Pubblicato il 3 dicembre 2015, nella seduta n. 549
BENCINI , ROMANI Maurizio , VACCIANO , BIGNAMI , DE PIETRO , MUSSINI , MOLINARI , CASALETTO , CERVELLINI , SIMEONI , MASTRANGELI , BELLOT , MUNERATO , PEPE , ZIN , ROMANO , ORELLANA , D'AMBROSIO LETTIERI , MAURO Mario , LANIECE , REPETTI , BONDI , BIANCONI , MANCUSO , CHIAVAROLI , ANITORI , GOTOR , DIRINDIN , DI GIORGI
Il Senato,
premesso che:
dal 1988 il 1° dicembre di ogni anno si celebra la giornata mondiale per la lotta contro l'AIDS, finalizzata all'informazione e alla sensibilizzazione nonché alla verifica dei risultati alla lotta a questa gravissima malattia;
Unaids (il programma delle Nazioni Unite per l'AIDS/HIV) ha reso noti i dati contenuti nel suo rapporto annuale, svelando che le nuove infezioni da virus dell'immunodeficienza umana sono in calo del 35 per cento rispetto al picco massimo registrato 15 anni fa; anche il numero dei decessi è in calo (del 42 per cento rispetto al 2004), mentre aumenta il numero dei pazienti in terapia in tutto il mondo: quasi 16 milioni (per la precisione 15,8), molti di più rispetto ai 2,2 milioni in cura 10 anni fa e il doppio in confronto a quelli in terapia nel più recente 2010;
non è però ancora giunto il momento di cantare vittoria: le stime parlano di 36,8 milioni di persone con l'HIV nel 2014;
la giornata, oltre a mantenere viva la memoria delle tante persone scomparse nei 30 anni di epidemia, ha l'obiettivo di incrementare il sostegno alle persone con infezione da HIV (riduzione dello stigma), sensibilizzare le persone ad eseguire il test per l'HIV (prevenire nuovi casi) e, non ultimo, supportare le persone che tutti i giorni lavorano e studiano in questo ambito della medicina;
il 1° dicembre vuole anche però riportare l'attenzione sull'infezione dall'HIV, dal momento che ogni anno in Italia si verificano circa 4.000 nuovi casi, dei quali non si riesce ad intravedere una riduzione. Oltre la metà delle nuove diagnosi avviene molto tempo dopo l'avvenuta infezione, quando essa ha creato danni importanti al sistema immunitario degli individui, tali da consentire la comparsa di infezioni e tumori talvolta letali;
la giornata mondiale dell'AIDS offre una cassa di risonanza unica per parlare dell'HIV. Nonostante gli enormi progressi scientifici l'infezione da HIV/AIDS è ancora una delle principali cause di morte del nostro pianeta, soprattutto l'Africa subsahariana ed i Paesi del terzo mondo dove si registrano ancora milioni di nuovi casi di infezione all'anno;
considerato che:
rimane fondamentale la prevenzione, i cui strumenti sono a scelta delle persone: l'astensione dai rapporti a rischio, l'uso regolare del profilattico;
altrettanto fondamentale è l'effettuazione regolare del test se si hanno avuti rapporti non protetti, se si inizia una nuova relazione, se si desidera concepire un figlio, o anche solamente in caso di dubbio;
la terapia farmacologica oggi ha elevato di molto le prospettive di vita ma non la qualità, si tratta di una vita comunque sempre sotto controllo perché questo è un virus che accelera il processo di invecchiamento;
negli ultimi anni l'attenzione pubblica sul tema dell'AIDS è notevolmente calata, nonostante i nuovi casi di infezione, nei Paesi sviluppati come il nostro, siano stabili;
la riduzione di nuovi casi di malattia conclamata non è infatti tanto attribuibile ad una riduzione delle infezioni da HIV, quanto piuttosto alle nuove terapie di farmaci antiretrovirali che hanno allungato in modo significativo il periodo di tempo che trascorre tra l'infezione e la malattia;
l'inadeguata percezione del rischio AIDS tra la popolazione è invece ancora molto alta, come è diffusa l'errata convinzione che la malattia riguardi solo particolari categorie di persone "a rischio", ad esempio i tossicodipendenti e gli omosessuali. Al contrario, negli ultimi anni la prima causa di contagio da HIV sono i rapporti eterosessuali non protetti;
il preservativo, anche quello femminile, resta ancora il fondamentale strumento di prevenzione dell'infezione da HIV nel caso di rapporti occasionali;
l'importanza di non abbassare la guardia e di continuare a sensibilizzare e informare la popolazione sul tema è quindi evidente,
impegna il Governo:
1) a promuovere, all'interno delle scuole, a partire dall'ultimo anno delle medie, la cultura e la conoscenza delle patologie parenterali o sessualmente trasmesse;
2) a portare all'interno delle scuole figure professionali quali infermieri e medici infettivologi per educare alle buone pratiche e alla prevenzione;
3) a promuovere la pubblicità progresso a scopo divulgativo e informativo, prevedere la distribuzione di opuscoli e cartoline esplicative in ambienti frequentati da giovani e non solo, come in locali da ballo e di divertimento in genere, nonché negli ambulatori dei medici di base e specialisti;
4) a prevedere, all'interno di tutte ASL, un punto informativo cui potersi rivolgere per apprendere nozioni di educazione delle sessualità e prevenzione da patologie;
5) a coinvolgere i medici di base nel prendere contatti con i propri pazienti di giovane età, al fine di dare loro tutte le informazioni necessarie sul tema.