Pubblicato il 21 dicembre 2016, nella seduta n. 736
ANITORI , DI GIACOMO , TORRISI , ALBERTINI , ROMANO , BILARDI , DALLA TOR , CASSANO , D'ASCOLA , AIELLO , GRANAIOLA , CHIAVAROLI , GUALDANI , MANCUSO , BIANCONI , CONTE , FORMIGONI , ESPOSITO Giuseppe , PAGANO , MARINELLO , DI GIORGI , ORELLANA , FUCKSIA , BOCCHINO
Il Senato,
premesso che:
la sequenza sismica che ha sconvolto l'Italia centrale ha portato nuovamente e drammaticamente all'attenzione dell'opinione pubblica l'urgenza della messa in atto di politiche di prevenzione e mitigazione dei rischi geologici cui è soggetto il Paese;
tali politiche di prevenzione non possono prescindere da un'adeguata conoscenza del nostro fragile territorio, che i recenti eventi sismici impongono in maniera non più procrastinabile;
considerato che:
l'enorme ritardo accumulato dal nostro Paese nella produzione di una cartografia geologica moderna, con una scala adeguata (1:50.000), che copra l'intero territorio nazionale, comprese le sue acque territoriali, è stato ancora una volta evidenziato dalla recente sequenza sismica appenninica. Infatti, appare stupefacente come l'elevata quantità e qualità dei dati geofisici prodotti dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), nonché dagli enti di ricerca e dalle università, quali ad esempio la localizzazione dei terremoti e l'entità della deformazione, insistesse su una base cartografica geologica ufficiale a scala inadeguata (1:100.000) e risalente addirittura al 1941 (per il foglio di Norcia) e al 1955 (foglio de L'Aquila), ovvero ben prima della formulazione della teoria della tettonica globale delle placche (anni '70). La copertura della cartografia geologica a scala 1:100.000 è infatti l'unica attualmente disponibile sull'intero territorio italiano;
si tratta di un progetto iniziato ormai nel lontano 30 agosto 1868 quando veniva promulgato il regolamento per l'esecuzione del decreto che stabiliva che la carta geologica, formata e pubblicata alla scala 1:50.000 o a quella più prossima ad essa (1:100.000, l'unica scala per la quale era disponibile la base topografica), doveva essere corredata da profili geologici e da elementi descrittivi (disegni, tavole, testi) che valessero "a rendere opera quanto più si può completa ed utile all'industria del Paese". Concetto ribadito con la legge n. 1497 del 1939, per la quale la carta geologica ufficiale del territorio nazionale, ivi compresa la porzione di fondo e sottofondo marino sulla quale si esercita la sovranità nazionale, costituisce un documento di base per lo sviluppo del Paese attraverso la conoscenza fisica del territorio per la programmazione territoriale ed ambientale;
a partire dal 1971, grazie anche ad una maggiore disponibilità di basi topografiche alla scala 1:50.000, si decise di realizzare la nuova carta geologica d'Italia con la medesima scala; alla fine degli anni '80, un apposito quadro normativo e finanziario ne consentì finalmente l'avvio. Infatti, il progetto di realizzazione della cartografia geologica venne inserito nell'ambito del programma annuale di interventi urgenti di salvaguardia ambientale (legge n. 67 del 1988). Nel 1989 il progetto fu inquadrato nella programmazione triennale per la tutela dell'ambiente e diventò un progetto organico realizzabile su scala nazionale, con la costituzione di una relativa banca dati ad elevato contenuto informativo (legge n. 305 del 1989): nacque così il progetto CARG (cartografia geologica);
il progetto CARG prevede la realizzazione di 652 fogli geologici alla scala 1:50.000 a copertura dell'intero territorio nazionale. Il progetto è coordinato dal Servizio geologico d'Italia dell'Ispra in qualità di organo cartografico dello Stato;
ad oggi, per la realizzazione di 255 fogli, pari a circa il 40 per cento dell'intera copertura cartografica, sono stati assegnati finanziamenti statali per un totale di 81.259.000 euro. In media si tratta di poco più di 3 milioni di euro all'anno; questi stanziamenti, però, non sono stati erogati costantemente nel tempo: infatti, sono state effettuate unicamente due tranche di finanziamenti consistenti, una nel 1989 e un'altra 10 anni dopo, nel 1999. Dal 1999 in poi non sono state stanziate ulteriori risorse per il proseguimento del progetto, a cui hanno collaborato più di 60 strutture fra enti territoriali, organi del CNR, dipartimenti ed istituti universitari, oltre a tutte le Regioni e le Province autonome, le quali hanno assicurato, con il loro concorso finanziario, ulteriori risorse necessarie alla produzione dei fogli geologici;
i finanziamenti statali al progetto CARG sono oramai fermi da quasi 20 anni. Il 60 per cento del territorio italiano, comprendente gran parte della dorsale appenninica e l'intera dorsale calabra, e tutte le acque territoriali (aree nelle quali sono situate le sorgenti sismiche di alcuni tra i terremoti più distruttivi della storia d'Italia) non sono ancora coperte da una cartografia geologica moderna con una scala adeguata. Si tratta di una grande opera incompiuta, per la quale i recenti eventi sismici sottolineano in maniera ineludibile la necessità di rifinanziamento e completamento;
considerato, inoltre, che:
la redazione di carte di microzonazione sismica, di pari passo con gli studi di pericolosità sismica di base e le relative classificazioni del territorio nazionale (come dalle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003 e n. 3519 del 2006), appare sempre più indispensabile per orientare consapevolmente le scelte di governo del territorio a partire dall'ambito comunale, sia per le aree già edificate sia per quelle di espansione e sviluppo. Infatti, gli studi di microzonazione sismica consentono di conoscere le modificazioni che lo scuotimento sismico può comportare in superficie a causa delle condizioni geologiche e geomorfologiche locali, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione, per l'emergenza e per la ricostruzione post sisma. Nella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di intervento, gli studi di microzonazione sismica sono condotti su quelle aree per le quali il quadro normativo consenta o preveda l'uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, la loro potenziale trasformazione a tali fini, o ne preveda l'uso ai fini di protezione civile;
la microzonazione sismica è quindi uno strumento conoscitivo dalle diverse potenzialità, che ha costi differenti in funzione del livello di approfondimento che si vuole raggiungere; molte Regioni, purtroppo, non riescono a garantire una corretta mappatura del territorio perché non hanno fondi sufficienti per cofinanziare i relativi progetti: occorrerebbe, pertanto, tenere fuori dal patto di stabilità i fondi destinati alla prevenzione del rischio sismico, i cui programmi sono attuati con estrema difficoltà, considerati i numerosi vincoli che devono essere rispettati nelle procedure di bilancio regionali,
impegna il Governo:
1) a valutare l'opportunità di stanziare le risorse necessarie sia per la produzione di una cartografia geologica moderna, con una scala adeguata, che consenta la copertura dell'intero territorio nazionale, incluse le acque territoriali, sia per la redazione di carte di microzonazione sismica che coprano le aree a più elevata pericolosità sismica;
2) a valutare l'opportunità di escludere dal vincolo del patto di stabilità interno per le Regioni tutti i fondi e le spese destinate alla prevenzione del rischio sismico e all'aggiornamento della relativa cartografia, per consentire una più incisiva partecipazione delle Regioni al cofinanziamento delle spese.