Atto n. 4-09568

Pubblicato il 20 ottobre 2005
Seduta n. 887

MALABARBA - Al Ministro della difesa. -

Premesso che:

nella risposta alla interrogazione del sen. Andreotti (4-02141) del 9 maggio 2002 si legge che: "Sono stati richiesti approfondimenti a tutte le amministrazioni (undici) interessate o che potevano comunque essere in possesso di notizie utili a chiarire la vicenda. Queste hanno giudicato i documenti ‘visibilmente modificati’ e/o ‘palesemente falsi’”;

nella risposta alle interrogazioni dello scrivente 4-02126 e 4-02291 si legge che: “Non risultano operazioni clandestine svolte all'estero in attuazione di ‘compiti non previsti dall'ordinamento militare italiano' (...). In ordine poi alla vicenda relativa ad un asserito coinvolgimento del servizio in operazioni militari armate all'estero si sottolinea l'assenza (...) di elementi di riscontro a tale affermazione, peraltro generica";

l'autenticità dei documenti è stata già definita da un notaio in Sardegna e le copie autenticate sono state trasmesse alla Procura Militare di Roma, mentre gli originali dei documenti stessi sono attualmente conservati in Sardegna. Alcuni documenti recano la scritta "a distruzione immediata",

si chiede di conoscere:

alla luce della intervista rilasciata a "Il Corriere della Sera" in data 2 aprile 1997 dall'on. Beppe Pisanu (evidentemente non presa in esame dalle undici amministrazioni interessate dal Ministero della difesa anche se facente parte della rassegna stampa dello stesso Ministero) se non si ritenga che le sopracitate affermazioni circa la non esistenza di una rete Gladio operante all'estero non siano da destituirsi di ogni fondamento. Le operazioni di Gladio, come noto, erano clandestine e rette da "Comitati di pianificazione clandestina" ed avevano relazione con la VII divisione del SISMI (già V ufficio) la quale aveva emanato ad esempio gli ordini di operazione per l'operazione Delfino che prevedeva azioni armate (e di cui esiste sia l'ordine di operazione sia il rapporto di operazione);

se non si ritenga, sulla base di quanto emerso, di dover modificare le inesatte informazioni in precedenza fornite al Parlamento.