Attività di lobbying per conto di Paesi terzi: una proposta per bloccare le ingerenze straniere nella vita politica dell'Unione
La scorsa settimana, la 4a Commissione ha avviato l'esame dell'Atto COM(2023) 637, requisiti armonizzati nel mercato interno sulla trasparenza della rappresentanza d'interessi esercitata per conto di Paesi terzi.
La proposta di direttiva - parte di un pacchetto sulla difesa della democrazia comprendente anche due proposte di raccomandazione sulle elezioni e la partecipazione sociale nei processi politici - prevede l'istituzione di un registro al quale dovranno iscriversi tutti i soggetti che intendano esercitare attività di rappresentanza di interessi di Paesi terzi nell'ambito dell'Unione.
I dati conservati potranno essere richiesti solo da Autorità indipendenti, che forniscano garanzie circa il carattere non punitivo dell'iscrizione nel registro da parte dei soggetti obbligati.
Nella seduta del 6 marzo il senatore Satta (FdI) ha svolto la relazione illustrativa. Sono poi intervenuti, per sottolineare l'importanza della normativa in esame, il senatore Scurria (FdI) e il Presidente Terzi di Sant'Agata (FdI).
La rappresentanza d'interessi nell'Unione - ha sottolineato il relatore Satta -
è un'attività in aumento e di natura sempre più transfrontaliera.
Attualmente, sono 15 gli Stati membri che dispongono di un registro per la trasparenza delle attività di
rappresentanza d'interessi, con misure che si differenziano tra loro per molti aspetti e non sempre sono di
livello nazionale. Le divergenze normative tra gli Stati membri determinano condizioni di disparità e
maggiori
costi di conformità per i soggetti che intendono svolgere attività di lobbying a livello transfrontaliero.
Inoltre - si legge nel
resoconto sommario della seduta -, l'attività di rappresentanza d'interessi è
utilizzata in misura crescente dai governi, in aggiunta
all'attività diplomatica formale, per promuovere i propri obiettivi strategici. Tale situazione rappresenta
un'opportunità per taluni soggetti di Paesi terzi di eludere i requisiti di trasparenza e di influenzare in
modo occulto il processo decisionale e i processi democratici nell'Unione, utilizzandola come canale di
ingerenza nelle democrazie dell'Unione, per plasmare l'opinione pubblica e influenzare le scelte politiche,
con ripercussioni negative sulla vita politica degli Stati membri e dell'Unione nel suo complesso.
Il Parlamento europeo con risoluzioni del 2022 e 2023, e il Consiglio con conclusioni del 2019 e 2020, hanno
sottolineato l'importanza di affrontare la minaccia che l'ingerenza straniera rappresenta per la democrazia,
preoccupazioni che si sono accentuate dall'inizio della guerra della Russia contro l'Ucraina.
La proposta in esame, pertanto, è volta a garantire ai soggetti che svolgono attività di rappresentanza
d'interessi per conto di Paesi terzi nel mercato interno di poterlo fare in un contesto giuridico
armonizzato,
trasparente e maggiormente prevedibile, a beneficio di tutti i soggetti coinvolti, dei decisori interessati
e
dei cittadini, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e dei princìpi e dei valori democratici.
Il seguito dell'esame è previsto questa settimana nelle sedute plenarie convocate martedì 12 alle 15,30 e mercoledì 13 alle 8,45.