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Il Presidente: Discorsi

80° Anniversario dell'istituzione della Provincia di Rieti

Discorso pronunciato a Rieti, nella sede della Provincia, in occasione dell'80° Anniversario dell'istituzione della Provincia di Rieti

Autorità,
Signore e Signori,
è con sincero piacere che sono qui oggi per celebrare insieme a voi l'importante evento dell'istituzione della Provincia di Rieti avvenuto 80 anni fa.

Di questo invito ringrazio il Presidente Melilli, ma anche tutti voi - Sindaci, Amministratori, rappresentanti di Enti e Associazioni, semplici cittadini - che, in questa provincia, riversate energie, risorse intellettuali e politiche, impegno quotidiano per fare diventare tutto il territorio reatino un esempio di eccellenza istituzionale e di buon vivere.
Consentitemi di aggiungere, inoltre, che questa è anche un'importante occasione per rendere omaggio a luoghi che considero molto cari e che per me rappresentano un lungo spaccato di vita personale e familiare.

Momenti come questo, di ricordo, di celebrazione, di festa, di attenzione verso la storia delle proprie Istituzioni rinsaldano i legami all'interno delle Comunità locali, rafforzano sentimenti di partecipazione e di orgoglio verso le proprie radici, rendono più forti e condivisi gli obiettivi di sviluppo e di crescita.
In una fase di grande trasformazione geo-politica in cui ognuno di noi è chiamato a imparare il linguaggio della globalizzazione - dell'integrazione fra popoli, fra culture, fra abitudini diverse - diventa quanto mai cruciale saper riconoscere e promuovere anche la dimensione locale come patrimonio prezioso di storia, di cultura, di tradizioni e di umanità.

L'Italia è un mosaico di storie e culture locali.
Per questo la Costituzione della Repubblica ha attribuito rilievo primario alle Autonomie locali e ha conferito pari dignità allo Stato, alle Regioni, alle Province e ai Comuni.
Il principio fondamentale contenuto nell'articolo 5 caratterizza la nostra stessa fisionomia costituzionale:"la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali".

Ho sempre considerato essenziale che, nello stesso principio, fossero contenuti, insieme, gli aspetti delle pluralità locali e quello dell'unità e dell'indivisibilità della Nazione.
Si tratta di un riconoscimento di grande valore, che deve guidarci verso quell'originale modello di decentramento e di federalismo che dobbiamo velocemente completare.

La Provincia di Rieti, nonostante i suoi ottanta anni, è tra le più giovani province italiane.
Il complesso percorso di riaggregazione e di ricomposizione dell'identità storica che ha portato, nel 1927, alla sua nascita, riflette un processo che definirei tormentato.
Una storia che si è sviluppata attorno a rapporti di dipendenza del bacino reatino da altri territori, in particolare da Roma, ma anche dall'Umbria.
Una storia fatta di marginalità sociale ed economica, di dolorosa emigrazione, ma anche della significativa trasformazione che ha caratterizzato la Sabina alla fine del XIX secolo.

Il raggiungimento dell'autonomia amministrativa della provincia - così fortemente voluto sin dall'Unità d'Italia - ha rappresentato un'opportunità di rilievo e ha consentito di avviare una fase di ammodernamento e di rilancio economico che ha condotto a risultati che stiamo raccogliendo e che devono essere ancora sviluppati.
Rieti e la sua provincia vantano, oggi, risorse storico-culturali, ambientali e turistiche di pregio che, grazie ad un appropriato intervento pubblico - che da molti anni è in atto - e grazie anche all'iniziativa di centinaia di piccoli e medi operatori economici, stanno rendendo questi territori tra i più attraenti del Lazio interno.

La ripresa complessiva del reatino si sta realizzando grazie all'esistenza di un tessuto economico e sociale che sta emergendo e che deve diventare sempre più coeso e capace di cogliere ed innestare - con la dovuta gradualità e con il necessario pragmatismo - elementi di innovazione in tutti i settori produttivi.

Certamente c'è ancora molto da fare.
Non voglio nascondermi le criticità, anche profonde, che ancora occorre affrontare, a cominciare dalla dotazione infrastrutturale, alle difficoltà occupazionali, alla necessità di accrescere fortemente le condizioni di competitività dell'intero sistema territoriale.

Penso a quanto gioverebbe a quest'area la realizzazione di più sicuri ed efficienti collegamenti intermodali con Roma, l'implementazione delle reti di mobilità all'interno della provincia, la connessione più diretta con le grandi reti autostradali in tutte le direzioni: il nord, l'est, il sud.
So bene che vi sono progetti in corso e anche lavori, ma credo che tutto questo dovrebbe essere accelerato e completato secondo un disegno organico ed efficiente, puntando in modo unitario alle cose veramente primarie ed essenziali.

In questa fase di ripresa le Istituzioni locali - Provincia e Comuni in primo luogo - sono impegnati a svolgere un ruolo importante, dimostrando attenzione e capacità nel sostenere e nel valorizzare le opportunità di sviluppo e di dialogo con la Regione e con le Comunità locali, anche quelle più piccole e periferiche.
Anche guardando alla vostra storia, a questi ultimi 80 anni, mi convinco sempre di più dell'importanza delle Province nel nostro Ordinamento.

In un Paese poliedrico come l'Italia - con profonde e diversificate connotazioni culturali, sociali ed economiche - le Province possono oggi rivestire un ruolo di grande rilievo.
Un ruolo di governo di sistemi territoriali complessi mirati alla salvaguardia delle identità locali e, al contempo, con il compito di sviluppare reti relazionali, infrastrutturali e di servizi per promuovere crescita e benessere.

So bene che oggi si discute molto sull'opportunità o meno di mantenere in vita le Province e che, da più parti, quando si cerca di tagliare la spesa pubblica si pensa a cancellare le Province.
Il problema non è certamente nuovo, basti ricordare che già alla fine degli anni Sessanta personalità autorevoli come Ugo La Malfa avevano chiesto l'abolizione delle Province in vista dell'attuazione dell'ordinamento regionale.
Allora la proposta non fu accolta perché prevalse una visione di equilibrio fra i poteri locali e quelli regionali, secondo la giusta indicazione costituzionale.

Però il problema della riduzione dei costi degli apparati pubblici e della politica esiste e deve essere affrontato con grande serietà, eliminando sprechi e privilegi che ci sono.
La spinta alla creazione di nuove Province è divenuta, specie negli anni appena trascorsi, molto forte, con una proliferazione di proposte, alcune già approvate e altre in attesa.

Su questo punto credo che il Parlamento debba essere fermo e chiaro: la nascita di nuove Province legata solamente ad interessi particolaristici è da stigmatizzare e da respingere.
Bisogna far prevalere una logica di vera semplificazione e di efficienza istituzionale e amministrativa.
Si devono, per esempio, abolire le Province lì dove si sono identificate le Città metropolitane, ovvero nuovi Enti che devono gestire le aree interessate da grandi espansioni urbane.
Si deve interrompere quell'automatismo che ha visto per lungo tempo l'articolazione degli Uffici periferici dello Stato in completa sovrapposizione con il reticolo delle Province.

Oggi tutte le Istituzioni e i servizi dello Stato centrale si devono razionalizzare e asciugare, anche con l'impiego di nuove tecnologie e nuove modalità di intervento.
Si deve poi sfoltire tutta la sequenza di Enti intermedi - enti consortili, enti settoriali, Comunità montane costituite su territori non montani - posti tra la Provincia e i Comuni.
Le competenze devono essere concentrate e ben riarticolate in modo efficiente ed equilibrato, operando una chiara scelta a favore di una maggiore diversificazione e una razionalizzazione fra le funzioni provinciali e quelle dei singoli Comuni.

Ai Comuni devono essere attribuite le gestioni dei servizi più prossimi ai cittadini.
Ma anche i Comuni, in particolare i più piccoli non possono restare passivi: le Unioni fra Comuni vanno realizzate e incentivate, per offrire, con i risparmi di spesa, maggiori e migliori servizi ai cittadini.

Non sfugge che, in questa logica, è quanto mai importante completare un federalismo fiscale moderno, capace di valorizzare le risorse di ciascun territorio e di assicurare, con misure di perequazione, interventi di solidarietà per le aree più deboli.
Se si realizzerà un disegno di questo tipo anche gli attacchi ingiustificati alle Province cesseranno, perché tutti potranno apprezzare un opera di ammodernamento istituzionale e territoriale che è davvero necessaria, della quale si dibatte da tempo e sulla quale riscontro anche notevole consenso politico.

Le Province, intese come Istituzioni al servizio di aree vaste e complesse, come enti capaci di supportare la crescita delle comunità locali e dei loro interessi, devono essere rafforzate.
Come enti intermedi fra le Regioni e i Comuni, cui affidare la programmazione, il coordinamento, l'organizzazione di reti di infrastrutture e servizi che, per loro natura, richiedono assetti sovracomunali.
Ma penso anche alla pianificazione urbanistica, alla tutela dell'ambiente e del paesaggio, all'organizzazione dei servizi per il mercato del lavoro.

Concludo questo mio intervento tornando a guardare a Rieti, a questa bella provincia, ai suoi problemi e alle sue potenzialità.
La competizione fra territori, all'interno del nostro Paese e nella scena europea e mondiale, richiede che tutti coloro che hanno responsabilità sappiano individuare insieme gli obiettivi strategici e si impegnino per raggiungerli.
Ritengo che la chiave di ciascun territorio, per uno sviluppo e una crescita più autentica e diffusa, debba puntare a comprendere e a valorizzare le proprie risorse.

Rieti possiede eccezionali e intatte risorse ambientali, possiede beni culturali e storici di grande importanza, possiede anche saperi e competenze antiche e prodotti di alta qualità.
Tutto questo può generare progetti importanti per il turismo, per diverse forme di servizi per il tempo libero e per lo sport.
Occorre una visione moderna di questi fattori perché insieme a ciò che la storia e la natura ci consegna, vi devono essere anche nuove tecnologie, innovazioni organizzative, capacità di alta formazione per valorizzare le risorse umane.

Vorrei chiudere, a questo proposito, ricordando l'opera e il pensiero di un grande reatino come Marco Terenzio Varrone.
Varrone ebbe diversi incarichi nella vita pubblica romana ma, soprattutto, fu un grande scrittore in tutte le discipline del sapere: egli metteva insieme filosofia, dialettica, retorica, con geometria, aritmetica, arte dell'agricoltura, astronomia, musica.

Per delineare uno sviluppo forte di aree così complesse, per un futuro di qualità dei giovani, è necessario lavorare con questa visione interdisciplinare, fuori da vecchie ideologie, legando insieme conoscenze e risorse diverse, innovazioni anche coraggiose e cose antiche.
Il mio augurio è che la Provincia di Rieti, e tutta la Comunità reatina, che ha grande storia e civiltà, sappia incamminarsi su questa strada, valorizzando tutta la propria originalità e la propria autonomia.

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