell'Associazione Italiana Nucleare Monti e
il presidente dell'ENEA Dialuce. Hanno posto quesiti i senatori
Spagnolli (Aut), Aurora Floridia (Misto-AVS), Fazzone (FI), Irto (PD),
De Priamo (FdI) e Basso (PD).
Il seguito dell'indagine conoscitiva è
stato quindi rinviato. Riprenderà questa settimana, martedì 12 marzo
alle 13 con l'audizione di rappresentanti di DTT S.C.a.r.l.
«La fusione nucleare - si legge nella memoria consegnata da ENEA - è il processo che alimenta il Sole e le stelle, rendendo possibile la vita sulla Terra. Si usa il termine "fusione" in quanto (in modo opposto alla fissione nucleare) l'energia è prodotta combinando nuclei leggeri, come isotopi di idrogeno, portati a temperature estremamente elevate (quelle del plasma, 15 milioni di gradi nel Sole, più di 100 milioni di gradi nei dispositivi realizzati nei laboratori). In questo processo parte della massa dei reagenti viene convertita in energia cinetica dei prodotti di reazione (un nucleo di elio ed un neutrone per la reazione deuterio - trizio), che a loro volta possono essere utilizzati per produrre energia elettrica tramite tecniche convenzionali in una turbina a vapore. Il confinamento del plasma, viste le altissime temperature in gioco, può essere ottenuto esclusivamente tramite campi elettromagnetici o per mezzo di laser (fusione inerziale)».
Il documento ENEA distingue "due diverse filiere di ricerca" nel settore:
- il modello europeo e orientale (JET, ITER, JT-60SA, e, in prospettiva, DEMO, che sarà il primo dimostratore a immettere energia in rete) caratterizzato da campi magnetici medi e da grandi dimensioni di impianto per garantire la potenza necessaria per rendere la produzione sostenibile;
- il modello americano (SPARC e, in prospettiva, il dimostratore ARC) caratterizzato da alti campi magnetici e dimensioni di impianto più contenute per garantire la potenza necessaria per rendere la produzione sostenibile
«Recentemente - si legge ancora nel documento ENEA - si è avuto un notevole interesse per la fusione da parte di investitori privati, con la creazione di circa cinquanta start-up in tutto il mondo che hanno raccolto oltre sei miliardi di dollari sul mercato. Tra queste, la più avanzata è Commonwealth Fusion Systems (CFS), uno spin off del MIT di Boston, in cui ha investito in modo significativo anche ENI, e che prevede di realizzare il dimostratore ARC negli anni 2030».
Per quanto riguarda i tempi, «secondo la maggior parte della comunità scientifica internazionale per avere il primo reattore di potenza basato sulla fusione nucleare occorrerà attendere la seconda metà del secolo: un aumento degli investimenti, il crescente impegno dei privati e l'avvio di partnership pubblico-private ben strutturate per favorire l'innovazione potrebbero portare ad una accelerazione dei tempi».
Per questo motivo, «è necessario mantenere e incrementare gli investimenti pubblici e privati: in questo modo potrebbero ridursi i tempi per il raggiungimento dell'obiettivo aumentando, al contempo, il volume di attività del nostro tessuto industriale e le competenze tecniche già molto elevate del settore della ricerca italiana sulla fusione».