Il 7 marzo 2024, alla vigilia della Giornata della donna,
il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha ricevuto le Senatrici
a Palazzo Giustiniani.
Il video di SenatoTV mostra alcuni momenti dell'incontro.
Le Senatrici a Palazzo Giustiniani
Non solo una volta l'anno
PRESIDENTE. Venerdì 8 marzo è la Giornata internazionale della donna.
Credo che il Senato voglia esprimere
congiuntamente un grande augurio a tutte le nostre senatrici e a tutte le donne del mondo
(Applausi), pur nella consapevolezza che sarebbe opportuno che la festa fosse tutti i
giorni e
non solo una volta l'anno.
Desidero comunque segnalare - lo dico per informazione - che, tramite i Capigruppo, mi sono
permesso di invitare le senatrici a Palazzo Giustiniani giovedì per un momento di incontro,
nell'auspicio che possa essere benaugurante per il futuro dei lavori del Senato.
Intervento in Aula del Presidente del Senato Ignazio la Russa, durante la seduta di martedì 5 marzo 2024
La parola alle Vice Presidenti del Senato
Per la prima volta nella sua storia, nella XIX Legislatura il Senato della Repubblica ha eletto 3 Vice Presidenti (su 4) di sesso femminile. SenatoTV le ha intervistate.
❝ ROSSOMANDO. Non posso non mettere al centro - se parliamo di donne, della loro autonomia, della loro affermazione - la questione del lavoro, della dignità del lavoro, del riconoscimento del lavoro delle donne e del riconoscimento dell'apporto del pensiero femminista nell'evoluzione del nostro Paese ❞.
❝ CASTELLONE. Nel mio percorso politico e istituzionale ho avuto la fortuna di incontrare tante persone che mi hanno supportato e con le quali è stato facile lavorare in squadra. Ho anche incontrato persone che hanno provato a usare il mio essere donna, in particolare il mio essere madre, come un ostacolo ❞.
❝ RONZULLI. Quando ero ragazza volevo occuparmi della salute del prossimo, in generale. L'ho fatto in ospedale; l'ho fatto come volontaria nei paesi più disagiati. E credo che la politica sia forse la forma più alta di servizio alla persona. Alle ragazze dico "sognate". Dobbiamo rimuovere tutti gli ostacoli che oggi rendono - in particolare per le donne - così tortuoso il percorso per entrare nel mondo del lavoro ❞.
La parola alle Senatrici
Interviste di SenatoTV in occasione della Giornata internazionale della donna del 2024.
- Ester Mieli (FdI)
- Simona Malpezzi (PD-IDP)
- Erika Stefani (LSP-PSd'Az)
- Alessandra Maiorino (M5S)
- Daniela Ternullo (FI-BP-PPE)
- Dafne Musolino (IV-C-RE)
- Michaela Biancofiore (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE)
- Julia Unterberger (Aut (SVP-PATT, Cb))
- Giusy Versace (Misto, Azione-Renew Europe)
- Ilaria Cucchi (Misto, ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Elena Leonardi (FdI)
- Cecilia D'Elia (PD-IDP)
- Elena Murelli (LSP-PSd'Az)
- Raffaella Paita (IV-C-RE)
- Barbara Floridia (M5S)
- Giovanna Petrenga (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE)
La seduta speciale dell'8 marzo 2023
L'8 marzo dello scorso anno, su iniziativa del Presidente del Senato Ignazio La Russa, l'Aula di Palazzo Madama ha ospitato un concerto dell'Orchestra d'Archi del Conservatorio di Musica Giuseppe Tartini di Trieste. Al termine del concerto, si è svolto un dibattito sui temi legati alla ricorrenza. Concerto e dibattito sono stati trasmessi in diretta dalla Rai, a cura di Rai Parlamento.
Nel video di questa pagina, lo speciale di SenatoTV dedicato all'evento, con interviste, momenti del concerto e brani degli interventi in Aula durante il dibattito.
1946-2024. Le donne italiane alla conquista della rappresentanza
Nella I legislatura della Repubblica sono entrate 4 donne al Senato e 45 alla Camera: il 5%. Ci sono voluti quasi 30 anni (e altre sette legislature) perché nel 1976 fosse superata la soglia delle 50 presenze in Parlamento, e altri 30 anni per arrivare a quota 150.
Nel 2022, a fronte di una riduzione del numero dei parlamentari, le urne hanno sostanzialmente confermato la tendenza portando in Parlamento 198 donne. Oggi la presenza femminile tra Camera e Senato è pari al 33,6%, superiore alla media dei Parlamenti UE27.
Nel 2022 è stato infranto il soffitto di cristallo: Giorgia Meloni, leader del partito di maggioranza relativa, è diventata la prima donna ad assumere la carica di presidente del Consiglio. Nel 2023 un'altra donna, Elly Schlein, è stata eletta segretario del principale partito di opposizione.
Ma la strada verso la parità è ancora lunga. E passa, nel 2024, anche per il rinnovo del Parlamento europeo.
Il dossier dell'Ufficio Valutazione Impatto del Senato -
aggiornando il lavoro redatto in occasione delle celebrazioni per l'8 marzo
dello scorso anno - ricostruisce l'andamento della presenza femminile nelle istituzioni
e al Governo, i termini del dibattito politico e la normativa nazionale
e regionale sul riequilibrio di genere.
Infine un analitico Chi è chi? delle donne al Governo e in Parlamento.
Vedi anche la relativa pagina web nel sito UVI.
Le donne della Costituente
Il 2 giugno 1946 il suffragio universale e l'esercizio dell'elettorato passivo portarono per la prima volta in Parlamento anche le donne.
Si votò per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e per
eleggere l'Assemblea costituente che si riunì in prima seduta il 25 giugno 1946 nel
palazzo
Montecitorio.
Su un totale di 556 deputati furono elette 21 donne: 9 della Democrazia cristiana, 9 del
Partito comunista, 2 del Partito socialista e 1 dell'Uomo qualunque.
Alcune di loro divennero grandi personaggi, altre rimasero a lungo
nelle aule parlamentari, altre ancora, in seguito, tornarono alle loro occupazioni.
Tutte,
però, con il loro impegno e le loro capacità, segnarono l'ingresso delle donne nel più
alto
livello delle istituzioni rappresentative.
Donne fiere di poter partecipare alle scelte politiche del Paese nel momento della
fondazione
di una nuova società democratica.
Per la maggior parte di loro fu determinante la partecipazione alla Resistenza. Con gradi diversi di impegno e tenendo presenti le posizioni dei rispettivi partiti, spesso fecero causa comune sui temi dell'emancipazione femminile, ai quali fu dedicata, in prevalenza, la loro attenzione.
La loro intensa passione politica le porterà a superare i tanti ostacoli che all'epoca resero difficile la partecipazione delle donne alla vita politica.
Dall'introduzione di "Le donne della Costituente", ottobre 2008 (disponibile in versione pdf)
Arte in Senato
L'omaggio di SenatoTV in occasione della Giornata internazionale della donna del 2024.
Immagini delle seguenti opere d'arte:
-
Grande figura accoccolata
Emilio Greco
1972
Scultura
Palazzo Madama, Cortile d'onore -
Margherita d'Austria, duchessa di Toscana
Giovanni Gaetano Gabbiani
1721
Olio su tela
Palazzo Madama, Sala dello Struzzo -
Adorazione dei pastori
Leandro Bassano
XVI secolo
Olio su tavola
Palazzo Madama, Sala della firma -
Madonna con il Bambino fra i Santi Andrea e Biagio
Seguace del Perugino
XV secolo
Olio su tela
Palazzo Madama, Sala della Firma -
La Visitazione
Arazzerie Medicee
Alessandro Allori
1598 - 1600
Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani -
Italia
Giuliano Vangi
1931
Scultura
Palazzo Giustiniani -
Lina Merlin
Ettore Greco
2021
Busto
Palazzo Madama -
Ritratto di Gentildonna
Scuola del Bronzino
XVI secolo
Palazzo Giustiniani -
L'Italia trionfante
Cesare Maccari
1888
Affresco
Palazzo Madama, Sala Maccari
Profili di donne che hanno fatto l'Italia. Matilde di Canossa
Pubblichiamo di seguito il capitolo dedicato a Matilde di Canossa, tratto dal volume "Storie d'ingegno e di coraggio. Profili di donne che hanno fatto l'Italia", edito dal Senato (presentazione del Presidente La Russa), disponibile in formato pdf.
L'immagine del sacro romano imperatore Enrico IV di Franconia, che nel freddo gennaio del 1077 si aggira per tre giorni e tre notti intorno al castello di Canossa, sull'Appennino reggiano, per ottenere la remissione della scomunica da papa Gregorio VII, è impressa nella memoria di tutti noi. E con essa la figura, un po’ più sfocata, di Matilde di Toscana - duchessa secondo l'uso longobardo, o marchesa secondo quello dei Franchi, oppure semplicemente contessa, come amava farsi chiamare - che aveva ospitato il pontefice appunto nel maniero familiare.
Nata nel 1046, probabilmente a Mantova, da Bonifacio di Canossa e da Beatrice di Lotaringia, di stirpe reale, che era riuscita a imporle il nome della nonna materna, Matilde si trova a vivere da protagonista il periodo più turbolento dello scontro fra il papato e l'autorità imperiale, che la consueta espressione «lotta per le investiture» non aiuta a comprendere fino in fondo.
Sarà un'assidua sostenitrice dei pontefici - e in particolare di Gregorio VII, di cui peraltro condivideva gli intenti riformatori della Chiesa - sia per tradizione familiare, sia per esperienza personale. Infatti, quando Bonifacio viene assassinato nel 1052 e Beatrice sposa in seconde nozze Goffredo il Barbuto, duca della Bassa Lotaringia, l'imperatore Enrico III non approva l'unione delle due potenti casate e imprigiona Matilde con la madre, portandole a Spira, dove saranno liberate solo dopo la morte di Enrico, nel 1056.
Nel 1076, scomparsa la madre, Matilde entra in pieno possesso dei domìni familiari, estesi su buona parte dell'Italia settentrionale e centrale, e per i quali passavano tutte le vie, di acqua e di terra, che collegavano Roma con il nord. Li governerà per quarant'anni, reggendo l'urto tremendo con l'imperatore, guidando tante volte in battaglia le sue schiere e guadagnandosi l'affetto e il rispetto dei sudditi, espressi così dal benedettino Donizone, suo confessore e biografo di corte: «Può infatti l'agricoltore guidare l'aratro e solcare la terra / i tori domare egli può, pascolarli e lavorare sicuro; / il viandante intraprendere può il viaggio tranquillo /e chi naviga non deve temere i pirati del Po / finché gode Matilde di questa vita terrena».
Quando muore nella località emiliana di Bondeno di Roncore, nel 1115, finalmente riappacificata con l'Impero, viene sepolta nel monastero di San Benedetto di Polirone, presso Mantova, uno dei tanti beneficiati dalla sua famiglia, ma nel 1634 le sue spoglie sono trasferite per volontà di papa Urbano VIII a Roma, in San Pietro, e deposte in un sontuoso monumento eretto da Gian Lorenzo Bernini.
Il suo era stato un coraggioso tentativo di costruire, dando compattezza a possedimenti eterogenei, un principato «italico», analogo a quelli che nello stesso periodo di tempo venivano eretti in altre parti d’Europa. Forse, se avesse avuto un erede, il suo progetto sarebbe stato coronato da successo; invece, nei suoi domìni, quelli non trasferiti alla Santa Sede, sarebbe fiorita la civiltà comunale.