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Il Presidente: Discorsi

Crescita dell'Europa e Politiche per il Mediterraneo

Discorso pronunciato ad Algeri presso il Consiglio della Nazione in occasione della visita istituzionale del Presidente del Senato della Repubblica, su invito del Presidente del Consiglio della Nazione della Repubblica Democratica e Popolare Algerina Abde

Autorità, Signore e Signori,
desidero, anzitutto, ringraziare il Consiglio della Nazione di Algeria, e il suo Presidente, per l'invito che mi ha rivolto a visitare il Vostro Paese e a svolgere questa mattina questa conferenza.

Quando, nel 1995, i rappresentanti dei Paesi dell'Unione europea e dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo firmarono la Dichiarazione di Barcellona, impegnandosi a creare un'area euromediterranea di libero scambio, quell'avvenimento venne percepito da molti come un punto di svolta nella politica europea, e come il riconoscimento della centralità e dell'assoluta necessità di un sistema di relazioni forte e strutturato tra l'Europa e tutti i Paesi dell'intero bacino mediterraneo.

Questo importante sviluppo era stato favorito anche dall'allargamento della Comunità Europea alla Grecia, alla Spagna e al Portogallo, e giungeva al termine di una lunga fase nella quale l'Europa unita - che pure aveva promosso una forte cooperazione con i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico con la Convenzione di Lomè - era apparsa tuttavia concentrata nella sua dimensione continentale centro-settentrionale. La visione atlantica e continentale era ben visibile, ad esempio, nell'impostazione della politica agricola comune, orientata alla tutela delle colture intensive e poco attenta alla specificità delle produzioni mediterranee.

Oggi, con la crescente presa di coscienza della centralità del rapporto con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, nel quadro di un ripensamento complessivo delle priorità geo-politiche e geo-economiche dell'Europa, la visione è profondamente cambiata, proprio a partire dall'adozione del Programma di Barcellona e dall'avvio del partenariato euromediterraneo.

La formula concordata a Barcellona conteneva due elementi di grande originalità e interesse. In primo luogo, l'individuazione di tre ambiti interconnessi e complementari all'interno dei quali individuare le priorità e tracciare le linee d'azione della nuova politica euromediterranea: 1) l'ambito politico e di sicurezza; 2) l'ambito economico-finanziario; 3) l'ambito socio-culturale.
In secondo luogo, si delineava un modello di relazioni bilaterali tra l'Europa e gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo fondato sul concetto di partnership e sul metodo del partenariato, con una piena corresponsabilità nell'individuazione degli obiettivi e degli strumenti attraverso i quali conseguirli.

L'Italia, unico tra i Paesi fondatori interamente proiettato nel Mediterraneo, ha dato un contributo convinto alle decisioni di Barcellona, e ha sempre svolto un ruolo di forte impulso perché le dichiarazioni di principio fossero seguite da fatti. Gli storici, intensissimi rapporti politici, economici e culturali con i vicini della sponda sud del Mediterraneo - testimoniati, come Atto più recente, dal Trattato di amicizia, cooperazione e buon vicinato con l'Algeria, ratificato dal Parlamento italiano nel 2003 - pongono il nostro Paese in un ruolo privilegiato per le relazioni tra gli interlocutori europei e i partner della sponda Sud.

L'Italia ha sviluppato questo ruolo e lo ha tradotto in un impegno costante che, dalla cooperazione intergovernativa, si è poi esteso a quella parlamentare, essenziale per garantire una conoscenza ampia delle politiche euromediterranee, e un foro permanente di dialogo e confronto sui grandi e complessi temi che caratterizzano l'intera regione.

Proprio su iniziativa italiana, e a partire da una riunione tenutasi a Palermo nel 1999, è stata istituita la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei, che ha svolto un'attività intensa e costante di scambio e approfondimento sulle principali problematiche del partenariato. Grazie alla forte azione di impulso e stimolo dell'ultima Presidenza italiana dell'Unione europea, nel dicembre 2003, è stata sancita a Napoli la trasformazione del Forum parlamentare euromediterraneo in Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM), con la partecipazione, su base paritaria, di parlamentari delle due sponde del Mediterraneo, chiamati a collaborare secondo la medesima articolazione tematica degli obiettivi fissati a Barcellona.

Fin dall'istituzione dell'APEM, il Parlamento italiano esercita la Presidenza della "Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi tra società civili e la cultura", e ha svolto una ricognizione e monitoraggio del partenariato socio-culturale, con il forte contributo di tutti i Parlamenti rappresentati, e in particolare di quello algerino, che di tale importante Commissione detiene una Vice Presidenza.

Dall'intenso dibattito interparlamentare sono emersi elementi di critica verso i risultati ottenuti sulla base del programma di lavoro di Barcellona. Sono state denunciate lentezze, una sostanziale inadeguatezza degli strumenti, la difficoltà di far fronte alle continue trasformazioni dello scenario politico-economico in un'area caratterizzata ancora da fenomeni di instabilità, un coinvolgimento non sempre pieno e paritario dei partner della sponda sud del Mediterraneo nel processo decisionale.

A dodici anni dalla Dichiarazione di Barcellona e a soli tre anni dal 2010, termine entro il quale sarebbe dovuta nascere un'area euromediterranea di libero scambio, una accelerazione dei processi di integrazione economica del bacino mediterraneo appare ineludibile.

La Commissione europea ha rilanciato con forza, anche di recente, i temi della cooperazione politica, economica e culturale tra l'Unione europea e i partner della sponda sud, proponendo misure concrete e coordinate che toccano tutti e tre gli obiettivi del partenariato.

Negli ultimi anni si è assistito poi a un progressivo rafforzamento dell'obiettivo politico intorno ai temi condivisi della sicurezza e della lotta al terrorismo. Si è trattato di una scelta necessaria, dopo il grande trauma dell'11 settembre e l'ondata di attentati che ha colpito non solo grandi capitali europee come Madrid e Londra, ma anche i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo - compresa l'Algeria - e la Turchia.

Mai come oggi appare netta in tutti i partner del processo di Barcellona la consapevolezza che quello del terrorismo è un problema comune, che chiede soluzioni condivise. A tal fine l'esperienza dolorosa di un Paese come l'Algeria, che con il terrorismo fondamentalista si è dovuto confrontare per tutti gli anni Novanta e in largo anticipo rispetto a molti altri Paesi, offre un contributo prezioso, che contiene insieme fermezza e apertura alla riconciliazione.

La centralità del dialogo politico è chiara se si vuole che il partenariato euromediterraneo contribuisca, nel rispetto dei suoi obiettivi originari, a rilanciare con forza il processo di pace in Medio Oriente e a favorire i processi di stabilizzazione nell'area mediterranea. Tuttavia, è altrettanto innegabile che il dialogo politico rischia di restare lettera morta se non sarà accompagnato da misure economiche efficaci, che garantiscano uno sviluppo equilibrato dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e creino le condizioni per una partnership commerciale con l'Unione europea - e con tutti i suoi Paesi membri - più solida ed equilibrata. Tali misure potrebbero altresì contribuire a dare un nuovo slancio alla lotta contro quelle aree di povertà, di disoccupazione, di disuguaglianza sociale e di sottosviluppo nelle quali, da sempre e in ogni Paese, il terrorismo rischia di trovare forme di appoggio e di proselitismo.

La stabilità, la sicurezza, lo sviluppo delle istituzioni democratiche e della società civile organizzata sono condizioni essenziali per il rilancio economico dei Paesi del Mediterraneo. L'Unione europea deve continuare a fare la sua parte, dedicando a questa regione sforzi continui e strategici. Occorre a tal fine approfondire e rafforzare gli strumenti che hanno dato buona prova, evitando forme di finanziamento "a pioggia" e concentrarsi invece su meccanismi di incentivo e di agevolazione capaci di rafforzare in modo duraturo il tessuto economico dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo.

Solo ponendo solide basi per una compiuta economia di mercato potranno pienamente svilupparsi quei necessari processi di democratizzazione e di apertura di cui vi è un essenziale bisogno. L'Italia vede con favore la creazione di apposite linee di finanziamento da parte della Banca europea per gli investimenti dirette a sostenere la nascita di un solido tessuto imprenditoriale nei Paesi della sponda sud mediterranea e resta impegnata a favorire, anche in questo campo, ulteriori e più consistenti progressi nella direzione della creazione di una vera Banca del Mediterraneo.

E' necessario attivare canali bilaterali tra Governi, moltiplicando le occasioni di dialogo e confronto tra Stati partner e individuando i settori economici nei quali, per competenze e interessi comuni, sia possibile rafforzare la collaborazione e gli scambi.

Tra l'Italia e l'Algeria vi è un'amicizia profonda e antica. Oggi l'Italia è al primo posto tra gli Stati membri dell'Unione europea per volume di importazioni dall'Algeria e seconda, dopo la Francia, nelle esportazioni. Le nuove prospettive aperte con l'Accordo di associazione tra Unione e Algeria rappresentano l'occasione ideale per un ulteriore rafforzamento degli scambi commerciali ed economici. Bisogna tuttavia evitare il rischio di una visione solo economicistica dei problemi dell'area mediterranea .

E' necessario che le misure economiche e finanziarie siano accompagnate da un grande rilancio del confronto culturale tra le due sponde del Mediterraneo, che si intensifichino le occasioni in cui i cittadini, soprattutto i giovani, possano incontrarsi senza pregiudizi, riconoscendo valori comuni basati sul rispetto delle reciproche identità e differenze. Occorre perciò potenziare gli scambi tra giovani e studenti dei nostri Paesi, estendendo a quelli della sponda sud del Mediterraneo i benefici di quei programmi che hanno mostrato tutto il loro successo a livello europeo (penso, ad esempio, all'Erasmus), permettendo una straordinaria circolazione di giovani e studenti tra le università e le scuole dei nostri Paesi. Giovani algerini che possano frequentare per un periodo le nostre Università. Giovani italiani e di altri Paesi europei che possano venire a fare esperienze di studio presso le Università algerine. Questa circolazione di esperienze e di giovani energie potrà approfondire le radici della costruzione europea.

La cooperazione deve impegnare anche le migliori esperienze nel campo della formazione professionale, tecnica e scientifica. Credo che, in questo settore dovremo, noi europei, collaborare più attivamente con voi per dare risposte vere alla disoccupazione giovanile che qui, come in molte regioni - anche in quelle meridionali del nostro Paese - costituisce uno dei problemi sociali più gravi e rappresenta un freno straordinario allo sviluppo.

In questa prospettiva complessiva, credo che l'Assemblea parlamentare euromediterranea potrà dare un contributo fondamentale. Quest'organo costituisce in sé un'occasione davvero preziosa di conoscenza, di ricerca di valori e di programmi comuni stabili nel tempo.

Naturalmente dobbiamo accrescere l'efficacia dei programmi e degli strumenti per il rilancio e il rafforzamento del dialogo culturale. Recenti passaggi, estremamente significativi, lasciano intravedere sviluppi di grandissimo interesse. Ricordo l'attività della Fondazione euromediterranea intitolata ad Anna Lindh e, in particolare, il Congresso organizzato ad Algeri sotto l'alto patronato del Presidente Bouteflika, che ha adottato la Dichiarazione di Algeri per una visione comune del futuro in tema di dialogo tra culture e civiltà.

Un passaggio essenziale per rafforzare il confronto tra culture e civiltà sarà, poi, compiuto nel momento in cui l'Unione europea, con una sola voce, saprà accompagnare le misure di contrasto dei flussi di immigrazione illegale - e del suo sfruttamento - con una politica di integrazione dei migranti che favorisca la partecipazione attiva e consapevole alla vita civile nei Paesi di arrivo. Attraverso questo processo di reciproca conoscenza e di più aperta circolazione potrà affermarsi quella comprensione e quella tolleranza che rappresentano le uniche, vere, condizioni perché, in un mondo sempre più complesso, le libertà di tutti siano rispettate e la diversità torni a essere ragione di ricchezza anziché di conflitto.

Gli eventi contemporanei stanno riportando, dopo lunghi secoli, il Mediterraneo al centro dei processi di crescita del mondo, delle relazioni fra est e ovest, fra nord e sud. Oggi, attraverso il partenariato e la collaborazione - in un quadro di stabilità e di sicurezza - si può aprire per tutti i Paesi del Mediterraneo una straordinaria stagione di emancipazione civile e democratica, di libertà e di sviluppo sociale.

Dobbiamo tutti impegnarci, senza egoismi o paure, perché i nostri giovani possano liberare le loro energie per costruire un Mediterraneo di pace, ricco di identità e di storie, ambito di riferimento privilegiato aperto a tutte le civiltà.

Auspico vivamente che l'Europa unita, che in questi giorni ha celebrato i suoi 50 anni di vita con importanti manifestazioni a Roma e a Berlino, possa compiere le scelte politiche necessarie per realizzare quelle azioni che segnino il rafforzamento e la continuità delle politiche mediterranee.

Vi ringrazio, ancora, per avermi consentito questa opportunità e mi auguro che la nostra amicizia e la nostra collaborazione proseguano e crescano con reciproca soddisfazione.

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